28
febbraio 2015
Firenze e Impruneta
Il relais |
Ci
svegliamo presto dopo una notte agitata nonostante il posto ci
piaccia moltissimo. Impruneta è molto carina, le poche case che la
compongono viste da lontano sembrano una linea arrampicata sulla
cresta di una tra le tante colline ondose del Chianti fiorentino.
Il relais |
L'appartamento in cui alloggiamo ci piace molto e la casa colonica è
un sogno. Ieri siamo arrivati dopo che il sole era già tramontato e
decidiamo di tornare in tempo per guardare il sole tuffarsi
nell'orizzonte e per fare un giro tra le fornaci della famosissima
terracotta.
Piazza del Duomo |
Ci prepariamo abbastanza in fretta, lasciamo la macchina
e prendiamo l'autobus che ci porterà a Firenze attraversando distese
di uliveti e vigneti molto suggestivi. Avremmo forse preferito
dormire un po' di più e ci sarebbe piaciuto rimanere a godere il
panorama e il clima imprunetano.
Santa Maria Novella |
Arriviamo alla fermata del bus,
vediamo un'officina in vendita, proprio quella che servirebbe a
Claudio, non abbiamo però intenzione di trasferirci nel Chianti e
quindi facciamo e disfiamo subito i nostri progetti. Ad attendere c'è
anche una ragazza probabilmente dell'Est Europa che ci fa capire che
è 'normale' che un autobus ritardi qualche minuto ma è
assolutamente da escludere che salti una corsa, inutile preoccuparsi,
se c'è scritto che passano, passano. Differenze tra il rispetto dei
cittadini in Toscana e nel Lazio.
Il ratto delle Sabine Giambologna |
Arriviamo a Firenze di prima
mattina, non c'è che dire è sempre meraviglioso vederla con il suo
vivacissimo ritmo di bianco, rosso, verde, un verde così cupo da far
pensare al colore delle foglie. Il Battistero è meraviglioso, il
Duomo ci regala le emozioni che soltanto il ritmo della perfetta
armonia geometrica e architettonica di questi capolavori assoluti può
far sentire e immaginare.
Pietà incompleta Michelangelo |
Il Campanile di Giotto emana leggerezza,
anche se non si capisce da cosa derivi questa sensazione vista la
ricchezza di marmi policromi e la forma piuttosto squadrata. Se si
pensasse oggi di costruire una torre con quegli elementi
architettonici si otterrebbe un risultato di pacchiana pesantezza e
invece la Torre di Giotto è di una leggerezza estrema, sembra quasi
un elemento naturale, un qualcosa creato dalla natura e non dall'uomo
e quindi perfetto nella sua grandiosità. Si capisce ovviamente che
c'è la mano dell'uomo, la forza e l'ingegno.
David Michelangelo |
Ingegno che in Toscana
si sta rivelando in tantissime forme, non è soltanto l'ingegno della
costruzione ma è anche l'ingegnosa creazione di policromie e degli
accostamenti dei materiali. C'è una grande presenza di colori
vivaci, cosa che non si riscontra nelle architetture papaline, più
imponenti, nette, sontuose in cui non si riesce a percepire
l'aspirazione a qualche forma di libertà che pure si è sentita qui
in Toscana grazie ad una differente forma di governo e forse anche di
mentalità.
Musici del Granprincipe Ferdinando Anton Maria Gabbiani |
Arriviamo alla Galleria dell'Accademia con largo anticipo
e chiediamo di poter entrare, cominciamo a visitare la sala inferiore
e ci deliziamo gli occhi con delle opere molto belle, principalmente
pittoriche fino a che ad un certo punto ci giriamo e vediamo la
meraviglia delle meraviglie: il David di Michelangelo nella sua
totale, completa asimmetria di forme che crea la sensazione più pura
dell'armonia.
L'antenato delle tastiere |
È una specie di ossimoro scultoreo che però riesce a
condensare in sé tutto ciò che è il nostro concetto di armonia, di
meraviglia, di movimento e di stasi. Si percepisce dallo sguardo il
sentimento di vittoria e nello stesso momento la paura per un'impresa
impossibile. Nel corpo, negli occhi, nella posizione, nella postura,
in quel quid si esprimere il genio assoluto di Michelangelo che
riesce a condensare le contraddizioni in un'unica meraviglia.
Piazza della Signoria |
Rimaniamo decine di minuti in contemplazione estatica, prima siamo
rimasti assolutamente affascinati dalle sculture non finite sempre di
Michelangelo per Giulio II e la cosa più bella è che dalla pietra
grezza emerge con una forza incredibile l'ingegnosa fantasia del
Genio.
