sabato 30 maggio 2015

Cronachette di un viaggio in Italia § Gita a Urbino, Rimini, Senigallia, Recanati

Sabato 30 maggio 2015

Urbino § Rimini § Senigallia § Recanati


Dopo una notte pressoché insonne a girarci nel letto senza trovare la necessaria pace per dormire un sonno ristoratore, ci alziamo prima delle 5, stendiamo i panni, prepariamo la borsa, prendiamo un caffè e ci mettiamo in macchina, destinazione: lo studiolo del Duca di Urbino completo di tutti i dipinti degli uomini illustri, per la prima volta dopo che parte di essi è stata trasferita al Louvre. La città universitaria marchigiana ci stupisce con la sua semplice grandiosità, sembra di essere all'estero, sia per la pulizia e manutenzione delle strade, sia per l'architettura a mattoncini chiari. Facciamo colazione in un bar dove, durante la notte, avevano girato un episodio di una fiction tedesca, entriamo per un rapido giro nella cattedrale. Appena mettiamo piede nel Palazzo Ducale ci accorgiamo che la cultura in quel luogo non è stata soltanto un'affermazione del potere temporale di qualche nobile ma un interesse effettivo, reale. Gli ideali dell'umanesimo si concretano in una forma tangibile, piccoli particolari fanno immediatamente intuire che vi è stato un momento in cui il buongoverno, nei limiti del possibile, era un valore morale, intellettuale e formale. Le costruzioni non troppo alte, ben solide, con porticati e ampie piazze a misura d'uomo, i colori tenui, la sobria sfarzosità che si manifesta in delicati e preziosissimi intarsi lignei più che in monumentali costrutti pieni di statue, ori, marmi e stucchi fanno intuire una certa delicatezza d'animo e di spirito. L'atmosfera nel Museo è rilassata così come in tutta la cittadina, addormentata dopo una probabile notte di bagordi studenteschi prima di un lungo ponte. Il percorso espositivo è molto interessante, sia perché la figura del Duca di Urbino è oggettivamente molto particolare nella storia del tempo sia perché le opere esposte sono di pregio e con quadri di artisti non facilmente ammirabili fuori dal territorio marchigiano. L'ampia selezione di dipinti del padre di Raffaello Sanzio ci introduce alla effettiva vitalità della corte urbinate. In un'annunciazione ravvisiamo infatti dei tratti molto simili a quella osservata agli Uffizi e dipinta da Leonardo. Chiediamo all'addetta alla sala che ci spiega che effettivamente il genio di Vinci aveva lungamente soggiornato presso il ducato e che quindi possibili influssi avrebbero potuto essere ravvisabili. Immaginiamo una corte in un paese piuttosto isolato ancor oggi in cui il popolo viveva decentemente per gli standard del periodo e in cui il sovrano si occupava del benessere del ducato e di circondarsi di uomini illustri per poter apprendere e capire, anche i principi del buongoverno, che gli erano stati insegnati nella corte mantovana dei Gonzaga. Arriviamo nello studiolo, oggettivamente emozionante, piccolo e perfetto, e proseguiamo il percorso espositivo fino a raggiungere lei, la 'Muta' di Raffaello Sanzio restaurata da pochissimo. La donna e il quadro che hanno aperto al pittore marchigiano le porte del Vaticano di Giulio II, permettendo a noi posteri di ammirare i capolavori assoluti che si celano nelle stanze vaticane e nelle chiese romane. Lo sguardo assorto, la perfezione dell'incarnato, la meraviglia del vestito e dei lineamenti, la sensualità dirompente e pudica, gli occhi di una donna destinata alla propria sorte che accetta con un tratto di triste ribellione la sua condizione di donna, migliore di quella della maggioranza delle donne dell'epoca ma non paragonabile a quella della duchessa di Urbino, considerata dal marito a tutti gli effetti una sua pari, non facile combinazione in quei secoli e forse nemmeno oggi. Andiamo via da Urbino con una sensazione di pacato benessere e ci avviamo verso le terme tra tornanti e strade piene di curve. Ci fermiamo per un momento nella casa bottega, anch'essa umanista di un umanesimo contemporaneo, di Piero Guidi, ammiriamo le opere d'arte, le bellissime e, per il nostro budget, inaccessibili borse, scarpe, capi di abbigliamento dello stilista marchigiano e mentre stiamo andando via lo incontriamo intento in una sua passeggiatina. Nel paese delle terme ci dicono che forse le terme sono chiuse e decidiamo di dirigerci verso la costa, verso strade più dritte e meno tortuose. Il paesaggio è decisamente meraviglioso, colline e montagnole di un intensissimo verde scuro fanno intravedere il mare blu e si scorge all'orizzonte il picco su cui è arroccato uno degli Stati più piccoli del mondo, San Marino. Il mare vuol dire Rimini, Riccione, Cattolica, optiamo per Rimini, che ha un centro storico interessante e la cui memoria è indissolubilmente collegata, nel nostro immaginario, ad un altro Federico, non Duca d'Urbino, bensì Maestro indiscusso dell'arte cinematografica, Federico Fellini. Entriamo in città dalla porta principale, un arco romano di dimensioni notevoli con una targa che commemora i martiri della Resistenza contro il fascismo, passando dal villaggio Primo Maggio, cosa che ci fa sorridere e ci palesa l'orientamento politico della patria di Mussolini. Il corso è ampio e frequentato ma non eccessivamente a quell'ora. Giungiamo nella piazza del municipio dove c'è il mercato, con la guida telefonica di Mamma Lucilla, mangiamo una piadina e ci rendiamo conto che nonostante la targa e il nome del villaggio i prezzi riminesi non sono affatto popolari. Chiediamo ad una donna dove sia l'albergo e il villaggio Fellini, lei ci risponde candidamente che dovremmo cercare a Riccione, perché a Rimini a lei non risulta niente di questo Fellini. Ci viene il dubbio che ci abbia indirizzato verso un villaggio turistico o una discoteca e chiediamo ad un vigile, che ci indica il lungomare. Riprendiamo la macchina e ci troviamo in pochi minuti su un viale che costeggia una spiaggia enorme zeppa di ombrelloni e lettini. Immaginiamo cosa possa essere in agosto, pensiamo alla quantità di gambe, ormoni e persone che abitano quelle spiagge e i tantissimi alberghi che si snodano sul litorale e finalmente raggiungiamo l'albergo felliniano che ci delude, era meglio, ma molto meglio, nel film. Riprendiamo la macchina e proseguiamo sulla litoranea tornando verso le Marche. Approdiamo a Senigallia, che oggettivamente ci piace moltissimo. L'atmosfera è molto umanistica, a misura di persona, la gente allegra e cortese, si respira una certa serenità e le case sono molto carine, basse, in colori chiari. Esploriamo la rocca e ci troviamo in un bellissimo festival dello street food, del cibo 'a portar via' e ci deliziamo con una squisita porchetta di tonno, delle olive ascolane degne di questo nome e con un piatto di bruschette al tartufo. Andiamo via con la voglia di tornare in questo luogo del ben vivere e tornando verso casa arriviamo a Recanati, la patria di Leopardi nei luoghi dell'Infinito e del Sabato del villaggio. Il posto ci affascina e decidiamo di tornare nelle Marche per scoprirne i tesori in un altro momento. Nella via verso Mentana incontriamo il Gran Sasso illuminato dalla luna. L'emozione è talmente forte da farci dimenticare i pessimi umori che hanno caratterizzato questa gita e da farci comprendere la passione per le montagne.

