venerdì 5 settembre 2014

Cronachette di un viaggio in Italia ** Sanremo * Levanto * Cinqueterre * Riomaggiore * La Spezia * Lucca * Collodi * Mentana

5 settembre

Itinerario: Sanremo * Levanto * Cinqueterre * Riomaggiore * La Spezia * Lucca * Collodi * Mentana

Le serre di Sanremo dall'autostrada
Ci alziamo prestissimo e senza colpo ferire sistemiamo, facciamo colazione, azioniamo la lavastoviglie e carichiamo la macchina. Ci soffermiamo qualche minuto, crogiolandoci nell'aria sanremese. La piazza ci coccola con il suo vociare mattutino.

La Liguria ci ammalia
La gabbianella, forse era un gabbiamo ma per un ideale ringraziamento a Sepulveda pensiamo ad una gabbianella, che si aggirava tra le persone, l'orso di vetroresina, le panchine finto marmo, i negozi e l'erba, non c'è stamattina.

Ieri sera era venuta a dare uno sguardo, incuriosita dal chiacchiericcio umano e aveva partecipato allo “struscio” mettendo in mostra con fierezza il proprio piumaggio e guadando un po' tutti quanti dall'alto del suo becco.
Dialogo ligure tra sole e nuvole
Il sole non è ancora sorto, la grande edicola centrale sta sistemando giornali, riviste e ammennicoli, i fiorai preparano l'esposizione in perfetta armonia ancor più evidente a confronto con i nostri modi mentanesi nel caricare la macchina. In realtà abbiamo fatto tutto con grande collaborazione e in forte armonia ma la “caciaronità” emerge soprattutto quando intorno ci sono persone che si comportano in modo diverso.

Difficile distinguere il cielo e il mare
I fiorai, un uomo e una donna, che Valentina saluta in francese, stordita dal sonno e nel pieno dei ricordi transalpini, quando abbiamo finito di caricare mettono in piazza una zamia e una capelvenere.

La zamia che ha accompagnato in quasi tutti i luoghi in cui siamo stati ma la capelvenere sembra quasi un richiamo verso casa. Invece di restare un po' lì andiamo via verso Vernazza, le Cinqueterre, per arrivare a Lucca. Dovremmo pernottare lì ma non è aria.

Levanto
Arriviamo a Levanto, uno sguardo veloce tra noi e in men che non si dica parcheggiamo la macchina in un posto sicuro, paghiamo il parchimetro, ci infiliamo il costume e ci tuffiamo nell'acqua cristallina e gelida, anche se le tre ore canoniche da quando abbiamo mangiato non sono trascorse: è tale e tanta la nostra voglia di mare che ci tuffiamo senza remore o timori.

Levanto
Nuotiamo velocemente ridendo contenti, come bambini, nell'acqua salatissima e meravigliosamente perfetta. Ci voleva proprio un bel bagno rigenerante, tonificante, defatigante in uno dei più bei mari del piante.

È mattina, intorno alle 9, la nostra entusiastica foga ci regala le simpatie dell'addetto al controllo ticket. “La mattina qui è inestimabile” sostiene orgoglioso. La spiaggia, che fa vagamente pensare a Canneto di Lipari, si riempie rapidamente e capiamo subito che non è praticabile in piena estate, o almeno non per noi.
Ci tuffiamo a Levanto

Ci facciamo la doccia di acqua fredda e dolce nella spiaggia pubblica e perfettamente attrezzata con i servizi basilari, gratuiti, elementare Watson. Ci rivestiamo di gran carriera e ripartiamo tonificati e felici con la trasparente bellezza del Mar di Liguria negli occhi e nei corpi.
La baia di Levanto

Altro che Costa Azzurra, commentiamo all'unisono. In effetti qui è tutto più bello, perché vero e vivo di quella vita che trapela dalla quotidianità.

Cinqueterre dall'alto
Anche le Cinqueterre sono uno dei siti UNESCO e non è un caso: è un luogo dove forse non c'è la medesima organizzazione d'oltralpe, dove i cambiamenti sono più difficili e però qui si respira anche uno dei pochi punti a favore di questa tipica mentalità italiana, gattopardesca, quello per cui i luoghi ameni rimangono splendidi gioielli puramente incontaminati.

