lunedì 31 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Impruneta * Firenze * Colle Val d’Elsa * Mentana


31 dicembre 2018

Impruneta * Firenze * Colle Val d’Elsa * Mentana

Ci svegliamo prima dell’alba, facciamo la doccia, ci prepariamo, andiamo a fare un’ottima colazione nel ristorante dell’albergo, che ci rimette in armonia con la Toscana, nonostante permanga la sensazione di aver pagato un prezzo eccessivo per l’alloggio. Nella sala colazione Giulia incontra i bimbi con cui aveva fatto amicizia ieri e altri bimbi con cui interagisce immediatamente nonostante sia evidentemente assonnata. Carichiamo sulla Focus le Samsonite, il Cam Curvi, le borse Decathlon e andiamo a parcheggiare dalle parti di Scandicci, a Villa Costanza, un parcheggio molto comodo per raggiungere il centro di Firenze con un tram molto frequente. Passeggiamo per le vie di Firenze un po’ troppo affollate per i nostri gusti, facciamo uno spuntino in un bar in cui facciamo solitamente tappa fissa, il latte macchiato è sempre squisito ma per il resto ci delude un po’. Giulia non è felice per niente di stare in mezzo a tanta gente e comunica il suo disagio in vari modi, principalmente strillando e contorcendosi sul Cam Curvi. Non è la nostra giornata fiorentina, la città, splendida e meravigliosa come sempre, ci appare un po’ scostante e complicata. Dopo qualche altro giro torniamo decisamente verso la Focus SW, Mamma Valentina ammette pubblicamente che, per una volta e inspiegabilmente, Papà Claudio potrebbe anche aver avuto ragione nell’affermare che Firenze non è la nostra città oggi. Ripartiamo, ci fermiamo a Colle Val d’Elsa per una pausa tecnica, dunque riprendiamo la strada di casa, con la Toscana, l’Umbria e il Lazio che ci ammaliano per la loro bellezza a dimensione umana. Arriviamo infine a Mentana.

domenica 30 dicembre 2018

Conachette di un viaggio in Italia: Casalecchio di Reno * Bologna * San Pietro Terme * Borgo Tossignano * Appennino Tosco Romagnolo * Impruneta


30 dicembre 2018

Casalecchio di Reno * Bologna * San Pietro Terme * Borgo Tossignano * Appennino Tosco Romagnolo * Impruneta

Ci svegliamo intorno alle sette, ci prepariamo, facciamo colazione in albergo e carichiamo i bagagli sulla Ford Focus, diretti a Bologna, con la voglia di restare nella città rossa. Parcheggiamo non senza difficoltà e all’inizio cominciamo a guardare i prezzi delle case, così per curiosità. Facciamo un giro per il centro, splendido, visitiamo alcune chiese meravigliose e, dopo neanche due ore ripartiamo, diretti verso il mare, sulla via Emilia. Ci fermiamo a San Pietro Terme, cerchiamo invano lo stabilimento termale e parcheggiamo per una sosta davanti alle fonti dell’acqua fegatella. Trascorriamo nel parco pubblico alcune ore, Giulia fa subito amicizia con alcuni bambini e gioca per un po’ con Elena e Thomas. Ripartiamo con l’intento di andare a Faenza ma giriamo prima, verso gli Appennini: sentiamo il bisogno di natura meno ‘addomesticata’ dall’uomo. A Borgo Tossignano troviamo Le voglie, un bar pasticceria rosticceria dove ci rifocilliamo di buon cibo prima di ripartire. Nel bel mezzo degli Appennini Papà Claudio si accorge che non funzionano ben due fari della Ford Focus, la strada è stretta, piena di curve, nel bel mezzo delle montagne, non scorgiamo altro che qualche casetta sparuta, di pietra e neanche illuminata. Sicuramente, anche a voler bussare, non avrebbero potuto certamente darci delle lampadine. Il tramonto ci sorprende e la notte, piena di stelle ci fa pensare alla canzone di Battisti, fortunatamente gli abbaglianti funzionano. Proseguiamo con le doppie frecce sulla strada buia, piena di curve, alberi e priva di centri abitati, cerchiamo un approdo sicuro a Firenzuola ma niente, è domenica non ci sono meccanici aperti, ovviamente. Quasi all’imbocco dell’autostrada riusciamo finalmente a trovare un distributore che ha le lampadine, ovviamente almeno al doppio del prezzo corrente ma insomma. Papà Claudio sistema le luci mentre Mamma Valentina allatta Giulia e ripartiamo. Andando verso Siena ci troviamo dunque ad Impruneta e lì troviamo da dormire in una struttura della CGIL ad un prezzo esorbitante per il tipo di alloggio. Mangiamo bene nel ristorante interno e Giulia fa amicizia con i bambini, Mia, Sascha, Giulia, Anna e Gaia. Ci addormentiamo stanchi, nervosi ma ritemprati da una buona cena.




