giovedì 28 dicembre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Galleria Nazione di Arte Moderna * Mentana

28 dicembre 2017

Mentana * Galleria Nazione di Arte Moderna * Mentana

Ci svegliamo di buon mattino per la prima poppata di Giulia, Papà Claudio è ancora un po’ influenzato e Mamma Valentina afferma l’importanza di uscire per una passeggiata al coperto, viste le condizioni climatiche e di salute.
Decidiamo di andare al museo e optiamo per la GNAM, Galleria Nazionale di Arte Moderna, per la prima volta di Giulia in una pinacoteca. Carichiamo sulla Ford Focus che nonostante il peso degli anni continua a funzionare a meraviglia, il Book 51 e il marsupio Giordani, ormai compagno inseparabile delle nostre avventure.
Il nuovo seggiolino auto Bebè Confort è molto comodo e Giulia si addormenta quasi subito, arriviamo senza troppi intoppi se non qualche blocco del traffico che la fa svegliare.
Entriamo dopo una poppata nel parcheggio a ridosso dell’entrata che fortunatamente troviamo senza problemi. Saliamo le scale e scopriamo di essere capitati al museo durante giorni promozionali e abbiamo la sensazione di essere in Provenza, dove l’ingresso ai musei è economico e le esposizioni molto ben assortite.
In Galleria c’è una esposizione di Filippo Palizzi e una di Konrad Mägi in occasione del semestre di presidenza estone del Consiglio d’Europa, oltre ad una parte dedicata al 1968 che troviamo poco interessante.
Si guarda intorno curiosissima e sembra che le opere suscitino un certo interesse nella sua immaginazione.
Non conoscevamo né Palizzi né Mägi: ci piacciono molto e decidiamo di scoprire qualcosa in più su di loro.
L’abruzzese Palizzi, risorgimentale di Vasto che ha vissuto una vita armoniosa a partire dall’infanzia vastese e si è posto in contrasto criticamente costruttivo con il mondo accademico, ci impressiona per il suo amore sconfinato per la natura e per la sua abilità nel comprenderne l’essenza più pura dell’era immediatamente precedente all’industrializzazione e alla cementificazione successiva. Dai suoi quadri trapela una libertà di immaginazione e creazione che molto ci fa pensare ai pittori americani.
L’estone Mägi, dalla vita breve e avventurosa, ammalia i nostri sguardi con la bellezza luminosa del Mar Baltico che riporta al nostro sguardo la sensazione di assoluta libertà dell’oceano. La luce nei suoi quadri è danzante limpidezza naturale.
La natura è certamente protagonista della nostra visita alla GNAM e Mamma Valentina si rende conto che dopo la nascita di Giulia ciò che la emoziona veramente è proprio la bellezza che emana dagli ambienti e dagli elementi naturali.

Concludiamo il giro e torniamo verso casa. 

venerdì 3 novembre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Lesina * Marina di Lesina * Castel del Monte * Murgia * Venosa * Mentana

3 novembre 2017

Lesina * Marina di Lesina * Castel del Monte * Murgia * Venosa * Mentana


Ci svegliamo presto per la poppata di Giulia e prepariamo i bagagli, verso le 6.30 siamo sulla Ford Focus pronti per partire, salutiamo idealmente Lesina e ci dirigiamo verso il mare, a Marina di Lesina, in questo periodo dell’anno una specie di città fantasma. Il mare è limpido, si vede il promontorio del Gargano e all’orizzonte le Isole Tremiti. Mamma Valentina immerge i piedi nell’acqua fredda scatenando una ilare curiosità da parte di Giulia, che vede il mare aperto per la prima volta. Risaliamo sulla Ford Focus e partiamo verso Castel del Monte, il castello federiciano intriso di irrisolti misteri matematici. Attraversiamo il Tavoliere delle Puglie, una distesa di vigneti, frutteti e uliveti in cui immergiamo il nostro sguardo assetato di colori autunnali. Il paesaggio è a dir poco meraviglioso, orizzonte infinito di linee, colori, luci. Castel del Monte si staglia sulla collina nella sua austera solennità, ci fa immediatamente pensare ad una rampa di atterraggio o di lancio per astronavi. Parcheggiamo la Ford e ci incamminiamo con il Book 51 sulla strada nel bosco che ci porta verso il castello. Il rumore del silenzio, il profumo di abeti e terra, il caldissimo sole del Sud ci scaldano il corpo e le menti. Dobbiamo parcheggiare il Peg Pérego accanto alla biglietteria e iniziamo il nostro giro turistico, siamo in ritardo per la prima visita guidata ma raggiungeremo la seconda. Appena entriamo proviamo una fortissima emozione intellettuale. Non è tanto la bellezza delle forme, che pure è parte dell’architettura dell’edificio, bensì la sensazione di essere immersi in una struttura matematicamente concreta. Saliamo le scale, ci fermiamo per la poppata di Giulia, Papà Claudio scende per ascoltare la visita guidata, ci ritroveremo dopo qualche decina di minuti al piano superiore. Ascoltiamo con grande interesse le varie teorie sulla destinazione d’uso di quello che è forse il più misterioso tra i 111 castelli fatti costruire da Federico II di Svevia e ci beiamo del panorama esclusivo che si gode dalle finestre. Scendiamo e torniamo verso la Ford, decidiamo di non assaporare le burratine di Andria, che Mamma Valentina non può mangiare in questo momento e andiamo via con l’acquolina in bocca pensando alle delizie che non mangeremo. Attraversiamo l’Alta Murgia, un parco di rara bellezza che sembra uno scenario cinematografico e arriviamo a Venosa, la città di Orazio, passando dalla zona industriale, alquanto fatiscente. La cittadella è splendida, un quadro tridimensionale, con una zona archeologica decisamente interessante ma preferiamo proseguire anche perché sentiamo un certo languorino e all’orizzonte non sembra vedere luoghi in cui placare il nostro appetito. Ci avviciniamo a Melfi, stavolta vediamo la vasta area industriale e proseguiamo verso casa. Ci fermiamo presso un distributore di benzina dove Papà Claudio trova ottimi panini e sembra svolgersi davanti a noi un curioso siparietto satirico. Ci dirigiamo dunque verso casa, stanchi e abbastanza affamati. Ci fermiamo varie volte per poppata e cambio pannolino, Mamma Valentina massaggia la schiena di Papà Claudio e Giulia ma poi comincia ad avvertire un deciso senso di nausea. Arriviamo a Mentana stanchissimi e dopo poppata, cambio pannolino, minestrina calda preparata da Papà Claudio e tazzona di tisana ci addormentiamo.  

