sabato 28 febbraio 2015

Cronachette di un viaggio in Italia § Firenze e Impruneta


28 febbraio 2015
Firenze e Impruneta

Il relais
Ci svegliamo presto dopo una notte agitata nonostante il posto ci piaccia moltissimo. Impruneta è molto carina, le poche case che la compongono viste da lontano sembrano una linea arrampicata sulla cresta di una tra le tante colline ondose del Chianti fiorentino.
Il relais
 
L'appartamento in cui alloggiamo ci piace molto e la casa colonica è un sogno. Ieri siamo arrivati dopo che il sole era già tramontato e decidiamo di tornare in tempo per guardare il sole tuffarsi nell'orizzonte e per fare un giro tra le fornaci della famosissima terracotta.
 
Piazza del Duomo
Ci prepariamo abbastanza in fretta, lasciamo la macchina e prendiamo l'autobus che ci porterà a Firenze attraversando distese di uliveti e vigneti molto suggestivi. Avremmo forse preferito dormire un po' di più e ci sarebbe piaciuto rimanere a godere il panorama e il clima imprunetano.
 
Santa Maria Novella
Arriviamo alla fermata del bus, vediamo un'officina in vendita, proprio quella che servirebbe a Claudio, non abbiamo però intenzione di trasferirci nel Chianti e quindi facciamo e disfiamo subito i nostri progetti. Ad attendere c'è anche una ragazza probabilmente dell'Est Europa che ci fa capire che è 'normale' che un autobus ritardi qualche minuto ma è assolutamente da escludere che salti una corsa, inutile preoccuparsi, se c'è scritto che passano, passano. Differenze tra il rispetto dei cittadini in Toscana e nel Lazio.
 
Il ratto delle Sabine
Giambologna
Arriviamo a Firenze di prima mattina, non c'è che dire è sempre meraviglioso vederla con il suo vivacissimo ritmo di bianco, rosso, verde, un verde così cupo da far pensare al colore delle foglie. Il Battistero è meraviglioso, il Duomo ci regala le emozioni che soltanto il ritmo della perfetta armonia geometrica e architettonica di questi capolavori assoluti può far sentire e immaginare.
 
Pietà incompleta
Michelangelo
Il Campanile di Giotto emana leggerezza, anche se non si capisce da cosa derivi questa sensazione vista la ricchezza di marmi policromi e la forma piuttosto squadrata. Se si pensasse oggi di costruire una torre con quegli elementi architettonici si otterrebbe un risultato di pacchiana pesantezza e invece la Torre di Giotto è di una leggerezza estrema, sembra quasi un elemento naturale, un qualcosa creato dalla natura e non dall'uomo e quindi perfetto nella sua grandiosità. Si capisce ovviamente che c'è la mano dell'uomo, la forza e l'ingegno.
David
Michelangelo
 
Ingegno che in Toscana si sta rivelando in tantissime forme, non è soltanto l'ingegno della costruzione ma è anche l'ingegnosa creazione di policromie e degli accostamenti dei materiali. C'è una grande presenza di colori vivaci, cosa che non si riscontra nelle architetture papaline, più imponenti, nette, sontuose in cui non si riesce a percepire l'aspirazione a qualche forma di libertà che pure si è sentita qui in Toscana grazie ad una differente forma di governo e forse anche di mentalità.
 
Musici del Granprincipe Ferdinando
Anton Maria Gabbiani
Arriviamo alla Galleria dell'Accademia con largo anticipo e chiediamo di poter entrare, cominciamo a visitare la sala inferiore e ci deliziamo gli occhi con delle opere molto belle, principalmente pittoriche fino a che ad un certo punto ci giriamo e vediamo la meraviglia delle meraviglie: il David di Michelangelo nella sua totale, completa asimmetria di forme che crea la sensazione più pura dell'armonia.
L'antenato delle tastiere
 
È una specie di ossimoro scultoreo che però riesce a condensare in sé tutto ciò che è il nostro concetto di armonia, di meraviglia, di movimento e di stasi. Si percepisce dallo sguardo il sentimento di vittoria e nello stesso momento la paura per un'impresa impossibile. Nel corpo, negli occhi, nella posizione, nella postura, in quel quid si esprimere il genio assoluto di Michelangelo che riesce a condensare le contraddizioni in un'unica meraviglia.
 
