domenica 27 maggio 2018

Cronachette di un viaggio in Italia Mentana * Civita di Bagnoregio * Mentana * Villa Adriana * Mentana


27 maggio 2018

Mentana * Civita di Bagnoregio * Mentana * Villa Adriana * Mentana

Ci svegliamo più tardi del previsto per recarci a Civita di Bagnoregio dove Mauro ha organizzato un incontro tra cosplay e fotografi. Riusciamo a caricare la Ford Focus e partire intorno alle otto. L’iniziativa è prevista per le nove e vorremmo arrivare puntuali. Le colline laziali lasciano intravedere scorci d’estate, i papaveri punteggiano il fioritissimo paesaggio, le rose davanti ai filari danzano con gli alberi in vigoroso germoglio. Arriviamo senza aver dovuto effettuare neanche una sosta poppata o cambio pannolino. Mauro è già lì con l’Ariel disneyana, Valentina anche lei, gli altri arriveranno poscia. Ne approfittiamo per fare una colazione nel baretto Magna Civita a base di fragole, spremuta di lamponi, cornetti e cappuccino. Giulia preferisce le fette biscottate Gentilini, che portiamo sempre con noi per ogni evenienza. Il posto è molto carino, un chiostro giardino accanto ad una casupola ristrutturata, all’ombra dell’Auditorium e della Chiesa settecentesca di San Bonaventura. Un gattino ci accoglie e la giornata comincia all’insegna del relax. Salutiamo Mauro e Ariel Valentina per dirigerci verso Civita, il sole è già alto e preferiamo sbrigarci. Mamma Valentina carica Giulia nel marsupio Stokke, Papà Claudio si carica sulle spalle lo zaino Decathlon e ci incamminiamo. Giunti al ponte Civita ci accoglie avvolta in una leggera nebbiolina che le conferisce un’allure particolarmente adatta ad ambientazioni fantasy, comunque è davvero splendida. Paghiamo i biglietti, rincarati dall’ultima volta, e ci inerpichiamo canticchiando O mia bella Gigogin. Civita ci accoglie nella sua fantastica bellezza di borgo incastonato in una valle di calanchi. Incontriamo un gruppo di disegnatori da tutto il globo che sta cercando di studiare la prospettiva, parliamo con loro, se tutto il mondo è paese in quel paese per qualche ora sembrava essersi riunito il mondo, non per decidere di questioni fondamentali per la pace mondiale, bensì per tracciare linee sbilenche in complesse fughe prospettiche. Ad osservarci, l’Esmeralda disneyana, arrivata lì prima degli altri. Andiamo via un po’ di corsa per evitare il caldo. Salutiamo Mauro, il sindaco di Bagnoregio e il gruppo di cosplayer e riprendiamo la station wagon. Avremmo voglia di fermarci a mangiare un boccone ma il caldo sembra eccessivo e decidiamo di tornare a Mentana, dove ci rifocilliamo. Nel pomeriggio, dopo aver ultimato un paio di tavolini in ferro, ceramiche e mosaico andiamo a Villa Adriana per incontrare Dafne, Kari e il piccolo Timo in una gelateria. Chiacchieriamo brevemente con uno scozzese e un newyorkese e ci beiamo in una chiacchierata tra neogenitori. Torniamo dunque a Mentana.

domenica 13 maggio 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Tivoli * Villa Adriana * Sacrofano * Mentana