giovedì 2 novembre 2017

Mentana * Lesina

2 ottobre 2017

Mentana * Lesina

Ci svegliamo presto per la prima poppata di Giulia, ci riaddormentiamo crogiolandoci nel tepore delle coperte fino a che decidiamo di alzarci, pigramente. La giornata è bellissima e decidiamo di partire per una gita, prepariamo velocissimamente la Samsonite rossa regalataci da Nonni Lucilla e Pietro in occasione del viaggio più importante della nostra vita, quello verso il reparto di Ostetricia dell’Ospedale di Orvieto Ciconia. Facciamo colazione, carichiamo le valigie, il Peg Pérego Book 51 sulla Ford Focus, i rimasugli di melanzane alla parmigiana di Nonna Lucilla e partiamo verso Sud-Est. Ci fermiamo nel solito Autogrill sull’Autostrada dei Parchi per la poppata di Giulia e la colazione di Mamma Valentina e Papà Claudio. Ripartiamo. Le montagne di Lazio e Abruzzo ci incantano con la loro straordinaria bellezza, resa ancor più imponente dal foliage autunnale. Il nostro umore, già buono, migliora sensibilmente nel momento in cui ci immergiamo nella spettacolare nube di rossi, gialli, arancioni, verdi e blu che caratterizzano la stagione più riccamente colorata dell’anno. Attraversiamo l’Abruzzo, verso Est. Vigneti grondanti luminosità e argentei uliveti si alternano a boschi e montagne con nevi perenni fino a che il mare si schiude davanti ai nostri occhi nella sua densa immensità. Giulia dorme beata e proseguiamo fino a giungere a Lesina, paesino di confine tra tre regioni, porta settentrionale verso il Gargano, potenziale porto di Kalive. Troviamo immediatamente un posto dove dormire presso un ex cotonificio ristrutturato di recente, veniamo accolti con molta gentilezza, scarichiamo la Ford, cambiamo il pannolino di Giulia che si è svegliata giusto in tempo per una poppata in santa pace. Andiamo verso la laguna dove un tramonto memorabile saluta l’alba di una luna immensa che sembra danzare tra le casette e il campanile della cattedrale. Tutte le sfumature del rosso sembrano voler danzare con il blu illuminato dal nostro satellite, nella perfezione assoluta del tempo presente. Un’impressione contemplativa che sarebbe piaciuta molto a Monet. Camminiamo fin quasi al centro della laguna attraverso un comodo ponte di legno, l’eco del Floating Piers sull’Iseo ci accarezza la memoria sensoriale. Ci sentiamo felici in questo spettacolare splendore. Comincia a fare freschino, facciamo un giro veloce per le vie del centro, illuminate dai lumini per onorare i defunti e adornate con cesti di vimini colmi di zucche, una piccola sosta in un panificio dove Mamma Valentina ritrova il gusto strepitoso dei panzerotti idruntini che assaggia dalle mani di Papà Claudio, e dunque ci incamminiamo verso un chioschetto con annessa pedana galleggiante, rimaniamo all’interno per la poppata di Giulia, estratti di frutta, aperitivo e chiacchierata musicale. Salutiamo e torniamo verso l’appartamentino, mentre Mamma Valentina si occupa del cibo di Giulia, Papà Claudio si occupa di acquistare carne e pasta necessari per la cena e la birretta perfetta per la partita di calcio trasmessa in TV. Ci addormentiamo presto, piuttosto stanchi. 

domenica 29 ottobre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Tempietto sul Clitunno * San Salvatore di Spoleto * San Gemini * Mentana

29 ottobre 2017
Mentana * Tempietto sul Clitunno * San Salvatore di Spoleto * San Gemini * Mentana


Ci svegliamo intorno alle 4 per la prima poppata di Giulia, ci riaddormentiamo e ci risvegliamo intorno alle 7 ora legale. Papà Claudio protesta perché Mamma Valentina non ha preso in considerazione che per l’ora solare sarebbero le 6, Giulia dorme satolla. Ci prepariamo, carichiamo il Book 51 sulla Ford Focus e partiamo alla scoperta del sito seriale UNESCO I Longobardi in Italia. La prima tappa è il Tempietto sul Clitunno a Campello sul Clitunno, pochi chilometri a Nord di Spoleto e pochi metri dalle fonti del Clitunno. Arriviamo ma il sito è ancora chiuso al pubblico, diamo uno sguardo, ci sembra particolare ma non riusciamo ancora ad avere un’idea chiara dell’immaginario longobardo, d’altronde neanche storici e archeologi sono concordi nel datare la costruzione che ha notevoli caratteri classici. Per arrivare attraversiamo maree di alberi colorati dall’autunno con sfumature che passano dal verde al giallo fino al rosso più acceso e al marrone in tutte le sue possibili sfumature. Ci soffermiamo a guardare le costruzioni rurali, molto suggestive con la vite americana che si annoda all’edera in un tripudio di bellezza naturale messo in risalto dal candore delle pietre e dell’argilla. Macine di marmo sono sparse sulle rive del limpidissimo fiume, la musica del bosco sembra raccontarci storie di un futuro remoto mediante elementi del passato. Una strana coppia, donna steampunk con elegante canide bianco attraversano la nube di foglie e raggi luminosi, ci saluta scrutando curiosa il telaio del Peg Pérego. Giulia reclama un po’ di latte caldo che le viene prontamente fornito dal seno di Mamma Valentina. I custodi del tempietto arrivano poco dopo, aprono il cancello, la biglietteria e i portali, ci forniscono un opuscolo informativo, poche parole in un luogo che sembra racchiudere in sé l’essenza di un’epoca arcaica e avvolta nella nebbia dell’ignoranza. Ci stupiamo nel vedere la foggia decisamente classica del tempio, vi sono differenze rispetto a quelli che siamo abituati ad osservare nella provincia di Roma, all’interno vi sono affreschi recuperati a fatica di un gusto che è difficile immaginare in quell’architettura. I confini temporali e stilistici sembrano molto labili in questo luogo di culto. Pare che i Longobardi abbiano, in effetti, cominciato a costruire edifici monumentali e duraturi dopo essere entrati in contatto, in modo piuttosto brusco, con la civiltà romana ma lo stile che contraddistingue i segni territoriali delle gentes Langobardorum è caratterizzato da una semplicità formale assai differente dalla purezza classica. Il tempietto ci sorprende notevolmente, sembra racchiudere in sé tutte le contraddizioni e le differenti spinte culturali del tempo. Riprendiamo la Focus, non partiamo subito per poppata e cambio pannolino e ripartiamo verso la seconda tappa della nostra gita: San Salvatore a Spoleto. Il santuario è visitabile soltanto dall’esterno, causa lavori di restauro, riprendiamo la via di casa riservandoci di visitare Foligno un altro giorno. Riattraversiamo il fiume frondoso di luci e colori, ci fermiamo per una sosta a San Gemini, il paesino ci accoglie e ci fa pensare ad elfi e personaggi fiabeschi, il cielo è grigio e il vento piuttosto freddo, torniamo verso Mentana senza aver mangiato. 

sabato 21 ottobre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Bagno Vignoni * Mentana

21 ottobre 2017

Mentana * Bagno Vignoni * Mentana


Dopo la prima poppata di Giulia intorno alle cinque Mamma Valentina si alza e finisce di cuocere l’arrosto, Giulia si riaddormenta e Papà Claudio si rigira nel letto cercando di rimanere tra le braccia di Morfeo ancora un po’. Quando l’arrosto è cotto, il sole è sorto e l’aria si è scaldata ci alziamo tutti quanti, dunque Papà Claudio carica la Ford Focus con il Peg Pérego Book 51, il beauty case Samsonite, regalatoci dai Nonni Lucilla e Pietro, e tutto il necessario per una giornata fuori. Dopo un saluto a Nonna Enza e alla piccola Saretta lasciamo un pensierino a Gianluchino per il suo compleanno e partiamo infine verso la Val d’Orcia. L’aria inquinata sembra avvolgere la città di Roma mentre nella Sabina romana l’autunno si esprime nei caldi colori di un’ottobrata che sembra essere un inno alle belle giornate e al bien vivre italiano. Appena entriamo in autostrada ci fermiamo per una sosta poppata, poi proseguiamo tra pianti disperati, giochi musicali, tentativi di sonno e proteste da parte di Papà Claudio che afferma che non serve percorrere tanti chilometri per ‘un pediluvio’. Arriviamo a Bagno Vignoni dopo appena due soste che sfruttiamo per continuare a leggere storie di donne del Risorgimento. Il parco dei mulini ci accoglie nel silenzio rilassante della campagna toscana, con il ruscello di calda acqua solfurea e qualche mormorio a fare da colonna sonora allo splendido panorama, morbidamente brullo, della Val d’Orcia. Dopo un breve ‘pediluvio’ ci dirigiamo verso una specie di negozio di alimentari trasformato in osteriola con tavoli all’aperto. Papà Claudio mangia salumi, Mamma Valentina pecorini e Giulia il latte materno. Un delicato venticello rende più gradevole la tiepida aria autunnale, ci immergiamo nell’immensità della campagna, immaginiamo la pioggia di meteore di questa notte, pensiamo che forse potremmo fermarci da qualche parte per osservarla senza inquinamento luminoso ma ridiamo pensando che molto probabilmente non resisteremmo svegli fino a mezzanotte inoltrata. Facciamo una passeggiatina nella piazza con la vasca termale al centro del paesino tante volte utilizzata nei film per la sua unica bellezza e proseguiamo. Abbiamo voglia di stare ancora un po’ in quel silenzio, di goderci la bella giornata e ci fermiamo in un bar che sembra un pub newyorkese in piena Toscana. Chiacchieriamo brevemente con la persona che ci porta il succo di frutta e la birretta alla spina e riprendiamo la via di casa. 

