sabato 30 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Avezzano * Mentana

30 gennaio 2016

Mentana * Avezzano * Mentana


Ci svegliamo tardi, la voglia di stare in casa a pigrare o a fare musica. Ci vestiamo non senza discutere, un breve giro in paese per delle commissioni e poi via verso Avezzano per una gita alla ricerca di luoghi e sapori che ci ricordano l'infanzia. Sull'autostrada cantiamo per farci passare il malumore, arriviamo ed è giorno di mercato, il traffico intasa le vie cittadine. Facciamo giusto in tempo a notare il restauro del Castello Orsini-Colonna, forse il luogo monumentale più bello di tutta Avezzano, con i torrioni grandi e la struttura possente che rispecchia i monti che stringono la città in un abbraccio perenne. Piccola sosta in Piazza della Cattedrale, dove assaporiamo le pastarelle della nostra pasticceria preferita, entriamo nella chiesa, l'avevamo vista tante volte da fuori e mai all'interno. In effetti, a parte il freddo e lo scarno colonnato che suddivide il luogo di culto in tre navate molto ampie, non vi sono particolari elementi decorativi artisticamente rilevanti. Proseguiamo nel nostro giro fino ad arrivare alla Villa Torlonia, una piazza con giardinetti molto carina in cui si svolge il mercato, dove Claudio prende un panino con la salsiccia presso il chioschetto Venditti che avevamo incontrato precedentemente a Sulmona. Valentina preferisce una frittura di pesce in una pescheria avezzanese, memore di pranzi di famiglia che da troppo tempo non si fanno più perché non c'è mai il tempo, non c'è la voglia e non c'è forse neanche la fantasia di incontrarsi. Ci rimettiamo in macchina e torniamo a Mentana, cantando un po'.

sabato 23 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia * Itinerari mentanesi * Mentana * Castelpetroso * Pietrabbondante * Teatro Sannita * Agnone * Vasto * Mentana

Sabato 23 gennaio 2016

Mentana * Castelpetroso * Pietrabbondante * Teatro Sannita * Agnone * Vasto * Mentana