Piazza della Signoria
Rimaniamo decine di minuti in contemplazione estatica, prima siamo rimasti assolutamente affascinati dalle sculture non finite sempre di Michelangelo per Giulio II e la cosa più bella è che dalla pietra grezza emerge con una forza incredibile l'ingegnosa fantasia del Genio.
La Primavera
Sandro Botticelli
 
Perché? Per noi una pietra è un pezzo di marmo, ma vedere il non finito di Michelangelo ci fa capire quanto sia assolutamente perfetta la sua capacità di vedere, di sentire quella pietra quale essere vivo e quindi la pietra si trasforma da oggetto inanimato per noi a qualcosa che ha una forma, un'emozione, una sua forza intrinseca, un suo movimento, che spesso è estremamente leggiadro oppure può essere di grande pietà.
Calca
 
C'è un abbozzo della Pietà in cui si leggono in primis gli sguardi e sarà proprio lo sguardo il filo conduttore di questa nostra giornata fiorentina. Usciti dalla Galleria dell'Accademia siamo stanchi, doloranti, abbiamo visto altri quadri, abbiamo la cavopopliteite acuta, ci siamo emozionati davanti ai bizantinismi, davanti al dialogo tra culture, forme, colori, materiali tra la sponda Nord e la sponda Sud del Mediterraneo, tra l'Est e l'Ovest della nostra Europa.
Ciammella a cancellu
 
Decidiamo di andare verso gli Uffizi. Una calca incredibile, ci viene voglia di andarcene, ci sentiamo spintonati, ci sentiamo in mezzo quasi ad una metropolitana, non abbiamo la sensazione di poter vedere, di poter godere in pace quello che ci sembra giusto dover fare o poter fare in questo frangente e che avremmo potuto con un certo agio. Non ci facciamo assolutamente provocare da questo fastidio, non ci facciamo togliere la voglia di vedere questi quadri, la curiosità e la meraviglia che queste opere ci evocano per un semplice disguido tecnico o perché sono tante le persone che le vogliono vedere e quindi non si riesce fisicamente a gestire in modo coerente il flusso delle persone.
 
Claudio brinda con Bacco
Così, con la cavopopliteite già ad un buon avanzamento verso il polpaccio, ci troviamo davanti alla Venere del Botticelli. Siamo dovuti tornare indietro per ammirarla, tanta era la calca e tante le persone che si affollavano davanti a lei che non c'era stato possibile vedere il dipinto.
 
Firenze
Quando riusciamo a scorgerne il volto, a vedere il suo sguardo, i suoi occhi, beh, non c'è altro da fare che innamorarsi perdutamente di quel quadro, innamorarsi perdutamente della Dea dell'Amore, dell'arte che essa esprime, della perfezione e dell'ideale di bellezza che essa così sapientemente riesce a condensare in un semplice sguardo creato con un pennello e qualche colore. Niente più di quello, eppure negli anni, nei secoli, nelle civiltà quello sguardo ha incantato, ha fatto innamorare, è riuscito a far amare, a far comprendere l'ideale di bellezza a persone di culture completamente diverse tra loro, a giapponesi, cinesi, russi, americani, europei, africani, di tutte le genti, di tutte le culture.
Palazzo Vecchio
 
La meraviglia di Botticelli inizia già nella sala precedente con la Fortiduto e la Fortezza ma non è quello che più ci colpisce, è proprio un po' lo sguardo della Venere, della Primavera e la perfezione compositiva. Si potrebbero dire talmente tante cose sulla Primavera che è inutile starle ad elencare, ne sono state scritte tantissime che l'unica cosa che ha senso raccontare è l'emozione.
Claudio nel bar Ditta Artigianale
 
La Natura incontra la divinità e ciò che è evidente nella nostra mentalità e nella nostra cultura si mostra congiunto a ciò che non può essere rivelato e quindi la divinità e che si rivela proprio in quella espressione di perfezione.
 
Garibaldi e Mentana
A Claudio piace di più la Primavera del Botticelli della Venere, che gli sembra una espressione totale di pura perfezione, bellezza e bontà e secondo lui è un po' statica, nonostante sia un costante movimento di elevazione, di dialogo danzante tra il fluttuare dei capelli e quello delle onde. Ci ritrova una maggiore componente di vita nella sua completezza.
 