domenica 8 ottobre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Abbazia di Farfa * Mentana

8 ottobre 2017

Mentana * Abbazia di Farfa * Mentana


Ci svegliamo abbastanza presto per la poppata di Giulia, Mamma Valentina prepara le ferratelle prima dell’alba, svolgiamo alcune attività casalinghe e decidiamo di andare a fare una piccola gita visto che la giornata è a dir poco splendida. Carichiamo il Peg Pérego Book 51 e tutto il necessario per una giornata fuori casa sulla Ford Focus SW e ci dirigiamo verso l’Abbazia di Farfa, in piena Sabina reatina. Papà Claudio trova una strada alternativa a quella solita e arriviamo velocissimamente, giusto in tempo per la visita guidata delle 12. Scopriamo quindi che è stata una delle due più importanti abbazie del Medioevo, insieme a quella di Cluny, che è l’unica costruzione in Italia con un particolare fregio carolingio e che, nel periodo di massimo splendore, contava circa cinquecento monaci e deteneva il controllo su ben sei porti mediterranei, dislocati sia sul Tirreno che sull’Adriatico. La guida ci racconta dettagli e storie collegate a questo luogo e a Mamma Valentina viene immediatamente in mente l’interessantissimo libro ‘I dodici abbati di Challant’ di Laura Mancinelli allorché ci spiega che non è possibile visitare il refettorio piccolo perché occupato dalla veglia funebre di un monaco. Proseguendo nella ricchissima biblioteca il nostro cicerone ci racconta della genesi di un altro testo letterario, ‘Il nome della rosa’ di Umberto Eco, che pare sia stato estesamente ispirato proprio alle cronache medievali sulla fondazione dell’abbazia. Visitiamo velocemente la chiesa e poi ci rilassiamo nel baretto del monastero sotto l’ombra dei platani, allietati dal soave suono di una fontana. Nel piccolo borgo ferve l’attività con il mercatino della seconda domenica del mese affollato da turisti ed escursionisti. È presto l’ora di ripartire e torniamo verso Mentana con qualche piccola sosta. 

sabato 7 ottobre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Villa Torlonia * Colle Oppio * Mentana

7 ottobre 2017

Mentana * Villa Torlonia * Colle Oppio * Mentana


Ci svegliamo presto con l’idea di andare a Roma, ci prepariamo con una certa stanchezza accumulata durante la settimana e riusciamo a partire poco prima delle dieci. Papà Claudio carica il Peg Pérego Book 51 nella Ford Focus SW bianca la cui carrozzeria è stata pulita dal temporale notturno che ha rinfrescato l’aria lasciando dietro di sé nuvole ripulite da un vento persistente. Chiamiamo Fabrizio, cugino di Mamma Valentina, e ci diamo appuntamento a Villa Torlonia. Mentre Giulia sugge il latte materno in macchina lui, sua moglie Rosy e i loro figli ormai grandicelli Matteo e Andrea arrivano in bicicletta dalla loro abitazione, non lontana dalla Villa. Il vento continua a spirare, troviamo riparo accanto alla vetrata di un edificio nel parco, non distante dall’ingresso su Via Nomentana e lì incontriamo l’allegra brigata. Baci abbracci e poi ci dirigiamo verso il bar La Limonaia per un caffè. Chiacchieriamo e poi ci dirigiamo verso San Pietro in Vincoli, dove incontriamo un’altra parte di famiglia e amici. Roma è ammantata dalla dorata luce d’ottobre ma vediamo ben poco perché la Chiesa con il Mosè creato da Michelangelo per il sepolcro di Giulio II è chiusa e la città non è accessibilissima con il Book 51. Ripieghiamo verso un baretto a Largo della Polveriera che prende il nome dalla strada in cui si trova e conversiamo amabilmente, dunque riprendiamo la via di casa. 

sabato 30 settembre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Melfi * Benevento * Mentana