Ci svegliamo poco prima delle otto, siamo stanchi e avremmo voglia di continuare a dormicchiare lasciandoci cullare dal tepore pigro del sonno mentre fuori il tempo sembra grigio e freddino. Ci alziamo comunque, facciamo colazione e velocemente ci prepariamo, portando con noi i calzoni con provola affumicata e speck preparati la sera prima, un thermos con tè caldo e miele, abbigliamento da montagna. Claudio è stato male con l'intestino dopo aver bevuto una birra dal profetico nome di 'coast to coast', da lui ribattezzata 'dalla costa del letto alla costa del... ', beh, inutile dilungarsi sulle definizioni. Usciamo finalmente, ma dopo una settimana di ricerche di pantaloni da neve e rassicurazioni varie, Claudio si accorge di non averne a disposizione, facciamo un saltino da Mamma Lucilla e Papà Pietro, che sono allettati dall'influenza, e chiediamo la cortesia di avere in prestito un paio di pantaloni impermeabili. Si parte? Pare. Andiamo alla scoperta del Molise e ci dirigiamo direttamente verso Castelpetroso, vista l'ora salta anche la colazione a Cassino che meriterebbe una sosta a prescindere dalla effettiva necessità di recarsi in quella destinazione. Lungo la strada un camion con il pannello posteriore completamente ricoperto da un enorme volto della Madonna, è una bella apparizione, che fa pensare alle opere un po' kitsch di un grande fotografo che andava di moda qualche anno fa. Il Santuario di Castelpetroso, a pochi chilometri da Isernia, è effettivamente molto suggestivo, immerso tra le colline molisane, contornato da borghi immobili nella costante quotidianità scandita dal tempo che scorre e si muove in sintonia con l'eterno ripetersi di gesti nuovi in attività antiche. È stato costruito nel XX secolo, dopo l'apparizione miracolosa della Vergine Maria Addolorata e col cuore trafitto da spade di eterna sofferenza da cui emana però la luce della speranza e della divina grazia. Sembra un luogo fatato, ci guardiamo intorno, forse cercando tra gli abeti e il muschio qualche segno di mondi incantati, porte fiabesche e alberi parlanti. Non troviamo niente di tutto questo, ovviamente se non menzioniamo il canto di uccellini che facevano pensare ad una sonora risata, uno sghignazzo boschivo, allorquando abbiamo salito qualche centinaia di metri in macchina per andare dal santuario al luogo delle apparizioni e ci siamo fermati sulla strada coperta da pochissimi centimetri di neve per paura di rimanere bloccati nel bianco elemento con cui, effettivamente, abbiamo pochissima dimestichezza. Da Castelpetroso abbiamo preso la strada per Pietrabbondante, dove siamo arrivati all'una in punto, orario adatto per mangiare, non fosse che non abbiamo trovato alcun ristorantino aperto. Per fortuna c'era un negozietto di alimentare e un bar carinissimo in stile scozzese dove abbiamo potuto almeno prendere un caffè. Abbiamo camminato un po' per le viuzze e le stradine di quel posto magico che vogliamo portare nel nostro cuore nel ricordo di uno tra i luoghi più belli e particolari che abbiamo mai visto. Saliamo in macchina a malincuore e ci troviamo nel Teatro Sannitico, che ci incanta e ci fa stare talmente bene da non avere proprio più voglia di andare via. Ci facciamo forza e capiamo che restare ancora lì per troppo tempo potrebbe essere foriero di una decisione di cui poi potremmo pentirci in seguito. Pietrabbondante ci incanta nella sua meraviglia e il teatro con l'acustica che a noi sembra la migliore finora inventata dall'uomo ci fa venire voglia di ballare, ridere, cantare ed essere felici, così, nella semplicità della meraviglia e della vita. Risaliamo in macchina con la voglia di tornare, di rimanere ancora un po' in quell'energia, di sentire quelle sensazioni che forse sono uniche, forse irripetibili ma quando si vivono sono semplici e belle. Ci dirigiamo verso Agnone, a pochi chilometri di distanza, eppure lontano da quel luogo incantato. Lì troviamo le Fonderie Marinelli, la più antica fonderia di campane del mondo, in cui gli strumenti musicali che hanno scandito il tempo di città e campagne per secoli vengono prodotti con la stessa maestria e tecnica di otto secoli fa. Sbirciamo nel laboratorio per vedere gli operai al lavoro, tamburelliamo sulle campane che emettono un suono celestiale e poi andiamo a fare un giretto in paese, dove troviamo botteghe con antichi mestieri e una pasticceria da far girar la testa. Andiamo via con alcuni dolciumi a dir poco squisiti e ci dirigiamo verso Termoli, ma è troppo tardi e viriamo verso Vasto, in Abruzzo. Riusciamo a mettere i piedi nell'acqua gelida del mare, dopo averli immersi con i doposci nella neve candida, e poi andiamo a fare un giro in paese. Troviamo subito da chiacchierare in un bar e in un negozietto di dischi, dopo essere entrati in una chiesetta deliziosa dalla Porta Santa aperta in occasione del Giubileo Straordinario della Misericordia. Siamo stanchissimi, è ora di tornare a Mentana, saliamo in macchina e via. Ci fermiamo per una sosta in autostrada dalle parti di Avezzano, dove ritroviamo una cartolina con il volto della Madonna che avevamo visto all'inizio della nostra gita e veniamo a sapere che è la Madonna di Medjugorje, la Vergine Maria apparsa, in base alle credenze cattoliche, in Bosnia-Erzegovina durante il regime di Tito. Chiacchieriamo un po' con il barista e poi via, verso Mentana, dove arriviamo talmente stanchi da non riuscire neanche a mangiare un boccone.

sabato 16 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Isola del Liri * Arpino * Cassino * Venafro * Isernia * Castel di Sangro * Mentana