Firenze
Quello che vede nella Venere è qualcosa di perfetto e bellissimo, quello che trova nella Primavera è una sorta di genesi corale di ciò che è l'umanità, la natura, fatta di tanti aspetti e non necessariamente che corrispondono solo ed esclusivamente ad ideali di bellezza. Ci sono tanti aspetti nella natura che non corrispondono soltanto agli ideali di bellezza e lui lo trova più movimentato, ritmico, di un ritmo a lui più congeniale che è più corrispondente alla sua percezione di vita e di natura.
 
Cattedrale e Campanile

Quello che però ci colpisce in questa nostra visita agli Uffizi è un altro sguardo, quello dell'Arcangelo a Maria in un quadro di un pittore che non si definiva neanche tale, anzi di un pittore che sosteneva di non essere neanche tanto bravo a dipingere, figuriamoci si si fosse definito bravo cosa avrebbe creato: Leonardo.
Cattedrale Santa Maria del Fiore
 
C'è in quello sguardo un'assolutezza nell'affermazione di un principio sacro, ineludibile e ineluttabile, c'è un qualcosa di assoluto, di perfetto, di statico movimento, è un movimento ed è eterno. È una sorta di espressione assoluta di determinazione, di forza, di volontà e di perfezione.
 
Annunciazione
Maestro della Natività
Johnson e Filippino Lippi
Quello sguardo ci incanta, ci fa capire la forza, la genialità e la superiorità di Leonardo rispetto agli altri pittori. Forse non era formalmente perfetto anche se lo era, forse c'era qualcosa che magari non riusciva a compiere con la stessa minuzia di particolari, non era il miglior mescolatore di colori.
 
Pietà incompiuta
Michelangelo
Per certo era un gran conoscitore dell'animo umano e ne era affascinato. Era appassionato della vita, della voglia di vivere. Quello che traspare nell'Annunciazione è l'importanza dell'essere davanti all'apparire.
 
Ciò che vuole trasmettere attraverso una linea appena percettibile, un punto, disegnato con un pennello che non è un punto ma è una assoluta fermezza di movimento eterno, un movimento costante che si ripete con la stessa intensità e forza di convinzione e di assoluta istantaneità che il caso richiede.
Ricamo
 
Prova a dir di no all'Arcangelo, non è possibile, Maria ne è cosciente, si vede nel quadro, si vede dal suo sguardo, dall'incarnato, dalla coscienza che ciò che potrebbe essere e che sarà. Si capisce che la fermezza dell'Arcangelo è una fermezza assoluta e contestualmente è un'espressione della grazia divina, di ciò che deve creare bellezza e di ciò che crea la vita, e quindi il movimento.

Violini
Gli Uffizi sono ricchissimi di quadri, c'è il Ghirlandaio, Filippo Lippi, il Perugino, Michelangelo, Leonardo, Botticelli e c'è il nostro caro, carissimo Caravaggio con lo scudo di Medusa e con il Bacco con cui Claudio intavola una sua discussione, così come aveva fatto con gli strumenti che si trovano nel Museo degli Strumenti Musicali all'interno della Galleria dell'Accademia. Con un brindisi condiviso tra Claudio e Bacco prosegue la nostra camminata all'interno degli Uffizi. Cosa c'è all'interno di questo relativamente piccolo palazzo che sembra contenere la storia e la cultura occidentale a cui tutti quanti noi ci ispiriamo dopo il Medioevo.
Madonna con Bambino e due angeli
Filippo Lippi
 
Non c'è infatti un vero e proprio approfondimento sul Medioevo, sulla romanità. Ad un certo punto si schiude davanti agli occhi già colmi di bellezza, già ubriachi di meraviglia, una sala con una cupola di madreperla illuminata da miriadi di tessere di madreperla, foglie, frutta e decorazioni in marmi policromi di una leggerezza incredibile, delicati e sfarzosi ricami tessuti con i più sottili fili e invece creati con il durissimo marmo.
 