Le Cinqueterre, sito UNESCO
Proseguiamo alla scoperta di questa parte di Liguria, non riusciamo ad arrivare a Vernazza e andiamo direttamente verso Riomaggiore, una delle tappe dove avevamo pensato di fermarci a dormire durante questo viaggio. La scelta era poi ricaduta su Sanremo per praticità. Le strade qui sono delle mulattiere asfaltate a doppio senso di circolazione con rocce granitiche da una parte e strapiombi sul mare, dall'altra.

L'odore dei pini e del rosmarino in Liguria
La visuale è a dir poco fiabesca, il profumo di pini e rosmarino si intreccia con quello del mare creando un senso di assoluto stupore. Se nelle Alpi Marittime francesi la fragranza resinosa, pungente e rilassante del pino si univa a volte all'intensa delicatezza del finocchietto selvatico, qui è il rosmarino ad arricchirne l'essenza balsamica.

Cantieri navali a La Spezia
L'insieme è talmente bello da far dimenticare qualunque forma di difficoltà per i tornanti a strapiombo sul mare. E che mare! Anche dai punti più alti se ne vedono le trasparenze verdi e blu, quello che non si riesce a distinguere nitidamente è il confine tra il mare e il cielo all'orizzonte. La sensazione di infinito tra queste calette e insenature, che ricordano per qualche strana alchimia la complessità dei merletti di Burano, è assoluta. Le reti sotto ulivi abbarbicati sulle rocce, così come i paesini e i vigneti, sono arrotolate nel perenne lavorio che richiedono queste piante secolari.

La patria di Pinocchio
Ci fermiamo in una cantina sociale per fare acquisti, incuriositi dal sapore di un vino ottenuto da vitigni tanto difficili da raggiungere da necessitare ingegnosi mezzi meccanici. L'alluvione relativamente recente ha lasciato segni pensati ma non indelebili e la cocciuta determinazione ligure ne ha ampiamente limitato le conseguenze potenziali.

Pinocchio ci saluta
A Riomaggiore chiediamo informazioni e poco poco più, senza poi fermarci, stupidamente, nell'ultimo avamposto delle Cinqueterre prima di La Spezia. Attraversiamo velocemente le zone marittime ad alta affluenza turistica, arriviamo a Lucca e andiamo via subito. Peregriniamo verso Collodi, in un percorso che non poteva non passare per la patria di Pinocchio. E poi via verso casa!

Pinocchio e il Grillo Parlante
Gli uccelli sono stati una presenza costante e una assenza pesante in alcuni punti. Oggi addirittura un falco, o qualcosa che gli somigliava molto, ci ha fatto l'onore di porgerci un saluto mentre un piccione curioso si è sgranchito le zampette con noi in Autogrill. La luna crescete si è trasformata accompagnandoci insieme a tanti altri elementi che avremo modo di comprendere meglio nei prossimi giorni e mesi. E cantando torniamo verso la quotidiana meraviglia del nostro amore. 








giovedì 4 settembre 2014

Cronachette di un viaggio in Italia ** Sanremo * Menton * Nizza e Costa Azzurra * Aix-en-Provence * Saint-Maximin-La-Sainte-Baume * Provenza e Alpi Marittime * Montecarlo

4 settembre

Itinerario: Sanremo * Menton * Nizza e Costa Azzurra * Aix-en-Provence * Saint-Maximin-La-Sainte-Baume * Provenza e Alpi Marittime * Montecarlo

Ci svegliamo nell'aria tiepida di Sanremo dopo una notte agitata da sogni inquietanti ma nel complesso molto riposante. Valentina prepara la colazione e cerca di far alzare Claudio che non ha intenzione alcuna di srotolarsi dal lenzuolo.

Guidiamo verso la Francia
Pianifichiamo la gita nella vicina Francia e partiamo armati di buone intenzioni e di tanta voglia di cantare. La piazza si anima di fiori e persone, si veste di un'allegria mattutina con un ritmo frenetico seppur rumoroso.