16 gennaio 2016

Mentana * Isola del Liri * Arpino * Cassino * Venafro * Isernia * Castel di Sangro * Mentana

Ci svegliamo con comodo verso le otto di mattina dopo una notte serena e tranquilla. Ci prepariamo, facciamo colazione e sbrighiamo alcune faccende di casa, portiamo due piantine a casa di Papà Pietro e Mamma Lucilla, che è allettata con un brutto mal di gola. Ci dirigiamo verso Arpino, paese natio di Cicerone. Valentina ha letto un libro sulla vita del più illustre avvocato della storia e le è venuta voglia di saperne di più. Prima di arrivare passiamo a Isola del Liri, con la suggestiva cascata nel pieno del paesino che sorge in mezzo al fiume Liri, che avevamo visto in forma di torrente durante il pranzo di matrimonio di Kari e Dafne, a Castellafiume, in Abruzzo. A Isola del Liri il torrentello è un fiume ampio e impetuoso, su cui sorgono due ali del paese con varie isole e lungofiume con baretti e pasticcerie molto invitanti. Proseguiamo verso Arpino, il pittoresco paesino nel frusinate è un gioiellino di italianità che si snoda su una ripida collina, con la piazzetta coloratissima, le botteghe, la chiesa, il Municipio, il belvedere e il bar storico. La parte alta, chiamata forse in onore proprio ai maestri greci che insegnarono a Cicerone l'arte oratoria, 'agorà di Civita vecchia', da non confondere ovviamente con il porto di Civitavecchia che si trova nel Nord della medesima regione. L'agorà è molto carina, con le mura ciclopiche e la torre. Due canucci carinissimi ci scondinzolano il benvenuto appena arriviamo, la voglia di portarli con noi è enorme, ripartiamo verso Cassino attraverso le colline e le montagne del Lazio meridionale con le cime imbiancate. Nella città famosa per l'Abbazia che osserva il mare nella sua bianca maestosità, compriamo giacche per Claudio e facciamo colazione nel solito baretto che non si smentisce e ci serve un caffè macchiato che è uno spettacolo. Vorremmo andare verso Sperlonga ma non abbiamo mai visto Isernia, ma Mariagrazia e Massimiliano ci hanno parlato molto bene del Molise e pensiamo di andare a mangiare lì. Attraversiamo quel lembo di terra al confine tra Lazio, Campania e Molise, arriviamo a Venafro, dove ammiriamo il castello imponente e turrito che affaccia sulla valle che abbraccia le tre regioni che uniscono il Centro e il Sud Italia in un'unica visione di bellezza paesaggistica. Arriviamo a Isernia quasi alle tre del pomeriggio, stanchi, infreddoliti e affamati. Quando stiamo per andarcene sconsolati troviamo finalmente un ristorantino dove mangiamo benissimo. Ritorniamo verso casa passando per l'Abruzzo, lungo il percorso una telefonata ci allieta la già piacevole giornata. Passiamo verso Miranda e un pensiero va indubbiamente a Carlos Miranda, l'Incredibile Orlando che, ormai cieco, ballava sui trampoli negli spettacoli dell'uomo delle stelle, Lindsay Kemp, amico e compagno di avventure del Duca Bianco, David Bowie. Facciamo una sosta a Castel di Sangro, un vero e proprio presepe con tanto di nevicata in diretta. Ci sbrighiamo a tornare verso Mentana per evitare di rimanere bloccati dalla neve, anche se in realtà il pericolo non sembra particolarmente tangibile, chi è abituato alle nevicate avrebbe potuto parlare di due fiocchetti che a noi sono sembrati una bufera invernale. Prendiamo l'autostrada a Sulmona, ci fermiamo a prendere CD e un libro nell'Autogrill immediatamente prima del confine tra Abruzzo e Lazio. Arriviamo stanchissimi e contenti. Un saltino a casa di Mamma Lucilla e Papà Pietro per vedere se l'influenza è passata e poi via a Mentana.


giovedì 14 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Farfa * Canneto * Mentana