Ci siamo mossi per una carrellata velocissima, in un'improbabile citazione cinematografica, un rimando al Louvre di Godard e Bertolucci. Sentiamo una certa felicità, un po' di orgoglio.
Decorazione per strumento musicale
 
Nel piano inferiore troviamo la delicatezza meravigliosa di Raffaello, con la sua armonia così diversa da quella di Michelangelo, con cui condivideva un committente di tutto rispetto, Papa Giulio II, il papa guerriero che riusciva ad ispirare nei due grandi Geni pittorici dell'epoca il sentimento della divinità e il sentimento dell'arte. Il collegamento con Roma continua fino a Caravaggio e cosa c'è? Lo scudo con la Medusa colei che venne sconfitta soltanto da uno specchio e che con il suo sguardo impietriva gli esseri umani.
Uffizi
 
Con gli occhi e gli sguardi pieni di sguardi eterni e capolavori assoluti usciamo verso una Firenze colma di gente da incontrare e meraviglie ancora da scoprire, non senza aver prima fatto una foto con la ciammella a cancellu accanto al Palazzo della Signoria. D
 
ecidiamo di andare verso un bar ma prima andiamo verso Ponte Vecchio dove l'arte orafa fiorentina si esprime nelle sue molteplici forme, proseguiamo verso il maialino, che in realtà è un cinghiale, non esprimiamo un desiderio perché sappiamo quali sono i nostri desideri e non abbiamo intenzione di esprimerli ad un cinghiale, animale terribile e spesso anche un po' geloso. Forse Claudio ce l'ha un po' con loro perché dice che gli piacciono tanto ma poi se li mangia sempre e forse loro ce l'hanno un po' con lui visto che lui decide sempre di mangiarseli. Non li esprimiamo, dunque, ma li condividiamo con uno sguardo sul naso del porcellino che in realtà è un cinghiale.
Ponte Vecchio
 
La cavopopliteite acuta, unita ad una ginocchite, una tallonite e tutto il corredo delle visite museali intensive ci impone di fermarci in un baretto dove c'è forse il più buon cappuccino mai assaggiato che però assaggeremo durante la seconda sosta. Valentina non resiste alla tentazione di bere due bicchieroni di latte della Fattoria Palagiaccio. Ci voleva proprio un momento per rifocillarci, il mal di piedi ci era arrivato alla punta dei capelli.
 
Da lì ci siamo spostati per andare da Gino, il ristoratore che era rimasto nel cuore di Claudio, meno male che ci siamo andati così s'è tolto il ricordo. Mangiamo in mezzo a una quantità di statunitensi, altro leit-motiv di questa gita.
 
IL Cappuccino
Firenze è infatti piena zeppa di americani e forse è riuscita in quello in cui Roma ha fallito: attirare il turismo Made in USA che invece pare disertare la zona di Roma e dintorni.
 
Cerchiamo di tornare verso Impruneta ma non c'è niente da fare, pare che dobbiamo continuare a gironzolare. Ci fermiamo in un baretto perché Claudio ha un'emergenza bagno, il locale non è carino ma viene improvvisamente animato da tre ragazze carinissime.
 
Negozio Richard Ginori
Dopo poche centinaia di metri dobbiamo fermarci ancora, nel Caffè Alinari, zeppo di americani e dove una pessima imitazione di una limonata e di un'aranciata ci costano ben 13 euro, ce ne andiamo ridendo a crepapelle. Facciamo un nuovo giro perché abbiamo da attendere più di un'ora e decidiamo di andare di nuovo nel baretto, Ditta Artigianale, individuato da Valentina, che ha dunque la possibilità di affermare la propria superiorità nell'individuazione dei baretti perché è un'appassionata di latte e di cappuccini.
 
Claudio saprà capire meglio dove prendere un bicchiere di vino ma il bar per prima cosa deve saper fare bene caffè e cappuccino, che lui notoriamente non beve se non distrattamente. Facciamo un giro perché perdiamo di nuovo l'autobus e andiamo verso la Casa di Dante ma non c'è verso di vedere neanche quella e di corsa torniamo verso il capolinea riuscendo finalmente a prendere il bus che ci riporterà verso Impruneta. Se all'andata non abbiamo trovato un filo di traffico, al ritorno sembra esserci qualche ingorgo per cui non riusciamo a vedere il tramonto, peccato, dovremo tornarci...
Relais

 
Giungiamo a Impruneta con l'intenzione di vedere le fornaci, ma non ci rendiamo conto che è sabato e quindi chiudono prima. In piazzetta troviamo aperto uno spazio espositivo di una delle fornaci più importanti. Ci raccontano delle innovazioni tecnologiche, tra cui l'invenzione di casse stereo con una diffusione perfetta del suono. La signora chiama poi il marito che gentilmente ci porta nella fornace dove acquistiamo alcuni oggetti.
 