La Primavera Sandro Botticelli |
Perché? Per noi una pietra è un pezzo di marmo, ma vedere il
non finito di Michelangelo ci fa capire quanto sia assolutamente
perfetta la sua capacità di vedere, di sentire quella pietra quale
essere vivo e quindi la pietra si trasforma da oggetto inanimato per
noi a qualcosa che ha una forma, un'emozione, una sua forza
intrinseca, un suo movimento, che spesso è estremamente leggiadro
oppure può essere di grande pietà.
Calca |
C'è un abbozzo della Pietà in
cui si leggono in primis gli sguardi e sarà proprio lo sguardo il
filo conduttore di questa nostra giornata fiorentina. Usciti dalla
Galleria dell'Accademia siamo stanchi, doloranti, abbiamo visto altri
quadri, abbiamo la cavopopliteite acuta, ci siamo emozionati davanti
ai bizantinismi, davanti al dialogo tra culture, forme, colori,
materiali tra la sponda Nord e la sponda Sud del Mediterraneo, tra
l'Est e l'Ovest della nostra Europa.
Ciammella a cancellu |
Decidiamo di andare verso gli
Uffizi. Una calca incredibile, ci viene voglia di andarcene, ci
sentiamo spintonati, ci sentiamo in mezzo quasi ad una metropolitana,
non abbiamo la sensazione di poter vedere, di poter godere in pace
quello che ci sembra giusto dover fare o poter fare in questo
frangente e che avremmo potuto con un certo agio. Non ci facciamo assolutamente provocare da questo fastidio, non ci facciamo
togliere la voglia di vedere questi quadri, la
curiosità e la meraviglia che queste opere ci evocano per un
semplice disguido tecnico o perché sono tante le persone che le
vogliono vedere e quindi non si riesce fisicamente a gestire in modo
coerente il flusso delle persone.
Claudio brinda con Bacco |
Così, con la cavopopliteite già
ad un buon avanzamento verso il polpaccio, ci troviamo davanti alla
Venere del Botticelli. Siamo dovuti tornare indietro per
ammirarla, tanta era la calca e tante le persone che si affollavano
davanti a lei che non c'era stato possibile vedere il dipinto.
Firenze |
Quando
riusciamo a scorgerne il volto, a vedere il suo sguardo, i suoi
occhi, beh, non c'è altro da fare che innamorarsi perdutamente di
quel quadro, innamorarsi perdutamente della Dea dell'Amore, dell'arte
che essa esprime, della perfezione e dell'ideale di bellezza che essa
così sapientemente riesce a condensare in un semplice sguardo creato
con un pennello e qualche colore. Niente più di quello, eppure negli
anni, nei secoli, nelle civiltà quello sguardo ha incantato, ha
fatto innamorare, è riuscito a far amare, a far comprendere l'ideale
di bellezza a persone di culture completamente diverse tra loro, a
giapponesi, cinesi, russi, americani, europei, africani, di tutte le
genti, di tutte le culture.
Palazzo Vecchio |
La meraviglia di Botticelli inizia già
nella sala precedente con la Fortiduto e la Fortezza ma non è quello
che più ci colpisce, è proprio un po' lo sguardo della Venere,
della Primavera e la perfezione compositiva. Si potrebbero dire
talmente tante cose sulla Primavera che è inutile starle ad
elencare, ne sono state scritte tantissime che l'unica cosa che ha
senso raccontare è l'emozione.
Claudio nel bar Ditta Artigianale |
La Natura incontra la divinità e ciò
che è evidente nella nostra mentalità e nella nostra cultura si
mostra congiunto a ciò che non può essere rivelato e quindi la
divinità e che si rivela proprio in quella espressione di
perfezione.
Garibaldi e Mentana |
A Claudio piace di più la Primavera del Botticelli della
Venere, che gli sembra una espressione totale di pura perfezione,
bellezza e bontà e secondo lui è un po' statica, nonostante sia un
costante movimento di elevazione, di dialogo danzante tra il
fluttuare dei capelli e quello delle onde. Ci ritrova una maggiore
componente di vita nella sua completezza.
Firenze |
Quello che vede nella
Venere è qualcosa di perfetto e bellissimo, quello che trova nella
Primavera è una sorta di genesi corale di ciò che è l'umanità, la
natura, fatta di tanti aspetti e non necessariamente che
corrispondono solo ed esclusivamente ad ideali di bellezza. Ci sono
tanti aspetti nella natura che non corrispondono soltanto agli ideali
di bellezza e lui lo trova più movimentato, ritmico, di un ritmo a
lui più congeniale che è più corrispondente alla sua percezione di
vita e di natura.