Francia... 1 chilometro
Decidiamo di guidare sulla strada normale, la distanza è breve, inutile prendere l'autostrada, pensiamo, ignari della quantità di curve e tornanti che caratterizzano queste minuscole stradine.

 La visuale è meravigliosa ma alla seconda ora in macchina dopo aver percorso una trentina di chilometri, decidiamo che la litoranea è panoramica ma in fondo a noi l'autostrada è tanto simpatica. Giulietto aveva evocato Frittole e l'autostrada francese, blu e non verde, è un dazio medievale con caselli a pagamento vicinissimi tra loro e un costo esorbitante.

La Dogana che non c'è più
Notiamo subito, però, che la benzina costa meno che in Slovenia e questo ci fa imprecare sulle assurde tassazioni italiche. Vabbe'.

Sorvoliamo su questo punto e anche sull'IVA a 2 punti percentuali in meno rispetto a noi. Arriviamo a Menton ma non ci fermiamo per mancanza di parcheggi.

Menton
Proseguiamo verso Nizza e capiamo che la Costa Azzurra è un luogo per danarosi che non amano la natura e preferiscono lo “struscio”. Il gioco del “ce l'ho più grande io” qui si esplicita negli yacht, visto che spazio per costruire imponenti palazzi in orizzontale non c'è e debbono 'accontentarsi' di appartamenti costosissimi in grattacieli avveniristicamente brutti.

Ci addentriamo nella Provenza e arriviamo a Aix-en-Provence, parcheggiamo in Rue Schuman, dove altro?, vicino all'università.

Menton e Costa Azzurra
Ci addentriamo nei vicoletti, addentiamo un croissant che è puro piacere gastronomico. Claudio nota dei quadrati metallici sul marciapiede con la scritta “Cezanne”. Evidentemente la città non dispregia i suoi artisti. Ci troviamo subito davanti all'ingresso di un interessantissimo museo ma abbiamo voglia di esplorare la Provenza e ci dirigiamo verso un Ufficio Informazioni Turistiche, sperando che ci sia, Aix non è grandissima.

Montecarlo dall'alto
Claudio indica il chioschetto di un'edicola, forse è quello? No, non lo è. L'Ufficio del Turismo è piuttosto un palazzo con all'interno modernissime tecnologie e informazioni per qualunque tipologia di viaggiatore, interessato alle piccole città o ai dintorni, all'arte, alle terme, allo shopping, al cibo, all'avventura. Qualunque informazione è disponibile in forma cartacea o digitale, il personale cerca di capire cosa chiede il turista e semplicemente fornisce tutte le possibili indicazioni.

Provenza
Ovviamente lasciando ampie possibilità di scelta fra le molteplici soluzioni offerte. Usciamo storditi dall'organizzazione francese e, al solito, pensiamo con una malinconia mista a rabbia alla miriade di potenzialità italiane sprecate a causa di una gestione insulsa del patrimonio artistico, culturale, naturale e paesaggistico.

Nuvoletta provenzale
Decidiamo di andare a vedere il museo e poi di procedere in un percorso provenzale rapido ma ricco di spunti e suggestioni.

Le collezioni presenti sono ovviamente zeppe di quadri italiani o di riferimenti all'Italia, l'immagine sui cartelloni è un quadro di Modigliani, nonostante vi siano numerosi Picasso, Van Gogh, Braque, Cézanne e via discorrendo.

Il 'Colorado francese'
Non sappiamo se incavolarci più per il fatto che i francesi mandino avanti i loro bei musei con opere, tante, italiane oppure perché gli italiani non sanno gestire l'immane patrimonio artistico in modo decente, ovvero così da avere la possibilità di farlo fruttare.... Francesi e preti, costoro guadagnano dal nostro ingegno!!

Aix-en-Provence
Qualcosa di fondamentale deve cambiare nel nostro Paese! L'ingresso al museo E alla mostra ci costa 7 €, ovvero meno della metà di quanto sarebbe costato a Roma. D'altronde 'ma che te voi anna' a vede' e mostre quanno c'hai 'e chiese?'.