30 settembre 2017

Mentana * Melfi * Benevento * Mentana

Ci svegliamo prima delle cinque per provare ad andare in Basilicata, regione che ancora non conosciamo e che vorremmo esplorare da tempo. Giulia fa la poppata della mattina mentre Papà Claudio cerca di svegliarsi e, tra uno sbadiglio e l’altro, carica sulla Ford Focus SW il Book 51 Peg Pérego e tutto il necessario per una gita con eventuale sosta. Non sappiamo quanto tempo impiegheremo per raggiungere Melfi e Rionero in Vulture, mete della nostra gita, con le fermate intermedie per cambio pannolino e poppate. Alle 5.30 siamo sulla Focus pronti per una nuova avventura. Giulia si addormenta quasi subito mentre Mamma Valentina le accarezza i piedi e le manine, è ancora notte ma non troppo buio, non c’è traffico in giro e una splendida alba ci accoglie dalle parti di Pietravairano, paese della Campania dove è stato scoperto nel 2000 un interessantissimo teatro-tempio forse di epoca romana repubblicana, noto attualmente col nome di teatro-tempio del Monte San Nicola, caratteristico per la struttura più simile a quella greca, con le gradinate appoggiate su un colle, che a quella romana e per l’ipotetica, per ora, connessione spazio-temporale con altri templi disseminati sul territorio.
Il sole si fa spazio tra le montagne del Parco del Matese con la limpidezza di un fiume di luce che trova il suo naturale percorso tra le rocciose aspre morbidezze sacre ai Sanniti, i suoi raggi dorati si mescolano ad una lieve bruma che par quasi voler decorare gli splendidi vigneti del beneventano adagiati tra montagne non troppo alte e puntellati di grandi rocce solitarie. I filari della zona dell’Aglianico sono disposti in modo alquanto pittoresco, quasi a ricreare quei simboli che ritroveremo poi nel vasellame preromano custodito nel museo del castello di Melfi, dove giungiamo, dopo alcune soste per poppata e cambio pannolini, in tarda mattinata, passando in mezzo ad un impressionante parco per la produzione di energia eolica costruito in un territorio di rara bellezza, la Valle dei Lupi, che molto ci fa pensare alla Spagna e alla Scozia.
Melfi antica pare una colata di bianca lava che parte dal severo castello svevo per arrivare alla cattedrale in un insieme armonioso e gradevole di piccole case affastellate l’una accanto all’altra a creare un intrico di vicoletti e corti di semplice poesia. I portoni delle case in pietra bianca sono adornati da collane di rossi peperoncini e verdi ricci di castagne, la cui produzione è tipica di queste zone e il vento, seppur alleggerito della sua forza grazie all’irregolarità del reticolo stradale, pulisce l’aria portando lontano l’inquinamento degli stabilimenti situati nella moderna zona industriale. Parcheggiamo davanti al castello, ammiriamo la cittadella dall’alto e ci incamminiamo su quello che un tempo era un ponte levatoio all’interno della struttura dove sono state proclamate le Costituzioni Melfitane mentre l’averroista scozzese Michele Scoto e il matematico pisano Leonardo Fibonacci gettavano le basi della moderna cultura classica e scientifica.
La parte medievale del castello è chiusa, ci informano i cortesi custodi che contestualmente ci fanno accomodare in una sala per allattare Giulia, ma abbiamo comunque modo di vedere un impressionante sarcofago marmoreo ritrovato nel territorio circostante e un’interessante collezione di reperti antichi, tra cui un corredo funebre di una nobildonna che troviamo di particolare attualità. Tra i monili e le ampolle ce n’è una, infatti, che rappresenta i sette pianeti allora conosciuti con al centro il fulmine simbolo di Zeus e le indicazioni sulle scoperte scientifiche e astronomiche note all’epoca. Ci viene subito da pensare ad una Margherita Hack del passato e cerchiamo di immaginare, con le scarse conoscenze, causa una nostra decisa ignoranza in materia, delle usanze di quelle popolazioni nell’antichità, la vita di questa donna evidentemente appassionata di scienze e forse scienziata di cui poco sappiamo. Sembra quasi di vederla, coperta da caldi mantelli o avvolta in morbide tuniche estive mentre osserva il cielo e il moto delle stelle, annota nella sua mente i cambiamenti e cerca di comprendere le leggi per noi oggi basilari della matematica e delle cosiddette scienze esatte. Probabilmente anche lei avrà avuto le sue beghe e le sue difficoltà a far accettare la sua impertinente presenza femminile tra i dotti con cui probabilmente amava conversare di massimi sistemi e forse, chissà, potrebbe aver contribuito in modo consistente allo sviluppo progressivo dell’astronomia. Sicuramente i rapporti matematici sono una costante nel particolarissimo castello di Melfi, costruito da Federico II e poi restaurato dalla famiglia Doria in pieno Rinascimento, in cui le spigolose linee tipiche dell’architettura federiciana si incontrano con la purezza delle morbide curve rinascimentali a creare un insieme di geometrie dialoganti. Forse il paesaggio quasi ossimorico ha ispirato lo sviluppo e la proliferazione della conoscenza in questo che in antichità era un crocevia molto affollato e oggi è uno di quei segreti tesori ben custoditi della bellissima Italia. La sola presenza in questo luogo di Michele Scoto e Leonardo Fibonacci dovrebbe bastare a rendere l’idea di quali e quanti collegamenti tra Oriente e Occidente vi siano stati, ne parliamo mentre Mamma Valentina si appoggia su alcuni scalini per allattare Giulia e Papà Claudio sembra particolarmente rapito da un reperto in bronzo raffigurante una donna alata che tiene in braccio un uomo. Lo scozzese era uno tra i massimi esperti di Averroè, il dotto arabo nato a Cordova nell’attuale Spagna i cui commenti alla Poetica di Aristotele permisero la ridiffusione, la tutela e la conservazione del fondamentale testo greco mente Fibonacci era un matematico fine conoscitore del mondo arabo, ossia di quell’area del Mediterraneo che in quel momento era intellettualmente e culturalmente vivacissima, e della numerazione araba e indiana. Sembra quasi di sentire tra i rumori di bicchieri colmi di gustoso vino del Vulture o di Aglianico le loro voci intrecciare i fili di quello che sarebbe stato il sapere moderno in tante lingue diverse, ispirare la costruzione di luoghi di cui ancora non si conosce l’utilizzo e di cui non si sono comprese le funzioni.
Finiamo il nostro giro con le menti colme di stimoli intellettuali, salutiamo e all’uscita un gruppetto di giovani ci invita a vedere una mostra ma un refolo di freddissimo vento ci fa desistere e ci incamminiamo verso la cattedrale. Giulia ha bisogno di respirare un po’ d’aria fresca e, bardata con il piumino fiorato regalatole da Graziella, dalla copertina fatta a mano da Nonna Enza e dal bavaglino in tono regalatole dalla Prozia Anna, si incammina in braccio a Mamma Valentina per le stradine del borgo mentre Papà Claudio carica il Book 51 sulla Focus e trova parcheggio davanti al tribunale. Alla fine della discesa Mamma Valentina ha la sensazione fortissima di essere uscita non tanto dal castello di Melfi quanto dall’Alcazaba di Almeria, sensazione che viene rafforzata da alcune piazzette che ricordano in modo impressionante il quartiere arabo della città spagnola. Ripassiamo davanti alla statua in bronzo che ci aveva accolto entrando nel borgo raffigurante alcuni bambini intenti a giocare a ruba-bandiera. Passiamo davanti alla casa natale di Francesco Saverio Nitti, garibaldino e mazziniano Presidente del Consiglio del Regno d’Italia, economista di fama internazionale e politico liberale, liberista e libertario di rara intelligenza.

Ci fermiamo poi in una bottega per acquistare alcune ceramiche e facciamo giusto in tempo ad ammirare lo splendido campanile della cattedrale prima di ripartire verso Mentana. Il vento si fa sempre più freddo e il cielo sempre più grigio, qualche gocciolina di pioggia ci convince decisamente a riprendere la via di casa, facciamo una rapidissima visita a Benevento senza trovare il modo di fermarci e ripartiamo speditamente. Arriviamo a Mentana prima delle otto di sera, giusto in tempo per la cena e per alcuni acquisti. 

domenica 17 settembre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia * Mentana * Allerona * Orvieto * Mentana

17 settembre 2017

Mentana * Allerona * Orvieto * Mentana


Ci svegliamo intorno alle sette per la prima poppata di Giulia, il tempo non sembra pessimo per cui decidiamo di andare a fare una gita. Papà Claudio preferirebbe forse restare a pigrare tutto il giorno ma Mamma Valentina ha tutta l’intenzione di esplorare i dintorni, fare una passeggiatina e prendere un po’ d’aria fresca e pulita dopo le recenti piogge. Il sito del meteo prevede bel tempo ad Allerona, Orvieto e Siena, brutto tempo a Spoleto, Perugia e Sperlonga. Ci prepariamo piuttosto velocemente, carichiamo il Book 51 sulla Ford e partiamo diretti verso Orvieto e Allerona. Il cielo è semplicemente meraviglioso, di un plumbeo grigio azzurro molto simile al colore degli occhi di Giulia. Attraversiamo velocemente la Sabina romana e la Tuscia, la campagna dell’orvietano è caratterizzata dall’alternarsi di vigneti, oliveti, macchia boschiva, calanchi e borghi abbarbicati accanto a oppure sopra isole di terra. Mentre ascoltiamo la soave voce di Philippe Jarrousky e le melodiose note dell’Arpeggiata ci troviamo immersi in un temporale, immediatamente prima di arrivare all’uscita autostradale di Orvieto. Pensiamo sia il caso di tornare indietro ma il cielo verso Nord sembra limpido e proseguiamo. Giungiamo ad Allerona attraversando i vigneti di questa parte dell’Umbria, affatto diversi da quelli della confinante Toscana, in cui intere colline sono ordinatissimamente coltivate soltanto a uva, senza lasciare spazio a boschi o altre piante. Il confine tra coltivato e incolto, selvaggio, è molto più labile nell’orvietano. I cumulonembi creano spettacolari giochi di luci mostrando immagini nascoste nelle fantasie di chi sa ancora leggere forme e disegni tra le scenografiche formazioni di goccioline d’acqua. Ci addentriamo in un bosco alla ricerca di Villa Cahen che dista circa quattro chilometri dalla strada principale, già piuttosto dissestata per i naturali smottamenti del terreno argilloso, su percorso escursionistico. Ne percorriamo uno all’interno della Selva di Meana e torniamo indietro verso il borgo, inserito tra i Borghi più belli d’Italia. L’atmosfera è surreale, un silenzio d’altri tempi viene riempito soltanto dal vociare di bimbi e persone che parlottano e si salutano. Sembra di essere in una piccola parte del centro storico di Mentana, ristrutturata e con fiorellini a finestre e balconi, senza nient’altro intorno se non un panorama decisamente bello, tra calanchi, dolci colline, vigneti e uliveti da una parte e il pressoché incontaminato Parco di Monte Peglia e Selva di Meana dall’altra. Una piccola piazzetta ci porta verso la pieve di Santa Maria Assunta in Allerona, una chiesa con battistero, plebana appunto con una struttura medievale del XII secolo a navata unica. Troviamo molto bello un affresco nell’abside realizzato dal pittore senese Arturo Villigiardi in epoca recente, nel 1896, che ci sembra coniugare lo stile preraffaellita di Dante Gabriele Rossetti con ispirazioni giottesche. Usciamo e torniamo verso la Focus anche se ci fermiamo per un prosecco e un succo in quello che ci sembrerebbe l’unico bar di un paesino in cui salutarsi è consuetudine, cui ci adattiamo all’istante. Chiacchieriamo un po’, passeggiamo intorno alle mura, vorremmo andare al locale museo ma ci viene fame, è troppo presto per pranzare quindi decidiamo di dirigerci verso Orvieto, cittadina in cui ci sentiamo a nostro agio. Facciamo un giretto per il centro e finalmente proviamo una gelateria e un ristorantino che da tempo ci avevano ispirato. Durante la gravidanza non era possibile fermarci in luoghi di ristoro per cui abbiamo approfittato della bella giornata per concederci qualche momento di gustoso svago. Giulia si sveglia appena arriviamo al ristorante, con un tempismo perfetto per una poppata comodamente seduti. Mentre mangiamo conversiamo amabilmente con due donne torinesi, una madre e una figlia, che vengono dalla Campania dove hanno visitato la Costiera Amalfitana e Pompei. Conversiamo amabilmente spaziando su argomenti vari, dal turismo alla pedagogia, dalla religione ai danni causati dai Savoia durante il glorioso Risorgimento italiano. Papà Claudio va a riprendere la Ford, parcheggiata dall’altra parte di Orvieto, cambiamo il pannolino, e ripartiamo. Sull’autostrada di fermiamo un paio di volte per fare rifornimento, per cambio pannolini e poppate. Torniamo a Mentana verso le cinque del pomeriggio, una discussione tra Papà Claudio e Mamma Valentina conclude non amabilmente la gita. 