sabato 29 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Desenzano del Garda * Reggio Emilia * Bologna * Casalecchio di Reno



29 dicembre 2018

Desenzano del Garda * Reggio Emilia * Bologna * Casalecchio di Reno

Ci svegliamo prima del sorgere del sole e abbiamo modo di ammirare l’alba sul Lago di Garda in tutto il suo splendore. Prepariamo la colazione, mangiamo e ci riaddormentiamo. Ci alziamo pigramente, carichiamo i bagagli sulla Ford Focus, cerchiamo di recuperare i soldi del biglietto non utilizzato nelle terme di Colà Lazise e ce ne andiamo via, verso Mantova o Modena. Decidiamo lungo la strada di andare a Parma ma desistiamo dall’intento perché c’è la partita Parma – Roma e non abbiamo molta intenzione di trovarci nel bel mezzo di tafferugli tra tifoserie. Mangiamo a Reggio Emilia, dove veniamo accolti da una persona che ci indica molto gentilmente i punti di interesse della città. Ci riempiamo lo stomaco di cibo ottimo che non riusciremo a digerire fino alla sera tardi. C’è qualcosa di bello ed accogliente nella cittadina emiliana ma tutto sembra un po’ troppo rilassato, tranquillo. Proseguiamo dunque il nostro viaggio attraverso la Pianura Padana, percorriamo la Via Emilia, luogo di narrazioni, di balli, invenzioni, musica, cibo e canzoni dove si fa fatica a scorgere uccelli o nidi di volatili. Notiamo che il sistema di controllo delle acque è ancora quello inventato da Leonardo da Vinci e ci meravigliamo per la sua genialità: a distanza di secoli il suo sistema è ancora il più efficace, le sue intuizioni ingegneristiche sono ancora talmente innovative e funzionali da resistere ed essere insuperate ed insuperabili, mai obsolete. Forse è proprio nella costante attualità delle sue invenzioni, un misto di senso pratico e ingegnosità degna di un semidio mitologico, che risiede il segreto della genialità leonardesca. Man mano che ci avviciniamo a Bologna, e agli Appennini, cominciamo a rivedere qualche elemento faunistico, un paio di cicogne, qualche upupa, addirittura un falco o due, piccioni e qualche uccellino piccino, forse passeracei o simili, sparuti gruppuscoli di paperelle. Vedere distese così vaste di campi irrigati da fiumi, canali e ruscelli, fondamentalmente senza uccelli ci impressiona sempre molto negativamente, così come, ovviamente ci fanno inorridire le stalle perfettamente ordinate da cui le mucche non possono, evidentemente, mai uscire.
Troviamo un parcheggio piuttosto caro a Bologna che ci incanta con la sua bellezza ridondante, non fastidiosa nonostante la mole di persone che ne affolla le vie.
Mamma Valentina la trova semplicemente bellissima, Papà Claudio non può negare l’evidenza e Giulia è alquanto combattuta tra il piacere di scoprire luoghi nuovi e diversi e i fastidi del viaggio. Incontriamo un gruppetto di mentanesi, ci scaldiamo in un caffè e proseguiamo verso l’albergo, piuttosto gradevole, almeno all’apparenza, anche se la camera è piccolina, prenotato, tramite booking.com con la carta di credito di Mamma Valentina dal servizio turistico della città di Bologna.