I nostri occhi si dissetano e si sfamano di cultura, la stanchezza sembra dissiparsi. Riflettiamo sulle evoluzioni dell'arte contemporanea e arriviamo alla conclusione che il percorso verso l'astrazione è stato tanto importante e fondamentale quanto deleterio. Da Picasso si arriva a Fontana e poi alla negazione dell'artigianalità nell'arte e questo ci sembra a dir poco assurdo. La figurazione ha una sua intrinseca essenzialità, è un distillato necessario di bellezza e urgenze comunicative, di sublime elevazione dell'umana arte al genio universale che sa attraversare i secoli e i confini tra culture.
Piazzetta Aix-en-Provence

Ci incamminiamo verso la macchina e ci fermiamo nel parco celebrato da Cézanne, mangiamo un po' di pasta. La baguette si è ormai 'insuchita' nella migliore tradizione francese grande conoscitrice di profumi e ignara dell'esistenza di saponi e affini, almeno per gli standard italiani. Qui i bagni nei locali ci sono e sono anche puliti ma è inutile sperare di lavarsi le mani se non con l'acqua semplice...
Aix-en-Provence
Partiamo da Rue Schuman alla scoperta della Provenza, non senza aver prima messo benzina, a 40 eurocents in meno rispetto al prezzo italiano. La prima tappa è Saint-Maximin-La-Sainte-Baume, graziosa cittadina con una basilica semidistrutta da qualche terremoto o bombardamento della Seconda Guerra Mondiale.

Parcheggiamo di fronte al fotografo Claude che ci fornisce alcune informazioni di base e ci racconta, divertito, dalle nostre reazioni, alcuni fatti sull'organizzazione sociale e pubblica d'oltralpe, anche se qui in effetti siamo quasi nelle Alpi Marittime, luogo magico in cui l'odore dei pini marittimi abbarbicati su rocciose montagne rosse e bianche si fonde con quello dei boschi creando un'essenza inebriante che stordisce, rilassa e ridona forza e vigore a chi lo percepisce nella sua pienezza corposa.
L'esposizione
Attraversiamo la strada, tanto per andare a dare un'occhiata al locale centro provinciale per le arti. Restiamo affascinati e per qualche strano motivo, anziché arrabbiarci con lo Stato italiano, ci sentiamo pervadere da una determinazione sempre più forte a costruire nel nostro piccolo, nelle nostre terre quella stessa possibilità. Luoghi per tornare cittadini liberi cui sia garantito il diritto alla cultura.
Il paesaggio caro a Cézanne
Il fotografo Claude ci indica un Centro socio culturale a pochi passi dalla chiesa e dalla piazzetta centrale del paesino. Ci fermiamo per dissetarci e poi ci dirigiamo verso il luogo indicatoci. Incontriamo delle signore che si stavano riunendo per un'iniziativa. Capiscono cosa cerchiamo di sapere e ci spiegano per filo e per segno in che modo è strutturato il centro e anche in che modo funziona il Polo delle Arti.

Saint-Maximine-La-Sainte-Baume
Le ringraziamo e proseguiamo nella nostra gita alla scoperta della Francia, attraverso la Provenza e i diritti sociali e culturali di cittadine e cittadini liberi, uguali e fraternamente uniti nella costruzione di uno Stato che è amico e solidale. Vabbe' dai non esageriamo... sempre francesi sono però qualcosa di buono ce l'hanno anche loro...

Saint-Maximine-La-Sainte-Baume
Torniamo verso l'Italia con negli occhi la terra rosso bruna, gli odori dei pini che danzano con gli aromi del finocchietto selvatico, i cervelli in attività per capire in che modo non farci proprio battere senza speranza dai “figli di Carlomagno” e proseguire nella nostra azione di resistenza civile, culturale, mazziniana e garibaldina.