Abbiamo fame ma non abbiamo voglia di cucinare, Valentina aveva avvistato nella piazza la rosticceria il Papero dove troviamo un'ottima ribollita e porchetta toscana.
 
Torniamo al relais stanchi e felici, mangiamo, salutiamo le stelle, la natura e crolliamo addormentati.

venerdì 27 febbraio 2015

Cronachette di un viaggio in Italia, San Valentino 2015 § Mentana * Pisa * Lucca * Pistoia * Vinci * Impruneta


27 febbraio 2015
Mentana * Pisa * Lucca * Pistoia * Vinci * Impruneta
Lungarno di Pisa
Pronti? Partenza!
 
Siamo partiti alle 5, precisi, no beh, siamo partiti alle 5.30 e siamo riusciti perfino a fare colazione poi abbiamo salutato casa con le stelle e la notte blu, nera. Non abbiamo trovato traffico per niente abbiamo visto il giorno incontrare la notte o la notte incontrare il giorno fino a che, intorno alle 7, l'alba è sorta dietro di noi, alle nostre spalle.
 
Arte di strada, Pisa
L'aurora ci ha tenuto compagnia per un tratto, è stato molto divertente perché si vedevano i colori che digradavano dal rosa a rosa chiaro, all'arancio pian piano verso una sorta di blu e al contrario del viaggio dal Canada all'Europa in cui si vede la notte che incontra il giorno in un punto netto in questo micro-viaggio verso la Toscana abbiamo visto l'aurora trasformarsi in alba e quindi in giorno mentre noi stavamo andando verso la notte fino a che ad un certo punto si è schiuso davanti a noi il mare. Il mare è un'emozione fortissima, ci dà una sensazione di gioia di felicità incredibile e sulla destra si stagliavano i Monti della Tolfa, bellissimi come sempre.
San Matteo, Pisa
Abbiamo lasciato l'autostrada e preso l'Aurelia, gli auto-velox sono stati tolti, sembrava in realtà di stare sulla Salerno-Reggio Calabria. Gli uccelli ci accompagnano in questa gita, vediamo poiane, aironi neri, upupe e persino dei cigni neri. La giornata è splendida, col sole che ci accompagna per questo viaggio, rifocillati di nocci, panini, un goccetto di vino e tanta acqua, abbiamo superato tutto il percorso che ci divideva dalla nostra meta e siamo arrivati verso la prima tappa del nostro piccolo viaggio: Pisa.
San Matteo, Pisa
Arriviamo a Pisa e ci innamoriamo della città
 
Gli Appennini ci accolgono e ci sorprendono in tutta la loro bellezza, con la morbidezza di onde cristallizzate, immediatamente prima di arrivare e vedere quella torre così pendente ma così pendente è stato proprio divertente.
 
Scuola Normale di Pisa
Abbiamo gironzolato un po' per la città, piena di vita, di vitalità, di cose belle, di giovani, di posticini carini e ad un certo punto si è aperta davanti ai nostri occhi Piazza dei Cavalieri, dove c'è la Normale, la prestigiosissima Accademia, e una serie di simboli che fanno riferimento all'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, voluti da Cosimo I de' Medici.
Palazzo dell'Orologio, Pisa
 
La piazza è stata sin dal Medioevo il cuore della vita civile della città, una prima forma di democrazia popolare si è sviluppata proprio nel crocevia di queste sette vie ed è qui che i Fiorentini hanno voluto affermare il proprio dominio. Oggi è simbolo dell'eccellenza scientifica italiana con la Scuola normale di Pisa nel Palazzo della Carovana, antica sede del Palazzo del Popolo e degli Anziani, il cui Capitano viveva nell'adiacente Palazzo dell'Orologio dove trovò la morte il terribile Conte Ugolino il quale, secondo quanto narra la leggenda, poiché “più che il dolor poté il digiuno” (Dante, Inferno XXXIII, 67-78) mangiò i suoi figli e i suoi nipoti.
Piazza dei Miracoli, Pisa
 
Al centro campeggia la statua di Cosimo I de' Medici, anch'egli sovrano illuminato ma pur sempre invasore nelle menti pisane. La nostra povera Italia ha sempre sopportato oppressioni e ribellioni, ha saputo in alcuni casi difendere sé stessa dalle ingerenze esterne e altre ha dovuto soccombere o far finta di piegarsi, tenendo sempre viva l'aspirazione alla libertà e i campanilismi.
 