venerdì 28 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Desenzano del Garda * Verona * Terme di Colà Lazise * Desenzano del Garda


28 dicembre 2018

Desenzano del Garda * Verona * Terme di Colà Lazise * Desenzano del Garda

Ci svegliamo prima dell’alba, che ci sorprende nella sua bellezza lacustre. Facciamo colazione poi Papà Claudio e Giulia si riaddormentano fino ad oltre le dieci. Chiediamo alla reception dell’albergo di poter rimanere un giorno in più e continuiamo a pigrare. A metà mattinata carichiamo sulla Ford Focus il Cam Curvi, libri sonori, il beauty Samsonite, diamo una sommaria pulita con l’aspirapolvere da viaggio Goodyear rimandando un bel lavaggio a quando avremo riattraversato la Pianura Padana e la sua nube di nero smog travestito da fumo bianco e immacolato. Arriviamo a Verona, dopo una sosta benzina, Decathlon e supermarket, giusto in tempo per pranzo, facciamo una sosta nella Bottega della Gina, gironzoliamo velocemente tra le vie del centro, la sensazione della somiglianza con Roma ci infastidisce questa volta per cui ci affrettiamo ad andare alle Terme di Lazise Colà che ci piacciono un po’ meno delle altre volte. Giulia si diverte tantissimo a sguazzare, Mamma Valentina e Papà Claudio si rilassano. Torniamo a Desenzano stanchi e con la bellezza dell’alba di stamane ancora negli occhi. Le immagini del sole che sorge dalle acque e quella delle strapiombanti scogliere del lato lombardo e trentino saranno probabilmente le più emozionanti di questa tanto variegata area d’Italia. Arriviamo al castello, mangiamo, e ci addormentiamo.

giovedì 27 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Desenzano del Garda


27 dicembre 2018

Desenzano del Garda

Ci svegliamo intorno alle otto, svolgiamo alcune faccende, ci prepariamo e usciamo a fare una passeggiatina a piedi. Mamma Valentina e Papà Claudio si alternano a spingere Giulia infagottata nella sua tuta da sci Decathlon sul Cam Curvi. La giornata è splendida, soleggiata, senza vento e con un’aria frizzantina che stimola a camminare a passo svelto ma non troppo. Incontriamo il castellano, ci salutiamo dopo aver fatto un giretto nello splendido giardino con piscina infinity e visuale quasi a 360° sul Lago di Garda. Chiacchieriamo di politica, viaggi e questioni varie, dunque ci salutiamo e ci incamminiamo. Prima di uscire dalla villa cinquecentesca con cappellina privata incontriamo il mastro giardiniere, che sembra comprendere un linguaggio arcaico, senza bisogno di troppe parole. Raggiungiamo agevolmente il lungolago, ci fermiamo in un tabacchi per ricaricare i telefonini, in un’edicola per acquistare la Settimana Enigmistica, in un paio di forni per pane, pizza – si fa per dire – pretzel, gnocchi e altre cibarie. Il lago è molto grande, Desenzano alquanto vivibile, le montagne tutt’intorno dialogano col cielo e battibeccano con le nuvolette. Gli uccelli in questa parte della Lombardia non sono scomparsi, l’acqua è limpida e l’aria sembra alquanto respirabile. Tutto è ben tenuto e curato, le casette colorate, i viali con le pietre lacustri. Nel duomo ammiriamo l’Ultima cena di Tiepolo, nascosta da una porta a vetri in una cappella dedicata soltanto alla preghiera, usciamo e Giulia fa subito amicizia con una bimba più grande di lei, che salutiamo, dunque ci dedichiamo all’ozio bighellonante da turisti, con ritmi da bradipo. Arriviamo al castello, che ci incuriosisce alquanto perché fu una sorta di castrum durante le invasioni barbariche all’interno del quale si rifugiarono abitanti, bottegai e signorotti locali creando un microcosmo in cui, presumibilmente, l’organizzazione economico e sociale era piuttosto differente sia da quella romana che da quella rinascimentale. Raggiungiamo il negozio Natura Sì dove acquistiamo generi alimentari, dunque ci fermiamo in un baretto per far mangiare un piatto di pollo e riso con curry a Giulia e per scaldare via il freddo con latte e tè caldo. Una volta rifocillati, ci incamminiamo per la strada intrapresa precedentemente e ci fermiamo in una gelateria, peraltro piuttosto buona, in cui Giulia esprime tutta la sua felicità per un gelatino al cioccolato, rigorosamente fondente, con cui riesce a sporcarsi maglione, tuta, mani, per non parlar del viso e del collo. Fa subito amicizia facendo innamorare chiunque, al suo solito. Usciamo e canticchiando si addormenta tra le braccia di Papà Claudio, orgogliosissimo. Mamma Valentina e Papà Claudio posizionano Giulia sul Cam Curvi e proseguiamo la passeggiatina fino ad arrivare al Castello Belvedere. Trascorriamo la serata nell’appartamento, stanchi e rilassati.