14 gennaio 2016

Mentana * Farfa * Canneto * Mentana

Ci svegliamo di buon mattino, Claudio ha del lavoro da svolgere, Valentina approfitta di qualche ora nella mattinata uggiosa, fredda e non gelida per una velocissima visita a Farfa. Ci salutiamo e poi via, ognuno per la sua strada per un paio d'ore o giù di lì. Le strade agevoli, strette e protette da querce ingiallite che si preparano alla fine dell'inverno, quando lasceranno cadere le foglie dopo che il bosco avrà ricominciato a gemmare e fiorire, svelano una visione della Sabina Romana straordinariamente suggestiva. La lieve bruma del mattino rende ancor più magici i luoghi che durante tutto il Medio Evo e fino all'epoca moderna hanno costituito un fulcro non indifferente di potere minore. Sembra quasi di poter immaginare donne e uomini indaffarati nelle botteghe, nelle case e nei campi, saltimbanchi attraversare il pericolo per allietare nobili e plebei, rappresentanti del clero fare la spola tra la potente Abbazia e la Città Eterna, faccendieri e sfaccendati avventurarsi tra luoghi noti o infestati da briganti, nobili e studiosi cercare la loro parte di gloria sull'altare della scienza tra minacce di torture e la possibilità di finire sul rogo, pellegrini cercare la salvezza eterna tramite lunghi tragitti dello spirito verso indulgenze a pagamento. L'Abbazia è chiusa, la Porta Santa che fa entrare nella Chiesa umile e splendida no. L'indulgenza nel 2016 non è più a pagamento, pur se rimane il significato simbolico di lavacro dai peccati commessi in vita, cosa poco comprensibile per i non cattolici. Se a Dio pertiene il tempo e l'eterno, mentre all'uomo pertiene la condizione mondana, terrena, grazie all'esercizio del libero arbitrio, pur nel rispetto di comandamenti e precetti divini, in che modo l'uomo possa accedere, tramite un'azione terrena, all'insondabile Grazia dell'Eterno tanto da garantirsi indulgenza plenaria o parziale per la violazione delle norme da lui non redatte ma considerate verità assoluta con valore dogmatico, è puro mistero per chi non è animato da assoluta fede religiosa. Se in base a quanto prevede la religione cattolica il Dio Trinitario è l'unico, seppur con l'intercessione di Madonne e Santi, a poter governare sul tempo, il clero che conceda indulgenza per la violazione del dogma, e dunque per la colpa del peccato, per il presente, il passato e addirittura il futuro, sarebbe, a logica, blasfemo, in quanto andrebbe ad agire nel territorio e nel terreno che compete solamente a Dio e non ai suoi, umili o eminenti, rappresentanti. I misteri mistici della Fede sono certamente insondabili per chi non crede nelle religioni, eppure il senso di pace e misticismo che emana il piccolo, seppur prestigioso e pregevolmente affrescato nonché pavimentato con mosaici cosmateschi, luogo di culto è indubbio. Poco altro c'è da dire, se non ammirare il coro ligneo rinascimentale e cercare di scorgere in una cappella scarsissimamente illuminata, nella raffigurazione di Madonna con San'Anna di Orazio Gentileschi e bottega, il tratto inconfondibile del padre di Artemisia. Sopra l'altare troneggia la Madonna di Farfa con le torri dell'Abbazia circondata da imponenti grottesche. L'aria fuori è fredda, non ancora scaldata dal sole che fa fatica a farsi vedere in questa giornata di metà gennaio, l'Abbazia non aprirà prima della dieci, il tempo per tornare verso Mentana passando da Canneto, dove l'Ulivo più grande d'Europa è stato recintato in mezzo ad uno squallore da povera gente che non si preoccupa di apparire dignitosa. Un'asse di legno grezzo con un numero di telefono e tutto intorno alla maestosa pianta un recinto di tela verde. La bellezza del ricordo è decisamente più emozionante della bruttezza dell'attuale degrado, pur se un gatto nero socievole giocherella un po' facendo le fusa prima di accingersi a mangiare pomodori ciliegini e altre verdure, un gatto vegetariano, forse? Mah. La strada per tornare è sgombra di traffico.