sabato 16 maggio 2015

Cronachette di un Viaggio in Italia § Gita alle Grotte di Frasassi


16 maggio 2015

Gita alle Grotte di Frasassi

Ci svegliamo presto e cominciamo a pensare a dove andare, la giornata sembra uggiosa ma decidiamo comunque di uscire. Nuvole scure sembrano voler minacciare il fine settimana e noi ci mettiamo in macchina per esorcizzare il maltempo.
 
Dopo una breve consultazione Claudio propone di andare a Frasassi, ci vestiamo adeguatamente e prepariamo un borsone con cinque paia di scarpe, asciugamani, accappatoi, costumi, pigiami, maglioni, felpe, giacchetti impermeabili, calzini e quant'altro possa servire per una settimana in montagna, poi, hai visto mai decidessimo di fermarci da qualche parte, e, sai com'è, magari incontriamo delle terme lungo il percorso, comunque nelle grotte è bene andare con le scarpe da trekking, altrimenti c'è il rischio di scivolare e poi magari ci potrebbe sempre cadere inavvertitamente una stalattite sul piede. Senza pensare che in effetti se cadesse una stalattite forse non la racconteremmo.
 
Pronti? Si parte!
 
Prima iniziale discussione tra Claudio e il navigatore satellitare per poi fare pace e ristabilire una certa armonia in macchina, armonia che è destinata a durare poco in questa giornata dedicata all'esplorazione speleologica, insomma ad un giretto turistico tra formazioni calcaree millenarie.
 
Prima di arrivare alle Grotte, sulla strada, ci premuriamo di mangiare un panino, in un posto in cui sembra che i panini siano particolarmente buoni. Effettivamente è così, un po' cari, forse però la qualità del companatico è ottima. Proseguiamo rimpinzati di salumi e formaggi verso le Grotte di Frasassi.
 
Intorno a noi si schiude un'ambientazione fantasy delle più fantasiose. Ci aspetteremmo di vedere elfi, gnomi e fatine intorno a qualunque albero, creature fantastiche e magiche in foreste misteriose e profonde. Le selvagge montagne striate violentemente da scure rocce sono ricche di alberi in pieno vigore, puntute e morbide, perfette per racchiudere un favoloso universo. Nel piazzale antistante la biglietteria per le grotte veniamo immediatamente assaliti da una pacifica folla di segnalatori di luoghi dove mangiare squisiti piatti.
 