Attraversiamo Montecarlo e il suo sfarzoso lusso di vuote ricchezze oltre ogni nostra possibile immaginazione. 
Il profumo dei pini nelle Alpi Marittime

Non possiamo non pensare che un paio di giorni di attracco di quegli yacht potrebbero creare proprio quel polo culturale che ci piacerebbe tanto realizzare. Torniamo nella fioritissima Sanremo con un certo senso di felicità per essere su suolo italiano, nonostante tutto. La piazza ci accoglie con il suo ritmato chiacchiericcio serale, crolliamo addormentati senza neanche mangiare.




mercoledì 3 settembre 2014

Cronachette di un viaggio in Italia ** Vigoleno * Roncole Verdi * Scipione Castello * Sanremo

3 settembre

Itinerario: Vigoleno * Roncole Verdi * Scipione Castello * Sanremo

Claudio si sveglia durante la notte e Valentina non riesce più a prender sonno prima dell'alba, o meglio della presunta alba visto che è nuvoloso e piovigginoso e non si vede il sole.

Vigoleno
Esce in giardino per ossigenare il cervello. Il risveglio è stato un po' particolare... il sogno in cui era immersa rappresentava una Venezia molto arzigogolata, un po' indianeggiante e ricchissima di forme complesse e giochi di colori. Lo stordimento del sonno-veglia si attenua con una tisana e nell'incontro mattutino con gli animali della fattoria, tra cui un ciuchino, è forse Pinocchio o Lucignolo?, le paperelle, le oche anche loro sembrano ricordare il tratto geniale di Walt Disney e degli Aristogatti.

La casa di Verdi e quella di Guareschi
 Il luogo è davvero suggestivo, peccato si sentano i rumori della strada e non quell'ovattato silenzio colmo dei canti degli uccelli per svegliare il pigro sole anche quando la nebbia e la pioggerellina si divertono a celarne la maestosa luminescenza cromatica. Ad aprire la porta chiusa dall'interno la ragazza che ieri sera ci aveva preparato da mangiare pur senza sfamarci e ci aveva accolto nel nido, perché proprio una saetta per gli alati animali che tanto ci sono mancati in Pianura Padana o per gli scoiattoli che qui dovrebbero essere numerosi somiglia la nostra stanza con travi imponenti a vista e tendaggi fiorati.

Dopo un po' di reiki andiamo a far colazione in una sala bellissima con squisite torte fatte in casa, cereali, succhi di frutta e ci rifocilliamo. Facciamo le valigie, chiediamo del vino da portar via e il conto, piuttosto salato, per lo meno per le nostre magre finanze, che ci induce al malumore.

Valentina trova il suo bar ideale
Sorridendo cordiali usciamo, salutiamo gli animali e appena in macchina ci sfoghiamo in lamentele e mugugni. Il cielo sembra non volersi aprire ma i nostri cuori e i nostri volti si riempiono di gioiosa felicità a Roncole Verdi dove, a distanza di pochi metri, sono nati Verdi e Guareschi. “l'Italia in dieci metri” ci spiegherà poi sorridendo la barista... tutto l'immaginario italiano in due case a neanche tre metri di distanza. Il nostro percorso risorgimentale ci accompagna e si compie durante il tragitto, si costruisce in itinere un po' come la nostra Italia, quella dei grandi ideali e quella piccina picciò dei Don Camillo e Peppone.

Il Caffè Guareschi
Entriamo nel Caffè Guareschi e l'atmosfera è proprio quella del caffè un po' osteria dove si incontrano cittadini e letterati e dove non possiamo non ridere di una vignetta pubblicata su Candido in cui un signore chiede ad una signora se il figlio abbia trovato un buon posto dopo la laurea, con stoica tranquillità lei risponde di sì: è perito agrario e fa lo spaventapasseri!

Valentina dialoga con Guareschi
L'Italia, che luogo meravigliosamente assurdo, uguale a se stessa e in evoluzione costante, capace di slanci dolomitici e di minuterie da ricamo, di capolavori e di piccinerie miserrime. Proseguiamo alla ricerca di un altro straordinario italiano, in mancanza di prossimità geografica con l'ellenico luogo di nascita, optiamo per un omaggio postumo in un minuscolo cimitero tra boschi e colline a Demetrio Stratos, vero genio musicale contemporaneo della sperimentazione vocale.