venerdì 8 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Tivoli * Villa Adriana * Tivoli * Mentana

8 gennaio 2016


Mentana * Tivoli * Villa Adriana * Tivoli * Mentana


Ci svegliamo presto, Claudio deve andare a Tivoli per lavoro e Valentina ne approfitta per una bella gita mattuttina. Usciamo prima delle sette e arriviamo a Tivoli dopo una mezzoretta. Parcheggiamo nella piazza accanto alle Scuderie Estensi, la città si sta svegliando, le botteghe sbadigliano buongiorno ai passanti, i bar accolgono persone del posto e turisti. Nella Chiesa di San Francesco si preparano le orazioni del mattino, l'atmosfera è mistica, sembra quasi di disturbare entrando dal portale principale. Il pavimento cosmatesco è un tappeto marmoreo di estrema bellezza che porta lo sguardo ad ammirare l'altare maggiore, sovrastato da lampadari in arco. Nelle cappellette quadri di pregio e decorazioni attirano certamente l'attenzione anche se ciò che è più forte è il misticismo religioso che emana dalla chiesa romanica con interno barocco proprio accanto a Villa d'Este. Il sito UNESCO è ancora chiuso, meglio fare un giretto in centro, alla scoperta di San Biagio, molto più appariscente all'esterno e con opere d'arte poco illuminate, quasi a sottolineare che la chiesa è in primis un luogo dello spirito e non dell'arte, come se le due cose fossero davvero scindibili. Nella piazza antistante c'è il mercatino di frutta e verdura con i produttori locali, l'ideale per fare un po' di spesa, da caricare in macchina prima di riuscire finalmente ad entrare a Villa d'Este, che è sempre una meravigliosa scoperta, anche dopo averla vista più volte. Un piacevole incontro con un gruppetto di turisti da Busto Arsizio rende il giro più colorito, insieme ammiriamo la bellezza delle grottesche e degli affreschi nelle volte a vela delle splendide sale della villa per poi soffermarci sulla delicatezza delle sfumature di colore nei mosaici a soffitto eseguiti con tessere grosse e quasi rozze, con stucchi a rilievo, un preludio fiorito allo splendore di uno tra i più mirabili esempi del cosiddetto 'giardino all'italiana'. Ci perdiamo di vista e, come prevedibile, ci incontriamo di nuovo davanti alla fontana ad organo, che schiude il suo sonoro tesoro alle 10.30 in punto, deliziandoci con una melodia azionata meccanicamente, ci salutiamo e ci auguriamo buon anno e buon viaggio. Claudio ha ancora un po' da fare, sarebbe possibile un giro a Villa Gregoriana per ammirare il tempio e i giochi d'acqua delle cascate create per incantare ma a Villa Adriana c'è un luogo da scoprire. La Villa in sé è spettacolare, camminare tra i viali che si dipanano tra uliveti, querceti e resti abbastanza leggibili di una tra le più belle e meglio conservate ville imperiali dell'antica Roma, è un atto di pura bellezza, il tesoro insolito è un centro di ricerca con laboratorio didattico per la conservazione del libro e della scrittura all'interno della villa, ma questa è un'altra storia. Dopo una bellissima chiacchierata su arte e cultura, un saluto ed è ora di tornare a casa, in macchina verso Tivoli per incontrarci e tornare a Mentana.

mercoledì 6 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Orvieto * Viterbo * Mentana