mercoledì 26 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Bergamo * Gardesana * Valle del Sarca * Trento * Desenzano del Garda


26 dicembre 2018

Bergamo * Gardesana * Valle del Sarca * Trento * Desenzano del Garda

Ci svegliamo intorno alle otto, pigramente. Ci laviamo, vestiamo, facciamo una colazione molto sostanziosa, svolgiamo alcune faccende, quindi diamo una rassettata all’appartamento. Papà Claudio va a riprendere la Ford Focus parcheggiata vicino allo stadio dove si svolgerà in giornata una partita di calcio, la parcheggia momentaneamente davanti alla chiesa di Sant’Alessandro della Croce cui ci siamo ormai affezionati e carica Samsonite, libretti sonori, borse Decathlon, tastiera, Cam Curvi e tutto il necessario. Usciamo a malincuore, Mamma Valentina e Giulia vanno a visitare la chiesa, molto bella, con altari in marmi policromi nelle cappelle laterali e dipinti pregevoli e partiamo. La tanto agognata fetta di panettone da Cavour, ahimè, salta. Giriamo un po’ a vuoto verso la Val Brembana, Mamma Valentina ha idee un po’ balzane per quanto concerne le strade da percorrere, fortunatamente Papà Claudio ha un senso dell’orientamento più spiccato. Ci dirigiamo dunque verso Est, dalle parti di Brescia deviamo verso Nord. Arriviamo sulla Gardesana, dopo una serie di soste intermedie, Giulia si addormenta e percorriamo una strada che a noi pare pericolosissima e decisamente poco agevole, con un susseguirsi di angusti tunnel scavati nella roccia con curve e doppio senso di marcia, senza corsia di emergenza né illuminazione sufficiente. Conveniamo che ne vale la pena per la bellezza e la panoramicità della via, dov’è anche situata una delle più fotografate piste ciclopedonali d’Europa. Attraversiamo senza fermarci il litorale di Salò, fino a Limone del Garda. Ogni paesino è diverso e bellissimo ma Mamma Valentina non riesce a non associare quei nomi ad alcune tra le più sanguinose e nere pagine della storia patria. Le viene un gran desiderio, anzi, di chiamare Gianluca e si accorge che i totalitarismi sono tanto più pericolosi in quanto generano reazioni opposte e contrarie ma, fondamentalmente, identiche, dunque si rende conto di quanto il gruppo del Manifesto di Ventotene e gli oppositori democratici ai regimi siano da ammirare e ricordare in quanto al coraggio eroico della resistenza hanno sempre unito anche la resistenza alle tentazioni, immediate e fortissime, dell’opposizione mediante l’adesione ad altri totalitarismi, altrettanto atroci e disumani, distruttivi e lesivi della dignità non soltanto delle persone che hanno la sventura di vivere in quei periodi ma anche di tutte coloro che hanno, nel corso di secoli e millenni di storia, portato alla progressione, mazzinianamente pensando, dell’Umanità nel suo complesso. Tralasciando le considerazioni politiche, quel lato del Lago di Garda è di una bellezza pressoché ineguagliabile. Giungiamo attraverso la Valle del Sarca a Trento, città che ci accoglie con uno splendido mercatino di Natale ma che, questa volta, insolitamente, non ci accoglie, bensì ci respinge con cortesia. Riprendiamo il viaggio e troviamo nuovamente alloggio nel Castello Belvedere di Desenzano del Garda.