La Casa di Verdi
Suoniamo una sua canzone, deponiamo un fiore di tarassaco che come lui non ha fatto in tempo a divenire foriero di desideri esauditi o meno, e cantiamo a squarciagola per tutto il viaggio R.I.P. del Banco del Mutuo Soccorso per un'ideale continuazione del resistente percorso iniziato da questi pionieri. Il tempo e lo spazio, che effettivamente sono anche elementi distintivi dell'architettura, del nostro filo rosso veneziano, si intrecciano durante questo viaggio sulla strada, anzi sulle tante strade italiane, del gusto, del bere, della musica, della letteratura, della storia e del Risorgimento, nostro faro illuminante in questa ricerca delle nostre radici identitarie. 

Valentina legge Candido al Caffè Guareschi
Proseguiamo di filato fino a Sanremo, fiore all'occhiello della degradazione culturale della ricchissima e variegatissima scena musicale italiana. Arriviamo nel nostro appartamento, luogo perfetto per la comprensione di questo strano agglomerato urbano, forse una delle città il cui nome risuona familiare quasi quanto quello della propria città alla stragrande maggioranza degli italiani. 

Il Caffè Guareschi
Siamo esattamente di fronte all'Ariston, da qui si intravede il mare nel cielo terso che si è liberato dal freddo grigiore sull'autostrada ligure senza tanti complimenti. Nel giro di pochi chilometri l'azzurro e il tepore del sole hanno ribadito che siamo in Italia e per fortuna perché eravamo letteralmente intirizziti. 





Le ampie finestre dell'appartamento si affacciano su una piazza pedonale vociante di bambini che giocano e adulti che parlottano in un'opulenza di fiori e piante tipica della Riviera.

Facciamo un giretto per la città che, a parte la stazione dei treni, raro esempio di architettura in cemento armato, vetri e linee contemporanee che non fa a pugni con l'ambiente circostante, ben si intona con il Festival che ha costruito la coscienza collettiva della canzone melodica in lingua italiana dal secondo dopoguerra ai giorni nostri. In sostanza, noiosetta e un po' fasulla, popolana con pretese di grandeur, un'arricchita con la “borsa nera”, con lo spaccio di canzoni conservatrici e di qualità per lo più scadente, soprattutto se paragonate alle produzioni
Claudio dialoga con Verdi
indipendenti e sperimentali in una degradazione dell'arte di Verdi e di Demetrio Stratos, questo strano ragazzo che usava la voce come uno strumento da esplorare in tutte le sue potenzialità espressive.
Un'orchidea blu tanto bella quando all'apparenza sintetica ci saluta poco prima di salire nel nostro “osservatorio”.

Torniamo verso l'appartamento, di un 'romano' naturalizzato sanremese con la voglia di capire chi è l'interlocutore con cui ha a che fare e la curiosità per Majorana, personaggio evocato proprio ieri sera a cena. Questo viaggio è una continua evocazione di personaggi, nel Caffè Guareschi “s'era parlato proprio qualche giorno fa – ci ha raccontato l'ostessa quando le abbiamo chiesto informazioni sulla strada più carina da percorrere – di Demetrio Stratos, e ora voi venite a cercarlo...”.


La piazza è gremita e vivace, ritmicamente viva e rigogliosa di fioritura. Claudio riceve una telefonata di Giulietto che voleva farci una sorpresa arrivando a Mentana senza dircelo, ma la sorpresa l'abbiamo fatta noi a lui... Gli chiede se è a Sanremo a cantare.... la streghesca energia dell'amico ha forse sentito qualche vibrazione dei nostri percorsi settentrionali, ridono ricordando un
Agriturismo La Rondanina
film di Benigni e Troisi, non sapendo che se “a settembre Colombo ha scoperto l'America” noi abbiamo in programma di attraversare un altro confine che non c'è più, quello con la Francia, e ovviamente siamo nei Colombo Apartments. 