5 gennaio 2016

Mentana * Orvieto * Viterbo * Mentana


Ci svegliamo tardissimo, con la vacanziera voglia di pigrare. Usciamo quasi a mezzogiorno, un breve saluto a Mamma Enza e Papà Giancarlo e via verso Orvieto tra litigate continue sulla motivazione per la quale dovremmo andare nella cittadella umbra. Arriviamo giusto in tempo per entrare, il custode non ci fa pagare il biglietto perché c'è pochissimo tempo prima della chiusura della cattedrale. Orvieto è molto vicina a Mentana, un'oretta di macchina, e ci siamo venuti un'infinità di volte ma non eravamo mai entrati all'interno del Duomo, che abbiamo sempre ammirato dall'esterno nella sua maestosa e rilucente beltà. Restiamo senza fiato. Se l'esterno è una continua scoperta di meraviglie, l'interno cela tesori inestimabili, tra cui il Giudizio Universale di Signorelli, strutturato in modo affatto diverso da quello di Giotto o di Michelangelo, con un superamento del dualismo medievale che si esprime in una pienezza dello spazio pittorico assolutamente unica, in cui anche le grottesche diventano parte integrante della narrazione per immagini. La sofisticazione immaginifica è di un livello eccelso, non vi è un dettaglio che non sia perfettamente integrato nell'insieme in un continuum che fa pensare ad una compresenza di Bene e Male nella vita quotidiana che soltanto nel fatidico Giorno del Giudizio e soltanto nella enorme e assoluta misericordia e saggezza divina potrà essere distillata e scissa. Negli affreschi di Signorelli le volumetrie corporee sono espressione imponente di una fortissima umanità e al contempo della Grazia divina che tutto comprende e conosce. La maestria è paragonabile a quella di Michelangelo, seppur la capacità evocativa e l'emozione suscitata dai dipinti dell'artista stimolato e foraggiato da Giulio II sono più vibranti di quelle di Signorelli. Proseguiamo la nostra breve visita e usciamo nella piazza centrale con la voglia di baciarci e di unire i nostri ombrelli in una danza sotto la pioggerellina nebbiosa. Cerchiamo invano un ristorantino, tutto troppo caro, ci fermiamo a chiacchierare in un bar con un ragazzo di origine indiana che ci racconta la storia della sua famiglia, senza dubbio particolare. Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso Viterbo, sempre litigando. Arriviamo nella cittadella laziale con la voglia di strozzarci vicendevolmente, ci rilassiamo in un bar che si chiama felicità, entriamo nel Caffè Schenardi e ci incamminiamo tra vicoli e vicoletti, Valentina finalmente trova qualcosa da acquistare per sé e il regalino per Mariagrazia. Torniamo verso Mentana in tempo per le golose incombenze festive, non facciamo in tempo a passare nel centro, vicino alla chiesa per la tradizionale manifestazione organizzata da Li Zuffiatelli, mangiamo velocemente e poi passiamo da Papà Giancarlo, poi da Mamma Enza, infine da Mamma Lucilla e Papà Pietro, per poi andare a prendere una birretta nel Birrificio Turbacci con Mauro.  

domenica 3 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi, domenica al museo.