sabato 9 settembre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia * Mentana * Orvieto * Arezzo * Mentana

9 settembre 2017

Mentana * Orvieto * Arezzo * Mentana

Ci svegliamo prima delle sei per la poppata mattutina di Giulia, ci alziamo, litighiamo, incartiamo e impacchettiamo confetti e ciammelle a cancellu per il personale dell’ospedale di Orvieto. Carichiamo il Peg Pérego Book 51 sulla Ford Focus e tutto il necessario per star fuori circa una giornata. Ultima poppata prima di partire e poi via verso l’ospedale Santa Maria della Stella di Ciconia, Orvieto. Il cielo è grigio azzurro, grossi nuvoloni minacciano di guastare la giornata. Prima di entrare in autostrada un aereo sembra salutarci con volteggi e avvitamenti acrobatici. Arriviamo giusto in tempo per l’appuntamento, nel reparto ci accolgono con allegria. Finita l’incombenza che ci conferma che il corpo di Mamma Valentina ha ripreso appieno le funzioni biologiche andiamo verso l’autostrada e arriviamo ad Arezzo prima della chiusura del ristorante con qualche sosta in piazzole e autogrill per le poppate di Giulia.
Papà Claudio si dirige velocemente verso il punto di ristoro, il duomo con gli affreschi di Piero della Francesca sarebbe aperto ma il suo stomaco suggerisce di proseguire senza indugiare oltre. Troviamo subito la strada dell’antica trattoria dove avevamo festeggiato il compleanno di Mamma Valentina con Nonni Lucilla e Pietro e gli amici più familiari, c’è da aspettare un po’ e abbiamo l’acquolina in bocca al ricordo di quanto avevamo mangiato tre anni prima. A parte il tartufo sui pici, niente per cui sarebbe valsa la pena percorrere tutti quei chilometri, tornando verso la Ford passiamo nuovamente davanti al duomo aperto ma per vedere gli affreschi, nonostante sia vuoto, è necessario attendere un’ora. Andiamo via sperando di mangiare un gelato ma non ci sembra una buona idea e partiamo di nuovo, non senza aver fatto un giro per vedere la facoltà di pedagogia, che non troviamo. Riprendiamo l’autostrada e impieghiamo parecchie ore per tornare tra soste allattamento e ricerca di qualcosa da mangiare per Mamma Valentina, notevolmente affamata, che nel frattempo decide di non iscriversi all’università senese con sede distaccata ad Arezzo. Sul percorso ci saluta una splendida poiana con un’apertura alare davvero impressionante.

Arrivando a Mentana troviamo le strade tutte chiuse per una festa con processione ma alla fine riusciamo ad arrivare. 

sabato 2 settembre 2017

Cronachette di un viaggio in Italia * Mentana * Piediluco * Mentana

2 settembre 2017

Mentana * Piediluco * Mentana


Ci svegliamo intorno alle sei per la poppata mattutina di Giulia. Nuvoloni grigi sembrano volerci dissuadere dall’idea di una gitarella a Piediluco. 

Decidiamo comunque di provare, per cui prepariamo bagagli, borse e Book 51 Peg Pérego, facciamo una prima colazione, Papà Claudio prende un antidolorifico per contrastare i dolori muscolari della prima settimana in officina dopo l’estate e carica la Ford Focus. 

Facciamo una seconda colazione da Nonno Pietro e Nonna Lucilla, afflitta da un antipatico torcicollo. 

Nel frattempo il tempo sembra rasserenarsi e decidiamo di avviarci verso il laghetto umbro, anche se prima facciamo una piccola sosta al mercato dove Papà Claudio acquista semi di anice per preparare le ciammelle a cancellu, o ciambelle a cancello, Mamma Valentina allatta Giulia e le cambia il pannolino. 

Siamo pronti, partiamo. Percorriamo la Via Salaria fino a Rieti per poi dirigerci verso Terni. La Sabina si schiude al nostro sguardo con la bellezza degli uliveti che danzano col vento sulle morbide colline alle pendici degli Appennini. 

Arriviamo a Piediluco, ameno borgo che affaccia direttamente sul lago di fronte ad un isolotto che immaginiamo essere Montisola, una coincidenza che ci fa immediatamente pensare a Monte Isola presso il Lago Iseo. 

In effetti i due laghi un po’ si somigliano, o forse è una nostra suggestione, da qualche giorno pensiamo a Cernunnos e agli abitanti della Valcamonica, una valle di simboli a cui siamo particolarmente affezionati. 

All’entrata del paese una coppia di pastori maremmani sembra volerci dare il benvenuto. 

Troviamo abbastanza facilmente parcheggio all’ombra, scendiamo le scale verso il lungolago. 

Papà Claudio porta la culla e Mamma Valentina porta Giulia in braccio. Le fasce portabebè si sono rivelate decisamente poco adatte a noi. 

Una bella poppata di fronte al lago e all’isola a forma di monte prima di iniziare ad esplorare Piediluco è quello che ci vuole per rilassarsi e scoprire un posto nuovo. 

Il vento è un po’ forte per cui copriamo la culla con particolare attenzione ma Giulia sembra non gradire, vuole esplorare anche lei il nuovo luogo, le luci delle nubi che si riflettono sulla superficie liquida, i suoni del silenzio e della natura. 

Passeggiando dobbiamo fare un paio di volte su e giù per le scale perché il lungolago non è completamente accessibile con la culla ma incontriamo un cartello commemorativo di Galileo Galilei, il Linceo, ci vengono in mente le passeggiate di Federico Cesi e le avventure di Giuseppe Tucci. 

Arriviamo sulla piazzetta e poi fino ad una riva ornata da salici, nel percorso incontriamo germani reali e altri abitanti del lago. 

Ci fermiamo per allattare Giulia e per fare un piccolo brunch in un baretto con vista lago e tante piante, ci dedichiamo un momento di puro relax tra lo sciabordio lieve delle onde, l’arietta fresca e le nuvole che si rincorrono nel cielo ambiguo di questo inizio settembre. 

È ora di tornare verso casa, preferiamo passare sulla via principale del paese piuttosto che sul lungolago per evitare correnti, ci fermiamo per ammirare la locale chiesa duecentesca che è accessibile dal corso soltanto salendo alti gradini, Mamma Valentina e Papà Claudio entrano uno alla volta mentre Giulia dormicchia in culla. 