13 maggio 2018

Mentana * Tivoli * Villa Adriana * Sacrofano * Mentana

Ci svegliamo per la poppata mattutina di Giulia e decidiamo di andare a seguire la lezione di Daniele su Villa Adriana. 
Ci prepariamo velocemente e chiediamo lumi su orari e modalità di partecipazione, sistemiamo uno Stokke per la posizione sulla schiena e carichiamo l’occorrente per una giornata fuori sulla Ford Focus. 
Ci dirigiamo senza indugio, e senza passare per Mentana paese, verso il tempio di Ercole Vincitore a Tivoli per paura di non arrivare in tempo all’appuntamento, che però era un’ora dopo quello che ci era stato comunicato. 
Poco male, ne approfittiamo per fare un giro nella cittadella tiburtina. Scopriamo una parte antica, dietro le vecchie cartiere e a ridosso della chiesetta di San Lorenzo, che non conoscevamo, oggettivamente molto bella e caratteristica in cui l’antico si mescola con il medievale e il molto relativamente moderno. 
La strada è in salita ma arriviamo verso Villa d’Este cercando un posto dove fare una colazione senza infamia e senza lode. 
Ripercorriamo la strada, prevalentemente in discesa, non senza fermarci a prendere una brioche con la granita cui Mamma Valentina non riesce a resistere. 
Quando torniamo troviamo la chiesa duecentesca di San Lorenza aperta, diamo una rapida occhiata all’interno. 
È davvero molto suggestiva, ad una navata con abside affrescato, sembra di poter sentire le spade di qualche crociato e il frusciare lieve di lunghe vesti femminili. 
Incontriamo Mariagrazia e Massimiliano che ci illustrano la storia delle cartiere e di lì a poco anche il resto del gruppo. 
Entriamo dunque nell’area del tempio dove la nostra guida archeologica ci racconta nei minimi particolari le funzioni del lucus, impropriamente detto santuario, sorto presumibilmente intorno ad una fossa oracolare. 
Il tempio, ci spiega, è uno tra i più maestosi dell’antichità e doveva essere ben visibile da Roma e forse anche dal mare. 
Costruito su più piani, aveva un teatro e un’area sacra, grandi stanze, un mercato, un’area che oggi si definirebbe ‘finanziaria’ o ‘bancaria’ in cui venivano raccolte le gabelle, si potevano depositare beni ed eventualmente anche chiedere prestiti. 
Prima di accedere all’area oracolare era necessario però purificarsi lavandosi in apposite vasche. 
Una parte considerevole della struttura archeologicamente rilevante è però stata occupata da edifici industriali nel 1920, i quali sono attualmente vincolati quali opere di archeologia industriale. 
Dopo una lunga ed esaustiva spiegazione degli ambienti di epoca latina ci salutiamo dandoci appuntamento all’acropoli, al Tempio della Sibilla. 
Ci avviamo sulla Ford Focus verso il parcheggio a pagamento, acquistiamo qualcosa da mangiare per Giulia e facciamo un giretto per Tivoli, gli altri ci raggiungeranno dopo essersi inerpicati per sentieri tortuosi e un po’ lunghi. 
Seguiamo a tratti la spiegazione per motivi pratici, dunque ci incamminiamo a mangiare qualcosa in un’enoteca dove Massimiliano va di frequente, ci rifocilliamo ma Massimiliano vuole pagare il pranzo e per quanto possiamo insistere non vuole sentire ragioni. 
Ci incamminiamo verso il parcheggio ma ci fermiamo prima per un caffè, indi ci dirigiamo verso Villa Adriana. 
Le spiegazioni sono alquanto complesse, le parole dell’archeologo ci fanno immaginare e vedere ciò di cui avevamo soltanto intuito la bellezza. 
Passeggiamo lì dove Adriano e la sua coorte solevano camminare per mantenere la mente sana nel corpo sano, ci addentriamo in quello che probabilmente era un luogo di ristoro estivo, per poi vedere finalmente aperto il cosiddetto teatro marittimo che in realtà pare fosse una siracusa, ovvero una sorta di villa circondata dall’acqua e dotata di ponti di legno amovibili dove l’imperatore si ritirava quando voleva stare da solo. 
Ammiriamo la sala dedicata ai filosofi greci e ci sovviene subito lo studiolo del Duca di Urbino, anche se cronologicamente non avrebbe potuto ispirarsi alla villa per esperienza diretta ma che forse potrebbe essersi ispirato, nella costruzione del suo luogo di riflessione, alle descrizioni che arrivavano dall’antichità della magione dell’imperatore Adriano. 
Ci incamminiamo tra i ruderi molto ben conservati e immaginiamo i marmi policromi riutilizzati in gran parte dai Cosmati per i mosaici di rara bellezza che adornano chiese e ville di ricchi nobili di epoche successive, ci sembra di vedere gli illustri ospiti di Adriano gozzovigliare, le tantissime persone di servizio riposare nelle stanze a loro dedicate, adornate con semplici, se comparate alle altre parti della villa, decorazioni musive in bianco e nero. 
L’anticamera della sala del trono incanta ancor oggi per maestosità e bellezza, le ‘zucche’ disegnate da Adriano si esprimono nella meraviglia di cupole a spicchi e nella bellezza delle linee curve visibili dall’esterno, decisamente innovative per l’epoca. 
La storia delle zucche è curiosa, in effetti, e riguarda un architetto, Apollodoro di Damasco, molto tradizionalista che riteneva che il futuro regnante disegnasse delle zucche e non rispettasse i canoni dell’architettura, pertanto lo allontanava senza troppo garbo dai cantieri traianei, tracotanza che gli fu fatale subito dopo che Adriano diventò imperatore. 
Attraversiamo luoghi utilizzati per funzioni pratiche, quali vasche per l’allevamento, presumibilmente, di pesci per poi deliziarci nel canopo. 
Gli ulivi della villa, il cui olio verrà presto messo in commercio presumibilmente per sostenere anche i continui restauri necessari, sembrano voler danzare e raccontarci storie di secolari. 
Ci salutiamo e arriviamo, dopo una lunga camminata di Giulia che sta imparando a muovere i suoi primi passi, verso il parcheggio. 
Da lì andiamo a Sacrofano dove Papà Claudio incontra un musicista e poi torniamo verso Mentana attraversando la campagna romana.