Piazza dei Miracoli, Pisa
Le differenze abissali nella storia della Toscana rispetto al resto d'Italia si evidenzia in modo palese in questa piazza. Qui non è il potere papale ad avere il sopravvento ma la coscienza del potere popolare, la presa d'atto delle differenze di classe e dell'emergere di nuove forme di organizzazione sociale.
Torre di Pisa
 
A pochissimi metri entriamo a Piazza dei Miracoli, una delle piazze più famose del Pianeta. A ragione. Valentina era molto scettica, non aveva mai visto la Torre e pensava fosse un edificio un po' inclinato, certamente di minore bellezza in confronto, ad esempio, alla piazza di Delft, nei Paesi Bassi, dove persino la cattedrale usata tuttora dai Reali olandesi, è 'storta'.
 
Mosaico nel Battistero
Porta d'Oriente a Pisa?
Cosa ci sarà di così particolare? Niente. Solo che quando l'abbiamo vista ci sono venuti letteralmente i brividi, una sorta di leggerissima elettrizzante felicità ci ha pervaso, il piacere era talmente forte da essere quasi sensuale.
 
Una carezza nel tempo materializzata in una forma di bellezza eterna, senza luogo, senza tempo. Stupenda. Ci riempiamo gli occhi di meraviglia e poi entriamo nel Battistero, ciò che colpisce di più la nostra attenzione è un pezzetto di pavimentazione a mosaico vicino al fonte battesimale.
 
Pulpito nella Cattedrale, Pisa
Tra l'altro vediamo due ragazzi prendere delle misure proprio lì e, dopo un attimo di esitazione, chiediamo qualche informazione. Il ragazzo ci spiega alcune cose e poi invita lei, che ha quasi la sensazione di non aver niente di interessante da dire, a raccontarci dei suoi studi. Sta completando una tesi proprio su quel piccolo pezzo di mosaico, a quanto ci dice, unico nel suo genere e tassello di enorme importanza per capire i frequenti scambi tra Oriente e Occidente.
Mosaico nella Cattedrale, Pisa
 
Nell'antichità Pisa era una potenza marinara e aveva fiorenti commerci con la Sicilia e con la Sicilia sotto la dominazione araba.
 
Il particolare intarsio marmoreo è rintracciabile in alcuni oggetti lignei proprio di quella tradizione e non si inserisce minimamente in nessun filone 'occidentale', se non per i materiali utilizzati e per il contesto in cui è inserito.
 
Mosaico nella Cattedrale, Pisa
Una Porta verso l'Oriente, una sorta di magico collegamento con genti, culture, popolazioni dall'altra parte del Mediterraneo, un segno di un dialogo mai completamente interrotto tra culture interagenti e molto più collegate tra loro di quanto ci sia stato tramandato dai 'dotti' dei secoli passati.
 
Mosaico, Pisa
Salutiamo i due, gli diamo un'informazione su un'Università dall'altra parte dell'Oceano, ci sembra quasi un atto dovuto, un modo per ringraziare delle informazioni e per ringraziare anche una Signora che diede a Mamma Lucilla un'informazione preziosa a Valentina, che così poté frequentare una bellissima università.

Tuttomondo, Keith Haring, Pisa 1989
Contenti e rifocillati di cultura, pensieri, idee ci avviamo verso la Cattedrale. Claudio fa spaventare i guardiani con i suoi capelli lunghi, gli occhiali neri e la barba. Sussultano, Valentina sorride e spiega che è italiano e non un terrorista islamico, loro si rilassano e ci fanno entrare.
 