La chiesa a navata unica ha subito notevoli restauri ma qualcosa di un’antica bellezza semplice e schietta è rimasta, affreschi e dipinti di botteghe umbre adornano i muri altrimenti abbastanza spogli, per essere una chiesa italiana, in un altro Paese sarebbe forse monumento nazionale.

Riprendiamo la stradina e saliamo sulla Focus, pronti per tornare a Mentana. Papà Claudio avrebbe voglia di passare a Poggio Bustone, paese che ha dato i natali a Lucio Battisti, Mamma Valentina ha voglia di un gelato a Rieti, Giulia decide che è ora di tornare verso casa, con qualche sosta per poppate e cambio pannolini. 

Arriviamo a Mentana a metà pomeriggio, giusto in tempo per iniziare a preparare le ciammelle a cancellu. 

martedì 29 agosto 2017

Cronachette di un viaggio in Italia * Mentana * Monteflavio * Mentana

29 agosto 2017

Mentana * Monteflavio * Mentana

Tramonto dalla pineta, Monteflavio
Ci svegliamo intorno alle sette per la prima poppata di Giulia. Papà Claudio fa finta di aprire

gli occhi ma poi si gira dall’altra parte e continua a ronfare beatamente.

Pineta Monteflavio
Trascorriamo la mattinata tra pigrizia, giochi e faccende domestiche, mangiamo e, nel secondo pomeriggio, decidiamo di uscire per andare nella pineta di Monteflavio, nel Parco Monti Lucretili. 

Il Book 51 Peg Pérego
Papà Claudio carica la Ford con tutto il necessario che gradualmente si sta ridimensionando mentre Mamma Valentina allatta Giulia prima di partire, dunque saliamo sulla Focus e ci dirigiamo verso Monteflavio. Un denso fumo nero segnala un incendio non lontano dal Barco, vicino o addirittura nel centro abitato di Mentana, carabinieri e vigili del fuoco arrivano velocemente, noi proseguiamo. 

La Sabina romana alla fine di agosto è meravigliosa, un insieme armonico di colori contrastanti con l’argilla e il verde argentato degli ulivi arrampicati sulle colline morbidamente appoggiate sui Pre-Appenini e i paesini con torri, castelli, chiese e casette abbellite un po’ alla volta, generazione dopo generazione.
Gli ultimi bagliori di luce

Arriviamo alla pineta in tempo per ammirare il tramonto sull’agro romano con alle spalle il Monte Pellecchia, non lontano dal rifugio Casa del pastore e dal luogo dove Loris Barbisan, “ottimo pilota” si legge nelle note di servizio, l'esperto Elio Pizzarri, Alfio Lorenzi e Luciano Locatelli hanno effettuato il loro ultimo volo con un Beechcraft C-45 MM 61684 Icaro 46. 

Pineta Monteflavio, Monti Lucretili
Sul percorso incontriamo alcune persone, tra cui un romano naturalizzato mentanese una mucca sul sentiero ci fa capire che forse è ora di tornare verso la Focus, d’altronde la luna è già alta e arriviamo quando gli ultimi bagliori di luce illuminano fiocamente il sasseto. Tornando ci fermiamo più volte per allattare e cambiare il pannolino e finalmente torniamo a Mentana. 



lunedì 28 agosto 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Anello della Valle d’Arano * Mentana

28 agosto 2017

Mentana * Anello della Valle d’Arano * Mentana

Ci svegliamo intorno alle sei per la poppata di Giulia, ci prepariamo svolgendo le attività mattutine con la piccoletta e usciamo un po’ tardi, l’idea di trascorrere un paio di giorni sul Monte Amiata ci sembra poco razionale e decidiamo di andare dalle parti di Campo Felice oppure Ovindoli, comunque verso il Parco Sirente Velino. 

A Papà Claudio viene in mente l’anello della Valle d’Arano, intuizione che si rivela ottima. Carichiamo nella Ford tutto il necessario per la gita, plaid, pannolini, copertine, asciugamani, cuscini, il Peg Pèrego Book 51, cibo, acqua e tutto quello che ci sembra utile, per fortuna il bagagliaio della Focus station wagon è davvero molto ampio… 

Le montagne tra Lazio e Abruzzo si aprono in un verde abbraccio anche se l’aria sembra un po’ afosa. 


Sulla strada vediamo tanto fumo bianco, grandi incendi nei parchi, purtroppo al ritorno li vedremo ingranditi anche perché non abbiamo notato mezzi per spegnere le fiamme.
 
Arriviamo a Campo Felice e proseguiamo, non scorgiamo sentieri ombreggiati nello splendido altipiano, e dunque giungiamo nella Val d’Arano. Mamma Valentina allatta Giulia mentre Papà Claudio monta la culla sul telaio, prepara panini, mangia e si occupa di tutto ciò che è necessario per la passeggiata. Parcheggiamo di fronte ad una parete rocciosa dove una poiana ha fatto il nido, la vediamo volteggiare splendida con le sue grandi e bellissime ali. 


Finita la poppata ci incamminiamo sul sentiero, una strada bianca semialfaltata e piuttosto ombreggiata con una visuale meravigliosa. Sul percorso incontriamo varie persone alquanto incuriosite dalla presenza di Giulia, che fa un po’ la timidona e un po’ la fanatica, sorride con circospezione ma fondamentalmente si interessa ai seni di Mamma Valentina, dunque al cibo, e al braccio di Papà Claudio, utilissimo per la digestione, il riposo e le attività post-digestive. 


Camminiamo per quasi tre ore, fermandoci di quando in quando per le poppate e il cambio pannolini, con alcune scene a dir poco comiche. 

Cominciamo a rilassarci, con un po’ di sospetto iniziamo a ritrovare la voglia di stare insieme che negli ultimi tre giorni si era notevolmente affievolita.

Ci godiamo la giornata con la voglia di stare bene, Mamma Valentina cammina lenta e con qualche difficoltà ma si rilassa lo stesso respirando un po’ d’aria di montagna, ascoltando il silenzio pieno di campanacci, risate di bambini, canti di uccellini e suoni del bosco. 

Papà Claudio si adegua con qualche difficoltà alla lentezza del passo ma anche lui sembra ritrovare una certa serenità.

Arriviamo al culmine dell’anello e torniamo indietro sulla strada già percorsa, piuttosto ombreggiata dai faggi, invece di proseguire nel circuito. 

La Focus è all’ombra, agevolmente effettuiamo il cambio pannolino e la poppata pre-partenza. Passiamo per Ovindoli senza fermarci, accanto al bel castello di Celano e dalle parti di Avezzano Giulia inizia a piangere chiedendo a gran voce il seno materno. 

Ci sbrighiamo a prendere l’autostrada e, appena acceleriamo sull’asfalto liscio, Giulia si calma e si addormenta, almeno per un po’. 