martedì 25 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Bergamo


25 dicembre 2018

Bergamo

Ci svegliamo intorno alle sette e mezza, la chiesa di Sant’Alessandro della Croce, proprio di fronte alla finestra dell’appartamento in cui alloggiamo, è allegramente aperta per i festeggiamenti natalizi. Svolgiamo alcune faccende domestiche poi andiamo ad acquistare alcuni generi alimentari nella bottega quasi antistante il portone d’ingresso dello stabile, un palazzo d’epoca in una zona a metà strada tra la città alta e Bergamo bassa. Ci coccoliamo con una colazione indimenticabile da Cavour, poi proseguiamo verso il duomo, ci lasciamo cullare dall’aria di festa, adeguandoci un po’ ai costumi locali. Individuiamo una gastronomia storica e ci lasciamo tentare dalla tradizione natalizia locale, acquistiamo prelibatezze e tipicità, poi torniamo verso Cavour per qualche dolcetto e ripercorriamo la strada a ritroso verso l’appartamento. Il belvedere di Bergamo ci incuriosisce e più scopriamo questa città lombarda, più ci piace. La qualità della vita è evidentemente piuttosto alta e anche le suddivisioni in classi sociali sono piuttosto evidenti. Non vi è mescolanza tra le persone, ognuno sa il fatto suo e procede per una strada che sembra definita da generazioni, sempre con l’intento di migliorare, senza dare troppo nell’occhio, con un sobrio sfoggio di sfarzi e misurati fasti. Entriamo appieno nella girandola bergamasca che talvolta sembra un teatro a cielo aperto. Da sopra i tetti e i campanili statuari personaggi, santi, eroi, dirigono un’orchestra di campane o di persone che si muovono quasi al ritmo di una danza civica che par voler dimostrare l’essenza stessa della cittadinanza. Bergamo, seppur con le più che evidenti e fortemente palesate divisioni, sembrerebbe esprimere quel senso civico dell’Italia di campanili e bande, degli incontri in piazza, della provincia che ama le sue ritualità, dalla camminata sul corso principale agli incontri più o meno cordiali di gruppi di persone che trovano tra le mura, nelle chiese, nelle librerie e nelle biblioteche, nei caffè e nella dignità della sapienza artigiana, la propria ragion d’essere. Mangiamo e usciamo nuovamente alla ricerca di pannolini, scoprendo un’altra parte della città, ci fermiamo nella piazza principale della città alta dopo aver ampiamente smaltito le calorie in più. Giulia chiede il seno, Mamma Valentina la allatta fino a che si addormenta, torniamo pigramente verso l’appartamento, rilassandoci e trascorriamo il tardo pomeriggio e la sera in casa.

lunedì 24 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Desenzano del Garda * Torino * Bergamo


24 dicembre 2018

Desenzano del Garda * Torino * Bergamo

Ci svegliamo nella brumosa bellezza del Lago di Garda, all’interno di un comodissimo appartamento moderno sito in una villa cinquecentesca bellissima, con un giardino all’italiana tenuto benissimo e Papà Claudio propone di spostarci perché pensa che sul Lago di Garda non ci sia niente da fare. Prepariamo i bagagli, paghiamo e carichiamo tutto sulla Ford Focus. Mamma Valentina insiste per vedere il castello di Desenzano ma proseguiamo. Riusciamo almeno a fare rifornimento di cibo presso un negozio NaturaSì. Proseguiamo il nostro viaggio, Giulia dorme e ci dirigiamo verso Torino, ornata da montagne che tanto fanno pensare alla descrizione manzoniana delle vette intorno al lombardo Lago di Como ‘cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi’. Arriviamo nella città di Savoia e Agnelli, non ci fermiamo ma torniamo indietro, andiamo verso Venaria ma è chiusa. La città ci sembra lorda, strati di inquinamento accumulati su palazzi in cui lunghe tende coprono terrazzini e finestre. Mamma Valentina ha la sensazione di catafalchi e si arrabbia con Garibaldi: come può aver pensato che i Savoia avrebbero potuto governare un Paese meraviglioso quale è l’Italia? Non senza soste in Autogrill e Chef Express giungiamo a Bergamo e troviamo un posto per dormire in una via centrale e in un appartamento che incontra i gusti di Mamma Valentina e Papà Claudio. La Città de’ Mille ci accoglie con scampanii, lucette, messa cantata nel duomo, vin brulè preparato dagli alpini della Città Alta, baretti e una pasticceria, Cavour, che svolge una incredibile missione diplomatica rimettendoci in pace con l’universo e con noi stessi dopo una giornata che aveva messo a durissima prova un rapporto d’amore che aveva resistito alla lontananza e a tante difficoltà ma stava scricchiolando sotto il peso di una insostenibile volgarità. Ci addormentiamo felici nel lettone tra morbidissime lenzuola, cullati da gradi tele che ricopiano fedelmente quadri d’autore.