Pisa
Lo sguardo d'insieme è magnifico, il pulpito di rara bellezza, una scena viva, scolpita nel marmo e che sembra potersi animare in qualunque momento nella fantasia di chi guarda. Il pavimento è molto colorato, di stile cosmatesco eppure con una policromia più variegata rispetto a quella che siamo abituati ad ammirare negli edifici romani. Proprio come ci aveva spiegato la ragazza nel Battistero i colori sono più vivaci, meno austeramente eleganti.
Chiesa del Santo Sepolcro, Pisa
 
C'è più giallo, il rosso è più vivo e la disposizione delle tessere dà più 'aria' all'insieme. Mentre pensiamo all'unisono che questi monumenti sono assolutamente belli, incontestabilmente emozionanti, qualunque sia la cultura di riferimento, ecco che vediamo una giapponese vestita di tutto punto in abiti tradizionali che si aggira tra la colonne del pulpito. Il collegamento con l'Oriente sembra caratterizzare questa nostra gita. O forse è proprio la comprensione assoluta della universalità dell'arte.
 
Ammiriamo dipinti, affreschi e poi usciamo di nuovo a guardare la torre, a godere la fantastica meraviglia della Piazza del Duomo, Patrimonio Materiale dell'UNESCO, dove i 'miracoli', come li ha definiti D'Annunzio, danno un'ulteriore prova della loro bellezza e gioiosamente ridono della loro capacità di incantare. Per tornare verso la macchina su cui 
Orgoglio toscano, Pisa
incombe l'orario del parchimetro ripassiamo in Piazza dei Cavalieri, salutiamo il Conte Ugolino e le sue cattiverie, ci sentiamo parte di una città viva in cui la partecipazione non è un lusso ma una tradizione, attraversiamo l'Arno e ci dirigiamo verso il murale di Keith Haring, TuttoMondo del 1989. L'opera è lì, tra un muro distrutto e una chiesetta antica, accanto ad un balcone in ferro battuto con vasi fioriti.

Garibaldi a Pisa
Secondo l'artista newyorkese c'è tutto il mondo, fatto di persone nei loro universi personali, in quel muro colorato creato nell'anno in cui il Muro di Berlino che divideva un altro Oriente da un altro Occidente fu abbattuto. Abbiamo quasi la sensazione di essere al centro di una immaginaria rosa dei venti, un crocevia di culture in cui gli Orienti e gli Occidenti geografici, culturali o geopolitici si rincorrono e si parlano.

Mentre torniamo velocemente verso la macchina ci imbattiamo nella Chiesa del Santo Sepolcro, costruzione ottagonale del XII secolo che si ispira appunto al Santo Sepolcro di Gerusalemme, la cui forma ottagonale sovrastata da una cupola a punta avevamo già incontrato ad Aquileia. Una chiesa sconsacrata e poi riconsacrata, costruita e distrutta, l'avevamo vista arrivando dall'altra parte del fiume, dal piazzale antistante la Chiesa di San Matteo, la cui costruzione risale ad epoca precedente l'Anno Mille, e chissà che Carlo Magno non abbia avuto modo di vederla. Ci sembra l'emblematica chiusura di questa brevissima sosta pisana.
 
Lucca, tutto il mondo tra le antiche mura
 
Ci avviamo verso Lucca, che non ci era piaciuta la scorsa estate e non ci 'ispira' neanche questa volta. Forse lo spirito di rivalità tra città toscane ci influenza fatto, sta che se entrando a Pisa ci pervade un'estasi di meraviglia, entrando a Lucca ci assale un nervosismo rabbioso.
 
Lucca
Niente di personale, è evidente che queste città hanno tanto da raccontare e non sono di certo delle 'acque chete', dei pallidi simulacri di agglomerati urbani. Hanno il loro carattere che può affascinare, far innamorare, mandare in estasi oppure fare innervosire e trasmettere una sensazione di forte antipatia epidermica.
 