Ci fermiamo un paio di volte per poppata e cambio pannolino e torniamo a Mentana nel tardo pomeriggio. 

domenica 27 agosto 2017

Cronachette di un viaggio in Italia * Mentana * Rieti * Terminillo Pian De’ Rosce * Rieti * Barco * Mentana

27 agosto 2017

Mentana * Rieti * Terminillo Pian De’ Rosce * Rieti * Barco * Mentana


Ci siamo svegliati intorno alle 6 per la poppata mattutina di Giulia, assonnati e di umore a dir poco migliorabile. Dopo un sabato da incubo con continue interferenze in quei pochi momenti che ci sarebbero serviti per recuperare energie e forze necessarie ad uscire dalla convalescenza e per riprendere il tran tran quotidiano, una nottataccia e una mattina che si presentava decisamente pessima abbiamo deciso di accantonare momentaneamente l’idea di lasciarci, almeno per la giornata odierna, e di andare a fare una passeggiata. Vista la precedente esperienza con l’Abruzzo optiamo per Rieti, se dovesse far caldo in città c’è sempre il Terminillo. Carichiamo nella Focus i vari bagagli facendo attenzione a non fare prendere sole e caldo a Giulia che, come molti bimbi, si addormenta dopo pochi minuti di macchina. Quando arriviamo il termometro segna 34°C, ci fermiamo in una pizzeria a taglio per prendere qualcosa da mangiare, memori di una precedente esperienza da dimenticare con le strutture ricettive della montagna reatina. Visto che non ci sono parcheggi all’ombra, Papà Claudio rimane in macchina con Giulia, fa inversione e aspetta con l’aria condizionata accesa. Mamma Valentina entra nella pizzeria con idee confuse ma alla fine riesce ad uscire con il necessario per un lauto picnic. Ci dirigiamo senza ulteriori indugi verso il Terminillo, appena iniziamo a salire a Papà Claudio viene in mente che forse il monte è troppo alto, per fortuna ha scaricato un altimetro sul telefonino che risulta particolarmente utile. Intorno ai mille metri di altitudine c’è Pian de’ Rosce, con possibilità di parcheggiare all’ombra e una stradetta che può essere parzialmente percorsa con la navicella. Il trio Book 51 Peg Pèrego riesce a cavarsela abbastanza bene sullo sterrato, su una strada molto polverosa, quasi sabbiosa, in salita e in discesa, siamo molto soddisfatti della nostra scelta. Giulia inizialmente non capisce bene dove siamo, è più che altro interessata alla poppata post scorrazzata in macchina, appena arriviamo in mezzo al bosco e si rilassa il suo interesse per la luce che filtra tra le foglie e i rumori di campanacci, uccellini, insetti, aerei è alquanto difficile da descrivere. Quale bellezza, sembra pensare, che piacevole il lieve refolo sulla pelle e il profumo di resina e tronchi è così gradevole, che particolare questa musica composta di suoni tanto armoniosi. Stare un po’ all’aria aperta le piace e il bosco parrebbe apprezzare tale meraviglioso interessamento. Dopo un po’ è ora di tornare, c’è da cambiare il pannolino, operazione che Papà Claudio compie piuttosto agevolmente, coadiuvato da Mamma Valentina, nell’ampio e comodo bagagliaio con l’attrezzatura del caso, non essendoci acqua corrente per il bidet utilizziamo un po’ di quella minerale acquistata a Rieti, è alla giusta temperatura, non troppo calda né troppo fredda. Risaliamo in macchina, Giulia si addormenta quasi all’istante, passiamo a Rieti per una bottiglia d’acqua e per provare una gelateria che però ci convince poco per cui optiamo soltanto per la bottiglia d’acqua e torniamo verso Mentana. Sulla strada Giulia richiede a gran voce il latte, per cui facciamo alcune soste per allattarla al seno, l’ultima all’ingresso della Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e del Barco, dove incontriamo una nostra conoscente intenta in una delle sue lunghe passeggiate, ci saluta contenta di vedere la piccola e riprende la sua passeggiata. Torniamo a Mentana con la voglia di ricominciare a viaggiare. 

martedì 22 agosto 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Fonte Cerreto * Mentana

 22 agosto 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Fonte Cerreto * Mentana

Ci svegliamo presto, intorno alle 6 per la poppata mattutina di Giulia, vorremmo partire subito per la nostra prima gita in tre ma ci addormentiamo e ci risvegliamo intorno alle 7.30 con Giulia che reclama l’altro seno. Dopo il cambio del pannolino, la doccia e i bagagli per una carovana, usciamo, ci fermiamo a prendere cornetti in un’alimentari aperto di Casali e facciamo colazione da Nonni Lucilla e Pietro. L’aria è più fresca, 20°C alle 8, temperature ben diverse rispetto a quelle delle scorse settimane quando alle 6 di mattina, prima del sorgere del sole il termometro indicava i 26°C.

L’aria è tersa, con qualche nube di incendio qua e là, le montagne sono splendide, pregustiamo una splendida giornata, usciamo dal casello, entriamo nel Parco, vestiamo adeguatamente Giulia, facciamo una passeggiatina di circa 15’ e dopo neanche mezz’ora siamo di nuovo in macchina, diretti verso Mentana: se Campo Imperatore ha sentieri anche piuttosto facili, a Fonte Cerreto, con la navicella Peg-Pérego, anche se è manovrabile e adatta a qualunque terreno, si può fondamentalmente camminare soltanto sulla statale. Le prospettive di viaggio con Giulia cambiano molto. Torniamo a Mentana in tempo per pranzo. 

domenica 2 aprile 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Roma * Orvieto * Mentana

2 aprile 2017

Mentana * Roma * Orvieto * Mentana

Ci svegliamo tardi dopo una notte movimentata con lunghi momenti di veglia. Facciamo colazione, ci prepariamo e andiamo a prendere la piccola, si fa per dire, Asya alla stazione della Metropolitana. È più tardi del previsto quindi la sosta al centro commerciale salta anche per la notevole presenza di macchine e persone dovuta alla domenica uggiosa. Troviamo subito parcheggio e dopo poco arriva la figlia di Amila che Valentina ricordava ancora preadolescente. Ora è una giovane donna che sa viaggiare da sola e forse ha anche un po’ nostalgia di casa. Ci abbracciamo raccontandoci le novità, andiamo a mangiare da Mamma Lucilla e Papà Pietro che hanno gentilmente preparato un pranzo a base di verdure, riso e altre bontà naturali.
Chiacchieriamo, finiamo di mangiare e dunque ci dirigiamo verso Orvieto, la giornata non è troppo calda e la splendida cittadina umbra ci sembra perfetta per far scoprire alla nostra amica candese il Centro Italia. Arriviamo senza problemi, chiacchierando in macchina di Mazzini, di libertà e di femminismo. Parcheggiamo in centro e proseguiamo a piedi, Orvieto si presenta sobriamente affollata di turisti, non troppi e non troppo pochi. Ci dirigiamo direttamente verso il Duomo passando per il Palazzo del Popolo, il colpo d’occhio è, come sempre, splendido.
All’entrata ci fanno gentilmente omaggio del biglietto per Asya, c’è la messa, cantata, e la Cappella di San Brizio è pressoché deserta: un lusso che godiamo appieno.
Brividi di puro piacere ci pervadono appena entriamo nella ‘sfera’ a misura d’uomo e di spettatore, le immagini entrano nella nostra pelle, i colori ci incantano e ci ritempriamo con la forza espressiva di Luca Signorelli e di Beato Angelico. Scopriamo dettagli che non conoscevamo, ritroviamo collegamenti con lo Studiolo di Urbino, ammiriamo con infinita meraviglia le bellezze inenarrabili racchiuse in quello scrigno di tesori inestimabili dell’arte italiana in cui il passaggio tra Medio Evo e Rinascimento attraverso l’Umanesimo è palesemente evidente.
Indugiamo nel piacere di essere all’interno di tanta bellezza, quindi ci dirigiamo verso il Presbiterio, tornando di fatto in pieno Medio Evo con il bellissimo ciclo trecentesco interamente conservato che raffigura Storie di vita della Madonna superbamente affrescate da Ugolino di Prete, il medesimo artista che ha decorato la Cappella del Corporale dove ormai la messa è finita.
Mentre ci deliziamo occhi e sensi rimirando gli affreschi trecenteschi e il reliquiario lo spettacolare organo del Duomo inizia ad emettere suoni. Ne ascoltiamo le melodiose note osservando i dipinti, quindi veniamo inevitabilmente attratti dall’organista che ‘danza’ sulle tastiere e sulla pedaliera ricordando a memoria lo spartito. Ci fermiamo ad ascoltare il concerto fino quasi all’inizio della messa successiva. Usciamo quindi sulla piazza laterale al duomo, nella grigia giornata primaverile.
Ci incamminiamo verso il centro, Asya gioca con i cavalli di Michelangeli e quindi ci rifocilliamo con la tappa ormai consueta al Bar Montanucci.