Cattedrale e Campanile |
Quello
che però ci colpisce in questa nostra visita agli Uffizi è un altro
sguardo, quello dell'Arcangelo a Maria in un quadro di un pittore che
non si definiva neanche tale, anzi di un pittore che sosteneva di non
essere neanche tanto bravo a dipingere, figuriamoci si si fosse
definito bravo cosa avrebbe creato: Leonardo.
Cattedrale Santa Maria del Fiore |
C'è in quello sguardo
un'assolutezza nell'affermazione di un principio sacro, ineludibile e
ineluttabile, c'è un qualcosa di assoluto, di perfetto, di statico
movimento, è un movimento ed è eterno. È una sorta di espressione
assoluta di determinazione, di forza, di volontà e di perfezione.
Annunciazione Maestro della Natività Johnson e Filippino Lippi |
Quello sguardo ci incanta, ci fa capire la forza, la genialità e la
superiorità di Leonardo rispetto agli altri pittori. Forse non era
formalmente perfetto anche se lo era, forse c'era qualcosa che magari
non riusciva a compiere con la stessa minuzia di particolari, non era
il miglior mescolatore di colori.
Pietà incompiuta Michelangelo |
Per certo era un gran conoscitore
dell'animo umano e ne era affascinato. Era appassionato della vita,
della voglia di vivere. Quello che traspare nell'Annunciazione è
l'importanza dell'essere davanti all'apparire.
Ciò che vuole
trasmettere attraverso una linea appena percettibile, un punto,
disegnato con un pennello che non è un punto ma è una assoluta
fermezza di movimento eterno, un movimento costante che si ripete con
la stessa intensità e forza di convinzione e di assoluta
istantaneità che il caso richiede.
Ricamo |
Prova a dir di no all'Arcangelo,
non è possibile, Maria ne è cosciente, si vede nel quadro, si vede
dal suo sguardo, dall'incarnato, dalla coscienza che ciò che
potrebbe essere e che sarà. Si capisce che la fermezza
dell'Arcangelo è una fermezza assoluta e contestualmente è
un'espressione della grazia divina, di ciò che deve creare bellezza
e di ciò che crea la vita, e quindi il movimento.
Violini |
Gli
Uffizi sono ricchissimi di quadri, c'è il Ghirlandaio, Filippo
Lippi, il Perugino, Michelangelo, Leonardo, Botticelli e c'è il
nostro caro, carissimo Caravaggio con lo scudo di Medusa e con il
Bacco con cui Claudio intavola una sua discussione, così come aveva
fatto con gli strumenti che si trovano nel Museo degli Strumenti
Musicali all'interno della Galleria dell'Accademia. Con un brindisi
condiviso tra Claudio e Bacco prosegue la nostra camminata
all'interno degli Uffizi. Cosa c'è all'interno di questo
relativamente piccolo palazzo che sembra contenere la storia e la
cultura occidentale a cui tutti quanti noi ci ispiriamo dopo il
Medioevo.
Madonna con Bambino e due angeli Filippo Lippi |
Non c'è infatti un vero e proprio approfondimento sul
Medioevo, sulla romanità. Ad un certo punto si schiude davanti agli
occhi già colmi di bellezza, già ubriachi di meraviglia, una sala
con una cupola di madreperla illuminata da miriadi di tessere di
madreperla, foglie, frutta e decorazioni in marmi policromi di una
leggerezza incredibile, delicati e sfarzosi ricami tessuti con i più
sottili fili e invece creati con il durissimo marmo.
Ci siamo mossi
per una carrellata velocissima, in un'improbabile citazione
cinematografica, un rimando al Louvre di Godard e Bertolucci.
Sentiamo una certa felicità, un po' di orgoglio.
Decorazione per strumento musicale |
Nel piano inferiore
troviamo la delicatezza meravigliosa di Raffaello, con la sua armonia
così diversa da quella di Michelangelo, con cui condivideva un
committente di tutto rispetto, Papa Giulio II, il papa guerriero che
riusciva ad ispirare nei due grandi Geni pittorici dell'epoca il
sentimento della divinità e il sentimento dell'arte. Il collegamento
con Roma continua fino a Caravaggio e cosa c'è? Lo scudo con la
Medusa colei che venne sconfitta soltanto da uno specchio e che con
il suo sguardo impietriva gli esseri umani.