3 gennaio 2016

Mentana * Roma * Mentana


Ci svegliamo in tarda mattinata con la voglia di pigrare e di vedere qualcosa di culturalmente interessante. Consultiamo la programmazione romana, oggi è giornata di musei aperti gratuitamente, ottima occasione per vedere quei luoghi dove non si ha mai il tempo di soffermarsi, per un motivo o per l'altro. Facciamo una colazione veloce, saliamo in macchina e andiamo verso Roma, direttamente al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Valentina ha lavorato a meno di due isolati di distanza per parecchi anni eppure non lo ha mai visitato, siamo passati lì davanti un'infinità di volte eppure, come spesso accade nella Città Eterna agli abitanti dell'Urbe e della provincia, è stata la descrizione entusiastica di Mamma Lucilla e Papà Pietro ad incuriosirci. Un vero e proprio scrigno di arte classica, con una collezione di mosaici e pitture murarie impressionante, una buona selezione di statue e percorsi molto ben strutturati. Usciamo con gli occhi stracolmi di bellezza e la sensazione di una superiorità di elaborazione dell'immagine e di distillazione delle tecniche artistiche nettamente a favore del cosiddetto 'Occidente'. Ci incuriosisce molto l'impressionante livello di conoscenza raggiunto dagli antichi romani e la fondamentale perdita di tali conoscenze dopo il crollo dell'impero fino ad una fortissima regressione sociale e culturale. Usciamo e ci dirigiamo verso il Museo d'Arte Orientale Giuseppe Tucci, ne abbiamo parlato molto, abbiamo avuto contatti e interazioni con questa istituzione e finalmente riusciamo a vederlo. La collezione è molto interessante, c'è anche una mostra fotografica sull'Iran, la sensazione di una specie di supremazia occidentale nell'elaborazione delle tecniche di espressione artistica permane. Poi ci rendiamo conto che l'arte 'orientale', per quanto abbia senso effettivo questa catalogazione del pensiero, si è sviluppata in modo alquanto diverso nell'idea stessa di avvicinamento, rappresentazione e comunicazione dell'estasi mistica. Nelle espressioni pittoriche, architettoniche e scultoree ispirate dalla religione cristiana vi è sempre una forma di misticismo che si esplicita nella elevazione verso la divinità, nella comprensione profonda ed estatica della meraviglia del Creato. Per quanto concerne l'Oriente invece di una continua e costante tensione verso l'Immenso, sembrerebbe esserci una profonda inclusione e comprensione dell'unicità del tutto attraverso la pace interiore raggiungibile attraverso la meditazione, una comunicazione con l'immensità mediante la più profonda comprensione interiore. Alcune statue emanano non tanto un senso di geniale meraviglia, di divina bellezza, quanto un sentimento di pace, serenità e calma. Usciamo dal museo con una perplessità di conoscenza che ci stimola e con un appetito notevole. Cerchiamo un posto dove mangiare qualcosa ma Roma è sempre un posto un po' complicato, troviamo pasticcerie e gelaterie e tanto traffico, anche di domenica, anche durante i giorni delle feste. Riusciamo a mangiare qualcosa e ci viene un gran nervosismo per la fondamentale incapacità capitolina di avere standard qualitativi adeguati alla capitale della patria del buon cibo. Andiamo verso Piazza Navona, non c'è verso di continuare a vedere musei, ci fermiamo in una delle botteghe storiche più deliziose della città, acquistiamo dolciumi e prelibatezze pre-befana e poi torniamo verso casa. Valentina ha la brillante e originalissima idea di passare un attimino in un centro commerciale e ci troviamo impelagati in una fila con una quantità di persone da far venire il mal di mare, ci sbrighiamo e usciamo in tempo per tornare all'ora di cena.   

venerdì 1 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Tradizionale passeggiatina di Capodanno a Roma.

