3 novembre 2017
Lesina * Marina di Lesina * Castel del Monte * Murgia *
Venosa * Mentana
Ci svegliamo presto per la poppata di Giulia e prepariamo i
bagagli, verso le 6.30 siamo sulla Ford Focus pronti per partire, salutiamo
idealmente Lesina e ci dirigiamo verso il mare, a Marina di Lesina, in questo
periodo dell’anno una specie di città fantasma. Il mare è limpido, si vede il
promontorio del Gargano e all’orizzonte le Isole Tremiti. Mamma Valentina
immerge i piedi nell’acqua fredda scatenando una ilare curiosità da parte di
Giulia, che vede il mare aperto per la prima volta. Risaliamo sulla Ford Focus
e partiamo verso Castel del Monte, il castello federiciano intriso di irrisolti
misteri matematici. Attraversiamo il Tavoliere delle Puglie, una distesa di
vigneti, frutteti e uliveti in cui immergiamo il nostro sguardo assetato di
colori autunnali. Il paesaggio è a dir poco meraviglioso, orizzonte infinito di
linee, colori, luci. Castel del Monte si staglia sulla collina nella sua
austera solennità, ci fa immediatamente pensare ad una rampa di atterraggio o
di lancio per astronavi. Parcheggiamo la Ford e ci incamminiamo con il Book 51
sulla strada nel bosco che ci porta verso il castello. Il rumore del silenzio,
il profumo di abeti e terra, il caldissimo sole del Sud ci scaldano il corpo e
le menti. Dobbiamo parcheggiare il Peg Pérego accanto alla biglietteria e iniziamo
il nostro giro turistico, siamo in ritardo per la prima visita guidata ma
raggiungeremo la seconda. Appena entriamo proviamo una fortissima emozione
intellettuale. Non è tanto la bellezza delle forme, che pure è parte dell’architettura
dell’edificio, bensì la sensazione di essere immersi in una struttura
matematicamente concreta. Saliamo le scale, ci fermiamo per la poppata di
Giulia, Papà Claudio scende per ascoltare la visita guidata, ci ritroveremo
dopo qualche decina di minuti al piano superiore. Ascoltiamo con grande
interesse le varie teorie sulla destinazione d’uso di quello che è forse il più
misterioso tra i 111 castelli fatti costruire da Federico II di Svevia e ci beiamo
del panorama esclusivo che si gode dalle finestre. Scendiamo e torniamo verso
la Ford, decidiamo di non assaporare le burratine di Andria, che Mamma
Valentina non può mangiare in questo momento e andiamo via con l’acquolina in
bocca pensando alle delizie che non mangeremo. Attraversiamo l’Alta Murgia, un
parco di rara bellezza che sembra uno scenario cinematografico e arriviamo a
Venosa, la città di Orazio, passando dalla zona industriale, alquanto
fatiscente. La cittadella è splendida, un quadro tridimensionale, con una zona
archeologica decisamente interessante ma preferiamo proseguire anche perché
sentiamo un certo languorino e all’orizzonte non sembra vedere luoghi in cui
placare il nostro appetito. Ci avviciniamo a Melfi, stavolta vediamo la vasta
area industriale e proseguiamo verso casa. Ci fermiamo presso un distributore
di benzina dove Papà Claudio trova ottimi panini e sembra svolgersi davanti a
noi un curioso siparietto satirico. Ci dirigiamo dunque verso casa, stanchi e
abbastanza affamati. Ci fermiamo varie volte per poppata e cambio pannolino,
Mamma Valentina massaggia la schiena di Papà Claudio e Giulia ma poi comincia
ad avvertire un deciso senso di nausea. Arriviamo a Mentana stanchissimi e dopo
poppata, cambio pannolino, minestrina calda preparata da Papà Claudio e tazzona
di tisana ci addormentiamo.