domenica 23 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Dolo * Venezia * Desenzano del Garda


23 dicembre 2018

Dolo * Venezia * Desenzano del Garda

Ci svegliamo in una mattina nebbiosa, cerchiamo di fare il bagnetto a Giulia che rischia di scivolare nella vasca antica, il giardino è di una bellezza incantevole. Scendiamo nella sala ristorante per la colazione e, dopo qualche perplessità, decidiamo di caricare i bagagli sulla Ford Focus e partire. Giulia suona un po’ lo Yamaha nell’ingresso, facciamo il check-out. Mentre Papà Claudio carica la station wagon, Mamma Valentina allatta Giulia nel sontuoso ingresso della residenza estiva di una nobile famiglia veneziana, dove anche il Doge soggiornò in quegli ultimi decenni in cui l’Italia era ancora divisa e si preparava alla difficile transizione verso la repubblica democratica, un passaggio che ancor oggi, o forse soprattutto in questo momento storico, sembrerebbe ben lungi dall’essere effettivo, ma forse le apparenze ingannano e le maschere celano volti antichi e nuove virtù. La riva del Brenta è un susseguirsi di splendide ville venete, più o meno ben tenute, che sembrano voler raccontare storie decadenti o esercitare una forma di resistenza all’industria pesante che circonda la bellezza raffinata di questi luoghi con una dirompente violenza inquinante. Le statue e la cura con cui vengono tenuti i giardini di questi baluardi della meravigliosa tradizione artistica e artigiana italiana, i vetri che illuminano affreschi e porticati, le finestre spesse di legno buono, con maniglie indistruttibili, i pavimenti e i parquet incorruttibili perché cesellati con maestria e sapienza sembrano gridare all’intera umanità: basta inquinare, cerchiamo di ritrovare la capacità di amare la bellezza, la dignità che si esprime nel saper fare, nell’evocare scenari fantastici e favolosi anche grazie alla giustapposizione di imperfezioni di materiali antichi.
Troviamo un posteggio nel parcheggio comunale di Piazzale Roma a Venezia e il ritmo lento del cammino, reso ancor più cadenzato dalle difficoltà di attraversare ponti senza rampe col passeggino, seppur leggero e maneggevole com’è il Cam Curvi. Giulia non sembra apprezzare troppo gli sforzi di Mamma Valentina e Papà Claudio e, dopo una mezza dozzina di ponti, decide che preferisce camminare, eventualmente arrampicandosi sul fianco materno ma senza troppa convinzione.
Riusciamo a trovare la focaccia nell’antica pasticceria Rizzardini, dove eravamo già stati nel 2015, mangiamo pastarelle e prendiamo un paio di rustici da portar via.
Proseguiamo verso Piazza San Marco, Giulia cammina un po’ ma poi si fa convincere a salire sul passeggino. Quando arriviamo a Piazza San Marco all’esortazione di Mamma Valentina e Papà Claudio ‘guarda che bello!”, Giulia risponde: “che bello”, facendo ovviamente andare in brodo di giuggiole i genitori che continuano a guardarla estasiati.
La basilica di San Marco è chiusa per la funzione liturgica, ma riaprirà dopo un’oretta, una fervente ascoltatrice di Radio Maria ci spiega alcune simbologie nella facciata della basilica, Mamma Valentina discute amabilmente con lei e la ringrazia vivamente. Decidiamo dunque di andare a prendere un caffè nella serra vicino a Via Garibaldi recuperata da qualche anno e trasformata in vivaio caffetteria, un raro e prezioso luogo verde nella città lagunare che a Mamma Valentina piace molto, mentre a Papà Claudio un po’ meno. Sembra che Giulia lo trovi gradevole ma decisamente non apprezza la presenza di un pianoforte che non funziona, anche se c’è una chitarra e alcuni avventori che attirano decisamente la sua attenzione e con cui fa, ovviamente, amicizia conquistando