Ma questo Giulio non lo sa.
La voce di Demetrio Stratos rivive nel vociare armonioso della piazza sanremese, proprio di fronte al Teatro Ariston e non lontano dalla statua bronzea di Mike Bongiorno, con la sua allegria posticcia. Vogliamo interpretarlo come segnale incoraggiante per ricordare che la gente, le persone sanno sempre sviluppare un'energia creatrice e creativa che è sempre e comunque più forte di qualunque tentativo di banalizzazione.





martedì 2 settembre 2014

Cronachette di un viaggio in Italia ** San Donà di Piave * Treviso * Colli Euganei * Vigoleno

2 settembre

Itinerario: San Donà di Piave * Treviso * Colli Euganei * Vigoleno * Castelnuovo Fogliani

A Garibaldi, Treviso
Dopo la cena di ieri ci svegliamo tardi, non abbiamo tanta voglia di andarcene, ci siamo sentiti accolti e Venezia è sempre Venezia... una città magica dove i destini si incrociano, si sfiorano, mutano.

A Mazzini, Treviso
È viva e sa incantare, ammaliare chi la vuole conoscere, l'importante è rispettarla profondamente, entrare nella sua energia senza contrastarla altrimenti si indurisce, si irrigidisce e fa il muso arrabbiato, stroncando le forze del malcapitato turista, abitante o mercante.

La potenza mercantile è evidente dalla lingua, dal dialetto, che si sofferma per cercar di capire cosa pensa l'interlocutore e poi corre via veloce per far rincorrere il pensiero dalle menti ormai incuriosite, una melodia distillata sapientemente durante secoli e secoli di rapporti commerciali con l'Oriente, l'Occidente, il Meridione e il Settentrione.

Treviso
Venezia è unica, è vero.

Abbiamo avuto la fortuna anche di incontrare ospiti (nel senso di ospitanti) molto solari e venetamente allegri, conviviali.

La tradizione sartoriale trevigiana
La convivialità è un'arte e, per ricordare la discussione della sera precedente, è, seppur difficile da definire, un'espressione del sentire comune, della società in cui viviamo.

Dovrebbe essere anche 'saper fare', il proverbio 'impara l'arte e mettila da parte' non è e non può essere il trade, il lavoro, come dicono gli anglosassoni perché in Italia la tradizione artigiana è interlacciata fortemente con l'arte dei capolavori geniali prodotti da pittori, scultori, architetti, musicisti, artisti.

Mulino ad acqua, Treviso
È qualcosa che ha carattere di necessità e di sublime bellezza al contempo. Il senso del bello è infatti uno dei principali elementi della 'Resistenza' alla distruzione delle nostre identità culturali e, seppur la meraviglia o lo stimolo intellettuale o anche semplicemente lo stupore comunicativo che si ha quando un'opera sa esprimere il sentire contemporaneo non necessariamente è associato al sentimento del bello è pur vero che il saper fare ne è intrinsecamente parte.

Influenze veneziane a Treviso
Concetto che forse dovrebbe essere a volte ribadito anche nella costruzione delle contemporanee opere dell'ingegno. Michelangelo era quello che oggi si chiamerebbe un decoratore d'interni particolarmente talentuoso o un bravissimo comunicatore.

La pittura, gli affreschi e le sculture erano il Vangelo dei poveri, il modo per ricordare e celebrare eventi importanti ma anche una forma di decorazione di cui si sentiva l'urgenza.

Incontriamo fortificazioni...
Le maestose cattedrali, i palazzi sfarzosi e quelli popolari, ponti e strade erano costruiti rispettando il fondamentale criterio di necessità, alla funzionalità veniva unito il bello, la bellezza e la maestria nella realizzazione.

Le idee dibattute nella cena della sera precedente si muovono ancora nelle nostre teste, Mazzini e Garibaldi sono stati l'ovvio corollario di una stimolante chiacchierata e proprio questi due personaggi sembrano volerci accompagnare idealmente nel nostro viaggio da Est a Ovest.

...attraversiamo borghi e paesi
Ci prepariamo controvoglia e impieghiamo un sacco di tempo per caricare la macchina, durante la colazione troviamo una lettera di saluti mazziniani, salutiamo in forma scritta i nostri gentili ospiti e Michele il mazziniano con tanti auguri di felicità e proseguimento nella realizzazione luminosa del Libero Pensiero e quindi della sua attuazione e attualizzazione.