Non abbiamo voglia di stare lì e facciamo un giro velocissimo della città. Passiamo per la Piazza dell'Anfiteatro, una piazzetta caratteristica e molto pittoresca che ricalca vagamente la forma di uno stadio di epoca romana, una specie di Piazza Navona lucchese senza le fontane, gli edifici monumentali e le chiese. Claudio si innervosisce per la quantità di banche davanti alla Chiesa di San Michele Arcangelo, tra l'altro molto bella, in tipico stile toscano con una insolita leggiadria dovuta ad un alleggerimento della facciata con vari ordini di colonne in marmo policromo e una gran varietà di capitelli.
Lucca
 
Ammiriamo le tante torri e le chiese, e torniamo verso la macchina. Chiediamo informazioni e capiamo che per l'abitante di quella città la periferia comincia immediatamente dopo le antiche mura e questo ci fa intuire una certa tendenza ad un eccesso di campanilismo.
 
Passando sulle mura, dove la popolazione cittadina si rilassa passeggiando, sdraiandosi sull'erba a godere i primi raggi di sole o fa attività fisica. Una peculiarità lucchese ci sembra una certa affettazione e ricercatezza delle tendenze più modaiole, camminando per le vie di Lucca ci sembra quasi di camminare in Via Montenapoleone o in un quartiere trendy di Milano.
 
Pistoia, città dei vivai e della fine delle ideologie

Pistoia
Usciamo dalla città con una gran voglia di vedere Pistoia che, tra l'altro Claudio non aveva intenzione alcuna di visitare. La città in sé è molto carina e val bene una gita ma forse non è in cima alla lista dei nostri luoghi del cuore. C'è un non so che, un qualcosa che fa pensare alla seconda metà degli anni '70 e alla prima metà degli anni '80 del '900.
 
Colline toscane
Un'atmosfera stranamente plumbea che ci riporta indietro a quando eravamo bambini, a quel periodo in cui è stata distrutta una generazione e sono state disintegrate le conquiste e le istanze di libertà e di protesta della fine degli anni '60 e della prima parte degli anni '70. Si respira aria di intossicazione ideale e lisergica, partecipazione civile interrotta da ricerche impossibili di paradisi artificiali, con il placet dei Gattopardi di regime.
 
 Gente addormentata per la strada, un'anarchia un po' tossica nel bel mezzo di una bellissima cittadina. Il Battistero è molto bello e presenta una decorazione simile a quella del fonte battesimale di Pisa. Andiamo via passando di nuovo tra distese di vivai con le piante più strane e difficili da coltivare. Ci inerpichiamo sulle colline, che hanno tanto l'aria di essere Pre-Appennini, che circondano la città.
 
Vinci e il genio assoluto di Leonardo
 
Paladino, Vinci
Svalichiamo, entriamo in provincia di Firenze e ci troviamo in un'altra dimensione, nella Toscana che conosciamo e amiamo. Arriviamo a Vinci, anche se la casa natale di Leonardo è ad Anchiano, una frazione di Vinci.
 
Vinci
Prima di entrare nel Museo Vinciano ammiriamo il lavoro di Mimmo Paladino e poi scopriamo che Leonardo ha inventato praticamente tutto.
 
Casa di Leonardo, Anchiano, Vinci
Perfino la bicicletta nella forma in cui la conosciamo oggi e poi armamenti, macchinari per la produzione industriale quando di industrie non ce n'era neanche l'ombra, macchinari per l'edilizia, sistemi per volare e per andare negli abissi, ben prima che Jules Verne liberasse la propria immaginazione.
 
Claudio in estasi nel Museo Vinciano
Chissà cos'altro ancora, cos'altro ha intuito o inventato che noi non riusciamo ancora a decodificare e comprendere.
 
Colline toscane
Insomma a Vinci val proprio la pena di fare un giro per capire, per avere la sensazione della genialità assoluta di questo uomo, figlio illegittimo di un notaio nato nel bel mezzo della campagna, a stretto contatto con quella natura che invece di stimolare in lui una grettezza reazionaria ha stimolato il più geniale tra gli uomini finora vissuti sulla Terra.
 
La Toscana e il Risorgimento
 
Il resort
In tutte le città che abbiamo visitato oggi un gran risalto urbano, tra piazze, monumenti equestri e vie, viene dato agli eroi del Risorgimento.

Arriviamo a Impruneta
 
Col cuore e con la mente piene di meraviglia e rigenerante piacere intellettuale ci dirigiamo verso Impruneta dove ci accoglie un bellissimo resort immerso nel Chianti fiorentino. Siamo felici e mangiamo nel patio, ben coperti ma alla luce delle stelle. Andiamo a letto stanchi e contenti.