sorrisi, benevolenze e complimenti. Usciamo dalla serra dopo aver bevuto una birra, un gingerino con la cannuccia e una spremuta d’arancia- Nei giardini ammiriamo una statua dedicata a Giuseppe Garibaldi che ci piace molto perché esprime, a nostro parere, l’essenza della sua eroicità, fatta di umiltà, di umorismo e di una semplicità da grande saggio, mai pomposa né altera o militaresca, inserita all’interno di un tessuto urbano che celebra con convinzione gli eroi, le glorie e l’importanza del Risorgimento. Il Garibaldi veneziano è un generale col poncho, senza cavallo o pennacchi, con un leone, libero anch’esso che non è sottomesso o vinto, bensì accoccolato fieramente accanto, alleato inseparabile e conscio della propria forza morale e politica. Due giganti gentili e invincibili che, nella loro grandiosità, non hanno bisogno di ostentare grandezze.
Dopo pochi passi, appena arriviamo su Via Garibaldi, l’unica che a Venezia abbia il nome di ‘via’, quasi a significare che la glorificazione dell’Eroe de’ due mondi esprime una sorta di estraneità ad un tessuto urbano complesso, variegato, un finissimo broccato o un ingegnoso merletto ricamato nell’arco di secoli, in cui ogni bottega, finestra, canale, calle e campiello sobriamente sorride della propria perfezione. A Garibaldi è dedicata una statua in un giardino quasi dimenticato e una via, a Manin e agli eroi risorgimentali sono dedicate statue e targhe ma i veri orgogli veneziani, tra cui Elena Lucrezia Cornaro Piscopia la prima donna laureata della storia, il geniale drammaturgo Carlo Goldoni, o l’inarrivabile e rivoluzionario compositore Antonio Vivaldi, sono celebrati nei nomi di alberghi e ristoranti, con targhe e calli o campielli dedicati, con una sobrietà che svela, celandolo, un orgoglio profondo, sentito, radicato.
Ci fermiamo in uno strano luogo per cercare di mangiare ma non riusciamo a farci dare del cibo, andiamo dunque in un altro luogo, dove ci accolgono, tra l’altro con una squisita vellutata di zucca che Mamma Valentina gusta con gran piacere mentre Giulia sugge il suo seno e Papà Claudio mangia l’arancino allo zafferano con ragù bianco che sarebbe stato per Giulia, che, dopo un po’ crolla addormentata. Ci incamminiamo verso Piazza San Marco, sempre più affiatati nel sollevamento passeggino sui ponti veneziani, la laguna ci offre lo spettacolo ineguagliabile della nebbiolina che offusca i contorni e avvolge tutto in una lattiginosità grigio-bluastra di straordinaria bellezza.
Mamma Valentina riesce, per la prima volta dopo anni di visite, gite e viaggi lavorativi a Venezia, a vedere l’interno della Basilica di San Marco e rimane, semplicemente, estasiata di fronte alla rappresentazione ingegneristica, architettonica e artistica dell’universo infinito, comprendendo il povero Stendhal che in Italia, seppur a Firenze, ebbe reazioni tali da costituire un precedente per la letteratura scientifica. Un complessissimo gioco di pesi e contrappesi, archi che sorreggono quantità inestimabili di tesserine auree, nelle decorazioni musive del soffitto, e di geometrie marmoree che rendono il pavimento simile ad un morbido tappeto di marmi policromi fa sì che un tale capolavoro possa, praticamente galleggiare, su acqua e un fondo sabbioso. Torniamo verso il parcheggio, sbagliando un paio di strade, guidati da Google maps e, stremati, riusciamo a risalire sulla Focus, diretti, forse, verso Bergamo. Ci fermiamo in un paio di Autogrill dove incontriamo bimbi e cerchiamo di mangiar qualcosa finché troviamo un posto dove alloggiare a Desenzano del Garda. Veniamo accolti con molta gentilezza e questo ci fa sentire subito a nostro agio. Mangiucchiamo qualcosa e ci addormentiamo.  