Uffizi |
Con gli occhi e gli
sguardi pieni di sguardi eterni e capolavori assoluti usciamo verso una Firenze colma
di gente da incontrare e meraviglie ancora da scoprire, non senza
aver prima fatto una foto con la ciammella a cancellu accanto al
Palazzo della Signoria. D
ecidiamo di andare verso un bar ma prima
andiamo verso Ponte Vecchio dove l'arte orafa fiorentina si esprime
nelle sue molteplici forme, proseguiamo verso il maialino, che in
realtà è un cinghiale, non esprimiamo un desiderio perché sappiamo
quali sono i nostri desideri e non abbiamo intenzione di esprimerli
ad un cinghiale, animale terribile e spesso anche un po' geloso.
Forse Claudio ce l'ha un po' con loro perché dice che gli piacciono
tanto ma poi se li mangia sempre e forse loro ce l'hanno un po' con
lui visto che lui decide sempre di mangiarseli. Non li esprimiamo,
dunque, ma li condividiamo con uno sguardo sul naso del porcellino
che in realtà è un cinghiale.
Ponte Vecchio |
La cavopopliteite acuta, unita ad una
ginocchite, una tallonite e tutto il corredo delle visite museali
intensive ci impone di fermarci in un baretto dove c'è forse il più
buon cappuccino mai assaggiato che però assaggeremo durante la seconda sosta. Valentina
non resiste alla tentazione di bere due bicchieroni di latte della
Fattoria Palagiaccio. Ci voleva proprio un momento per rifocillarci,
il mal di piedi ci era arrivato alla punta dei capelli.
Da lì ci
siamo spostati per andare da Gino, il ristoratore che era rimasto nel
cuore di Claudio, meno male che ci siamo andati così s'è tolto il
ricordo. Mangiamo in mezzo a una quantità di statunitensi, altro
leit-motiv di questa gita.
IL Cappuccino |
Firenze è infatti piena zeppa di
americani e forse è riuscita in quello in cui Roma ha fallito:
attirare il turismo Made in USA che invece pare disertare la zona di
Roma e dintorni.
Cerchiamo di tornare verso Impruneta ma non
c'è niente da fare, pare che dobbiamo continuare a gironzolare. Ci
fermiamo in un baretto perché Claudio ha un'emergenza bagno, il
locale non è carino ma viene improvvisamente animato da tre ragazze
carinissime.
Negozio Richard Ginori |
Dopo poche centinaia di metri dobbiamo fermarci ancora,
nel Caffè Alinari, zeppo di americani e dove una pessima imitazione
di una limonata e di un'aranciata ci costano ben 13 euro, ce ne
andiamo ridendo a crepapelle. Facciamo un nuovo giro perché
abbiamo da attendere più di un'ora e decidiamo di andare di nuovo
nel baretto, Ditta Artigianale, individuato da Valentina, che ha
dunque la possibilità di affermare la propria superiorità
nell'individuazione dei baretti perché è un'appassionata di latte e
di cappuccini.
Claudio saprà capire meglio dove prendere un
bicchiere di vino ma il bar per prima cosa deve saper fare bene caffè
e cappuccino, che lui notoriamente non beve se non distrattamente.
Facciamo un giro perché perdiamo di nuovo l'autobus e andiamo verso
la Casa di Dante ma non c'è verso di vedere neanche quella e di
corsa torniamo verso il capolinea riuscendo finalmente a prendere il
bus che ci riporterà verso Impruneta. Se all'andata non abbiamo
trovato un filo di traffico, al ritorno sembra esserci qualche
ingorgo per cui non riusciamo a vedere il tramonto, peccato, dovremo
tornarci...
Relais |
Giungiamo
a Impruneta con l'intenzione di vedere le fornaci, ma non ci rendiamo
conto che è sabato e quindi chiudono prima. In piazzetta troviamo aperto uno spazio espositivo di una delle fornaci più
importanti. Ci raccontano delle innovazioni tecnologiche, tra cui
l'invenzione di casse stereo con una diffusione perfetta del suono.
La signora chiama poi il marito che gentilmente ci porta nella
fornace dove acquistiamo alcuni oggetti.
Abbiamo fame ma non abbiamo
voglia di cucinare, Valentina aveva avvistato nella piazza la
rosticceria il Papero dove troviamo un'ottima ribollita e porchetta
toscana.
Torniamo al relais stanchi e felici, mangiamo, salutiamo le
stelle, la natura e crolliamo addormentati.