Purtroppo c'eravamo già organizzati, sarà per la prossima volta. Premurosi, ci spiegano quali scarpe indossare, Valentina opta per quelle che aveva deciso di indossare, da trekking estivo e aperte, destando il disappunto di una delle segnalatrici di luoghi di ristoro, evidentemente non è quello che lei ritiene essere il giusto abbigliamento. Il concetto di libertà di scelta qui è evidentemente molto soggettivo: puoi liberamente fare ciò che gli altri ti suggeriscono gentilmente di fare.
 
In biglietteria ci dicono che dovremo aspettare un'oretta, per cui andiamo a fare un giretto nella vicina San Vittore, un minuscolo paese in pietra con fiume, ponticello da cui si possono osservare carpe e altri pesci che sguazzano felicemente nella riserva naturale.
 
Ci sarebbe da vedere una chiesetta ma è chiusa per l'ora di pranzo. Valentina non resiste alla voglia di addentrarsi nel bosco e un senso di pace e unione con la natura la pervade. Claudio è troppo impegnato a litigare col navigatore satellitare per poter apprezzare la perfetta melodia maggenga delle goccioline di acqua piovana che si fanno strada tra le foglie in piena rinascita e il cinguettio degli uccellini che pervade lo spazio uditivo, tra profumi di terra bagnata, boccioli, fiori e germogli.
 
Torniamo, facciamo un giretto tra le bancarelle, acquistiamo alcune pietre e fossili in un chiosco con meravigliosi cristalli, fossili e geodi. Valentina ha un po' di claustrofobia e si è premunita di cristalli per modificare l'eventuale energia negativa.
 
Prendiamo una navetta che ci porta all'ingresso delle Grotte, la Guida è lì e capisce in brevissimo tempo il disagio di Valentina e la tiene vicina a sé così da evitare eventuali disagi, ci chiarisce che non è possibile fare foto all'interno delle grotte.
 
Dopo le prime spiegazioni di rito entriamo nell'Abisso Ancona, così chiamato in onore dei fortunatissimi giovani escursionisti che le scoprirono nel 1971, una sala enorme che potrebbe contenere facilmente il Duomo di Milano e che a noi sembra una stanzetta. Nelle grotte, ci spiega, il senso della dimensione è completamente alterato, è altamente improbabile che si possa soffrire di vertigini ed è molto difficile capire la grandezza o la distanza. Alcune stalattiti e relative stalagmiti a terra ci sembrano non più alte di quattro o cinque metri e sono invece alte oltre diciotto e anche venti metri.
 
Due in particolare ci danno il senso della nostra totale mancanza di senso di orientamento dimensionale nella grotta, in cui non filtra luce naturale, la cosiddetta 'Madonnina', una stalagmite alta oltre due metri e che sembra non più alta di cinquanta centimetri, e la 'Spada di Damocle' una bianchissima stalattite di oltre sette metri che ci appare come un leggerissimo drappo grigiastro di stoffa non più grande di un canovaccio o di un pareo appeso al soffitto.
 
Proseguiamo nel percorso esplorando laghi purissimi di oltre venti metri che ci sembrano pozzanghere di un meraviglioso color azzurro luminescente e purissimo e foreste di calcare, sonorità armoniche si sviluppano nella grotta al solo sfiorare alcuni punti nella 'Sala dell'Organo' da parte della Guida. Concrezioni si sviluppano in giardini, creando fiori, candele, sculture, foreste di animali e architetture fantastiche.
 
Arriviamo alla fine delle sale con gli occhi pieni di meraviglia, emozioni umidicce e torniamo indietro.
 
Ripercorrendo la strada, ovviamente su pedane non particolarmente scivolose e con corrimano in acciaio, cominciamo ad abituare gli occhi e riconosciamo alcune stalattiti, stalagmiti, le 'fette di pancetta' o 'di lardo', stalattiti sottilissime che si sviluppano accanto alla roccia, i 'bucatini', stalattiti nate da poco, di appena quaranta o cinquant'anni, le concrezioni eccentriche che sfidano la forza di gravità, i fiori di cristalli che galleggiano sull'acqua, l''Orsa'. I 'Giganti' ci sembrano davvero grandi, avremmo voglia di esplorare un po' di più, salutiamo la nostra bravissima Guida e usciamo all'aria aperta.
 
Valentina si lancia verso il cielo aperto, scatenando l'ilare e sorridente reazione del gruppo.
 
La pioggerellina ci accompagna in questa gita, sul percorso di ritorno facciamo una breve sosta a Fabriano e andiamo via senza neanche un foglietto di carta, ci dirigiamo verso Perugia, dove incontriamo una coppia di ragazzi che ci forniscono alcune indicazioni su dove e quando acquistare i tartufi, andiamo verso il centro e compriamo un po' di salse tartufate che vengono proprio dal paesino che ci avevano indicato.
 
Torniamo verso casa la sera, stanchi e nervosi ma con la meraviglia negli occhi di luoghi incantati e posti fiabeschi.