Torniamo verso Mentana un po’ stanchi ma ricaricati di arte e bellezza. 

sabato 21 gennaio 2017

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Civita Castellana * Sant’Oreste * Bunker Soratte * Mentana

21 gennaio 2017

Mentana * Civita Castellana * Sant’Oreste * Bunker Soratte * Mentana

Ci svegliamo verso le otto con l’intenzione di andare a fare una passeggiata a Roma. L’aria tiepida di una giornata d’inverno italiana, col sole caldo che fa presagire la dolcezza della primavera, accarezza il freddo di questi giorni festivi di intensissimo gelo polare. Le notizie dell’albergo abruzzese travolto dalla slavina, dell’autobus pieno di ragazzi ungheresi e le condizioni disastrose in cui vivono i terremotati del Centro Italia ci incupiscono e ci fanno preoccupare non poco ma decidiamo comunque di fare una passeggiata, non a Roma, nella nostra bella Sabina. La prima tappa è in verità nella Tuscia, proprio al confine con la nostra regione culturale, a Civita Castellana. Mamma Lucilla e Papà Pietro ci avevano parlato del duomo cosmatesco con grande entusiasmo e da un po’ avevamo voglia di vederlo. Attraversando la Sabina contornata del bianco di Soratte, Terminillo e della neve che è scesa copiosamente anche a quote piuttosto basse, la riflessione sulla bellezza e sulla incapacità politica è inevitabile, così come la solita domanda sulle potenzialità inespresse della Regione Lazio che nell’adiacente e confinante Toscana sono invece più che valorizzate. Arriviamo a Civita Castellana, incastonata tra forre e calanchi, un vero gioiellino. Il duomo cosmatesco si staglia nel cielo azzurro pieno con qualche lieve striatura biancastra e la luna non ancora tramontata. La facciata è veramente splendida con il rosone centrale e le decorazioni musive su lievissime strutture marmoree che danno la sensazione di trovarsi di fronte ad una spettacolare forma di merletto dura come il marmo, forte come la pietra e delicata come una tela di ragno. Entriamo e il pavimento cosmatesco in stato non eccellente anche se buono di conservazione suscita in noi una grandissima emozione. Linee, forme, colori si intrecciano in eterni giochi di perfezione che riecheggiano tutte le culture mediterranee. Claudio ha un fremito di piacere nel guardare l’organo che fu suonato casualmente, una domenica, nientemeno che da Wolfgang Amadeus Mozart. Due persone emergono da dietro l’altare con l’aria felice, immantinente scendiamo le scale per vedere la cripta che ci fa pensare inevitabilmente a quella di Anagni e dove Claudio fa una interessantissima rilevazione. “A cosa ti fa pensare questo?” “Che i goti o i carolingi siano passati da queste parti” “E la forma?” “Incredibile, sembra una ciammella a cancellu”. Proseguiamo il nostro giro con la sensazione di aver fatto una scoperta sensazionale, anche se molto probabilmente non è una scoperta e non è sensazionale, ma non bisogna mai sottovalutare la percezione soggettiva degli eventi. Usciamo e ci incantiamo nuovamente nell’osservazione estatica del portale. Ci inoltriamo tra vicoli, vie e piazze per andare a vedere la fortezza Sangallo, ma c’è un museo della ceramica e il castello è chiuso. Chiediamo perché, forse è privato? No, è del Ministero pertanto è soltanto precluso l’accesso a cittadini e turisti. Una nuvoletta di nervosismo aleggia sulla nostra testa ma viene spazzata via da un cappuccino e una pastarella in un baretto pasticceria non male in cui assistiamo ad un vero e proprio siparietto teatrale che forse sarebbe piaciuto molto ad Eduardo De Filippo. Risaliamo sulla Ford Focus e ci dirigiamo verso Sant’Oreste. Le dimensioni della familiare non sono esattamente l’ideale per sfrecciare tra i vicoletti strettissimi del borgo antico ma Valentina è irresistibilmente attratta dalle indicazioni verso il Bunker Soratte, per cui ci dirigiamo da quella parte. La visuale è a dir poco meravigliosa. Parcheggiamo la Focus e proseguiamo a piedi, lungo il Percorso della Memoria che si apre con una scultura e sotto una scritta che evoca inequivocabilmente l’orrore del campo di concentramento nazista più tristemente noto della storia occidentale, quello di Auschwitz.
Camminiamo in una passeggiata quasi deserta, con un panorama incredibilmente suggestivo e qualche mezzo militare lasciato qui e là. Scorgiamo delle porte in ferro che ci fanno pensare al simbolo della NATO ma non molto di più, non almeno finché non incontriamo l’architetto che le ha progettate e che ci fa la cortesia di farci dare uno sguardo veloce in una delle gallerie, raccontandoci approfonditamente l’incredibile storia di quel luogo che vale decisamente la pena farsi raccontare a voce durante una visita guidata prenotabile online sul sito ufficiale della struttura.
Il simbolo che ci aveva tratto in inganno in realtà potrebbe evocare quello del Patto Atlantico ma è ispirata ad una croce bugnata degli edifici militari ideati, progettati e costruiti dall’architetto rinascimentale Francesco di Giorgio Martini.
Appena entriamo Valentina cambia il colore del viso e l’espressione da allegra e curiosa si trasforma in cupo terrore. Una consapevolezza della realtà tangibile di quanto la storia tutto sommato recente possa essere stata difficile, buia, atroce accompagnata al terrore puro che tutto quell’orrore potrebbe ripetersi se continueranno ad esservi delinquenti e non politici sugli scranni più alti nella vita repubblicana italiana.
Un fremito la percorre e nonostante la temperatura nel bunker, creato da una serie di tunnel, come ci spiega argutamente il nostro cicerone, l’arch. Gregory Paolucci presidente dell’Associazione Bunker Soratte, un freddo spaventevole sembra attanagliarle le membra per qualche istante. Poi la curiosità dell’amabilissima conversazione le fa tornare il colore nelle guance e sul volto. Claudio conferma di averle visto quel pallore la prima volta che abbiamo visitato L’Aquila con le gru, anche se in quel caso non era dovuto al terrore orrorifico della dittatura militare bensì alla rabbia per la tortura inflitta da un governo scelleratamente criminale alla popolazione aquilana per avidità di denari.
La spiegazione prosegue e tutta la storia europea sembra passare davanti ai nostri occhi, tra scritte italiane, tedesche, munizioni e apparecchi radiofonici.
Tutto sembra avere una prospettiva differente sotto la luce di quelle lampade così smaccatamente fasciste, una storia che parte da lontano e si ramifica ben oltre il 1945.
Il Ventennio, l’alleanza fascio-nazista, l’8 settembre ’43, la guerra del dopo ’43, la guerra civile e partigiana, i tentativi di colpi di Stato del dopoguerra fino ai plumbei anni ’70, gli avventurieri e i cercatori d’oro d’ogni dove, un paesino i cui abitanti hanno appreso nei secoli l’arte di mantenere i segreti oltre i cunicoli di cemento armato, tra gli anfratti nascosti nel tufo.
Non è soltanto italiana la storia che si svolge in quei tunnel, è l’Europa, l’America e in buona sostanza tutta la storia mondiale. Qualcosa di unico, eccezionale è accaduto nelle viscere della Terra, nel ventre solidissimo di quel monte che si staglia solitario nella campagna sabina, a soli 44 chilometri da Roma, e che è oggi un’antenna indispensabile ai sismologi di tutto il Pianeta. Fortezza inespugnabile di segreti e conoscenze, di storia e storie che hanno dell’incredibile.
Il nostro cicerone col cappellino New York ci saluta, lo ringraziamo caldamente, sulle gote di Valentina è tornato il sorriso e il colore nel frattempo. Proseguiamo a piedi fino alla fine del percorso, davanti a noi la meraviglia della natura, dietro lo splendore che talvolta nasconde l’orrido brulichio della storia umana.

Risaliamo sulla nostra autovettura statunitense, attraversiamo la Sabina e torniamo a Mentana.