Dobbiamo proprio partire, abbracci, sorrisi e voglia di tornare. Arriviamo a Treviso verso l'ora di pranzo, il freddo dell'aria che arriva dalle Alpi Giulie ci fa tremare e irrigidisce ancor di più le nostre gambe già provate dalle passeggiate veneziane e dai centoventisette scalini del campanile di Aquileia.

Aree industriali...
Camminiamo velocemente per le vie del contro notando una evidente attenzione per l'eleganza nel vestire sia negli uomini che nelle donne. Questa città tra acqua e montagne ci incuriosisce ma siamo troppo infreddoliti per poter proseguire molto nella nostra esplorazione.



Ci sediamo in un caffè vicino ad un mulino ad acqua incastonato tra case
...si alternano a campagne coltivate
costruite sul liquido elemento. Mangiamo con voracità e scriviamo un piccolo saluto sul libricino degli ospiti, mazziniano e garibaldino, d'altronde Mazzini e Garibaldi, o meglio delle lapidi commemorative a loro dedicate, ci hanno accolto all'inizio di questa nostra gita trevigiana, dove abbiamo peraltro notato lo sforzo di talune frutterie del centro per tener viva l'abitudine al mangiar locale, altro fattore importante nella conservazione attiva delle nostre identità sociali e locali.
 
 

Finalmente a Vigoleno
Torniamo in macchina dove accendiamo i riscaldamenti per toglierci di dosso quella sensazione di freddo umido. Passiamo di sfuggita attraverso i punti che avevamo deciso di vedere, ci stupiamo per l'enormità, per gli standard italiani, delle zone industriali e proseguiamo, andando verso Mantova e San Giorgio, che ci emozionano e ci fanno sentire a casa, in quel sentimento di riconoscimento dei luoghi in cui si è vissuto con partecipazione e piacere anche soltanto qualche giorno.


Al castello!
Salutiamo idealmente le persone che abbiamo incontrato qui e Andrea Mantegna, ormai nostro nume tutelare.

Proseguiamo cantando e mangiucchiando, senza realmente fermarci, passiamo attraverso un borgo fortificato e proviamo un'intensa emozione quando vediamo le onde di pietra che si stagliano sulla pianura rendendola viva nel dialogo geologico tra Colli Euganei e gli Appennini, testimonianza antica, per gli esseri umani eterna, e rocciosamente possente di ere liquide.


Il castello con sorpresina
Arriviamo felici e gaudenti al Castello, con nostro disappunto il bagno era sporco e decidiamo di cercare un'altra sistemazione. Il reiki di Mamma Lucilla e Papà Pietro ha effetto immediato e troviamo appena a valle un bellissimo agriturismo gestito da una coppia di trentenni che, strana coincidenza, sono rimasti insieme da quando avevano tredici anni.

Andando via dal castello che ci aveva fatto pensare a Frankenstein Junior nonostante la presenza di un stemma con San Giorgio una vipera attraversa il nostro cammino e l'incontro con la natura in rapporto più armonico con le persone ci fa piacere.


Castello di Vigoleno
Papere, cigni, mucche, caprette e i vari animali della fattoria ci fanno sentire che siamo nel luogo giusto.

Mangiamo affamati e discorriamo amabilmente con uno degli avventori e i ragazzi dell'agriturismo.

Andiamo a dormire stanchissimi e assonnati ma contenti. Il nuovo filo conduttore sembra essere la musica seppure il Risorgimento sia la nostra linea-guida.



Siamo nella terra di Demetrio Stratos e di Verdi. A letto Valentina sente freddo e chiede a Claudio di andare a prendere il sacco a pelo e la copertina di pile. Scende stordito e insofferente e torna in

Agriturismo La Rondanina
camera estasiato.
 
Nel cielo si vede la Via Lattea e una miriade di astri. A Mantova un altro nume tutelare, il più dantesco e augusto, Virgilio, sembra aver voluto indicarci un percorso e “uscimmo a riveder le stelle”.

Scritto da Valentina Cosimati

Gli animali dell'agriturismo