1 gennaio 2016


Mentana * Roma * Mentana


Ci svegliamo pigramente nel primo giorno dell'anno, dopo una bella serata rilassante a cantare, chiacchierare, suonare e mangiare in compagnia. La nebbiolina ci saluta timidamente, Claudio indugia a letto fino quasi a mezzogiorno, Valentina si alza un po' prima. Pranzo veloce con ravioli fatti in casa e altre squisitezze e poi una passeggiatina verso Roma. Pare non ci siano le targhe alterne, è festa. Entriamo a Roma da Porta Pia, non dalla breccia, come sarebbe ovvio venendo da Mentana ma comunque dal portale creato da Michelangelo, oggi luogo simbolico dell'Unità d'Italia. Prima tappa in gelateria, tanto per metterci di buon umore. Giriamo intorno a Piazza Esedra, o Piazza della Repubblica, con i sanpietrini tutti da rimettere a posto intorno alla fontana, lavori che avrebbero dovuto concludersi con l'inizio dell'anno giubilare straordinario, su Via Nazionale notiamo che il Teatro Eliseo è aperto, cerchiamo parcheggio e passiamo davanti al Quirinale, con la sua imponenza e la veduta spettacolare su Roma. Parcheggiamo dietro al Colosseo, dopo essere passati accanto al palazzetto del Marchese del Grillo mirabilmente raccontato sullo schermo da Alberto Sordi nel film di Mario Monicelli e ci incamminiamo nel Rione Monti, quartiere un po' particolare che ha saputo tener viva una certa dimensione 'paesanotta' nella forte identità di quartiere romano, pur essendo in pieno centro storico, e dimora preferita proprio del dispettoso e geniale regista. Ci fermiamo nel pub irlandese all'angolo con la scalinata che porta a San Pietro in Vincoli, scrigno di opere d'arte in cui si può ammirare la tomba monumentale di Giulio II e quindi il Mosè di Michelangelo, siamo gli unici a chiacchierare in italiano. Usciamo nel tepore invernale di una giornata non uggiosa, riprendiamo la macchina e andiamo verso il Gianicolo per goderci la passeggiata romantica e soprattutto la splendida visuale. Al Fontanone incrociamo un matrimonio indiano, molto pittoresco, andiamo poi verso il piazzale di Garibaldi, con la statua equestre e i busti di patrioti ed eroi del Risorgimento. Lo sguardo dell'Eroe dei Due Mondi, che attualmente sembrerebbe volgersi verso la colonna con il faro costruita con i soldi raccolti dagli emigrati italiani in Argentina, scatena una accesa discussione tra noi. Claudio afferma che Garibaldi guarderebbe verso Mentana, Valentina contesta fermamente. In realtà la statua è stata riposizionata più volte, simbolo ancor oggi della tormentata storia italiana. Durante il fascismo fu rimossa insieme ai simboli della Massoneria e delle Società Segrete che tanta parte hanno avuto nella unificazione del Paese, poi è stata ricollocata e dopo i Patti Lateranensi ricollocata, onde evitare di suscitare l'indignazione del Vaticano, verso cui era originariamente rivolto il viso del condottiero. A ben guardare, ora il deretano del destriero garibaldino è direzionato verso la Santa Sede, forse lo spirito risorgimentale non può essere addomesticato e riemerge con la forza del desiderio di libertà. Ci affacciamo tra le parole della Costituzione della Repubblica Romana mazziniana verso la Città Eterna. Riprendiamo la macchina e scendiamo verso il Lungotevere, giriamo davanti a Via Arenula e parcheggiamo non lontano dall'Ara Pacis. Il traffico è intenso anche il primo dell'anno, siamo contenti di poterci sgranchire le gambe nelle viuzze del centro illuminate a festa e popolate di turisti e romani in giro per la tradizionale passeggiatina del primo dell'anno. Arriviamo a San Luigi de' Francesi ma non entriamo nella chiesa con i tre Caravaggio, ci fermiamo per un caffè di corleonesi accanto alla sede del Senato, Palazzo Madama, a Sant'Eustachio c'è la fila per prendere un caffè e continuiamo a camminare verso Montecitorio, non ci abbiamo mai pensato ma quella specie di salitella è considerata un monte a Roma, per poi tuffarci nella calca non fastidiosa di Via del Corso illuminata a festa con sobrietà ispirata al Giubileo della Misericordia. Le lucette dovrebbero far pensare a diamanti di ghiaccio, a noi hanno dato l'impressione di una semplicità un po' naif, una stilizzazione per compiacere lo stile del pontefice gesuita che sta accattivandosi un grande consenso popolare anche tra persone di fedi assolutamente diverse e anche tra gli atei e gli agnostici. La simpatia che il Papa argentino suscita anche nel mondo non cattolico potrebbe far pensare vagamente alle speranze riposte durante il Risorgimento nel papa marchigiano, che tanto brutalmente sopì gli ardori di liberazione e unificazione nazionale, anche se forse, come disse Don Andrea Gallo, durante l'elezione pontificia questa volta 'lo Spirito Santo ha fatto un giro nel Conclave'. Proseguiamo il nostro giro, arriviamo a Piazza di Spagna per poi ri-immergerci nelle viuzze tra Via di Ripetta e Via del Corso, torniamo quindi verso la macchina, il traffico si è diradato, come la nebbietta mattutina e torniamo a Mentana.