sabato 22 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Dolo (aggiornato)


22 dicembre 2018

Mentana * Dolo

Ci svegliamo intorno alle sette e mezza, dopo aver svolto alcune faccende domestiche ci prepariamo e usciamo, con l’intenzione di andare verso il Nord Italia e di fermarci a dormire a Siena o Firenze per poi proseguire. Papà Claudio carica sulla Ford Focus SW, ormai una vera e propria compagna di viaggio, le Samsonite, vari zainetti Decathlon, la tastiera e la borsa frigo con il parmigiano della Latteria sociale Beduzzo inferiore. Facciamo una sosta nel mercato per noci, nocchie e mandorle, un saluto a Nonni Enza e Giancarlo e poi via. Papà Claudio non ha intenzione di trascorrere una vacanza a caricare e scaricare la macchina, né di proseguire a piccole tappe per cui, visto che Giulia sembra ben sopportare, nonostante qualche protesta sul BebéConfort, i chilometri in autostrada, proseguiamo. Ci fermiamo in un paio di Autogrill, incontrando famiglie organizzate con thermos e pappette omogeneizzate, o in procinto di compiere lunghissimi viaggi in automobile. Mangiamo qualcosa, lei non ha tanta fame, il tempo è piovigginoso, ma appena valichiamo gli Appennini il sole ci saluta con un tramonto offuscato da un po’ di nebbia per lasciar spazio ad una gigantesca Luna piena di spettacolare bellezza. Cerchiamo una sistemazione e ci troviamo in un palazzo del 1884, luogo fiabesco in cui veniamo accolti con gentilezza. Ci troviamo in una stanza molto ampia, con due letti e un bagno con una vasca che avrebbe bisogno di essere cambiata. Un terrazzo tutto per noi con due balconi proprio sopra all’ingresso principale della villa, probabilmente è una stanza che doveva avere originariamente un ruolo di rappresentanza o qualcosa del genere. La luna illumina un giardino curatissimo, scrigno di storie e racconti che affondano le radici nel Risorgimento veneto. Mangiamo nel ristorante della villa, sontuoso e romanticamente decadente, il satellite della Terra fa capolino dalla grande vetrata, Papà Claudio apprezza molto un vino rosso friulano, Giulia non sembra felicissima della cena ma qualcosa riesce a mandar giù e comunque è contenta di essere in un luogo in cui tutto sembra evocare un’eleganza antica in cui sentire il fruscio di costose sete e sfarzosi abiti. Giulia non resiste, ovviamente, a suonare lo Yamaha verticale posizionato nel grande salone d’ingresso dove campeggia un enorme camino foriero di qualche messaggio in bottiglia non letto o dimenticato. Chiacchieriamo un po’ con receptionist e maître, poi saliamo in camera, giochiamo un po’. Durante la poppata, ci troviamo ad affrontare una cimice di dimensioni notevoli e Papà Claudio è costretto, suo malgrado ma con buona volontà, ad arrampicarsi sopra una scala con una specie di zaino aspirapolvere che fa tanto pensare al film Ghostbusters mentre Mamma Valentina allatta.

domenica 16 dicembre 2018

Mentana * Stazzano * Montorio Romano * Mentana


16 dicembre 2018

Mentana * Stazzano * Montorio Romano * Mentana

Ci svegliamo intorno alle sette, ci prepariamo, facciamo colazione e usciamo poco prima delle dieci per andare a Montorio Romano a prendere un ciondolo in micromosaico. Carichiamo sulla Ford Focus i libri sonori, il beauty Samsonite, il Cam Curvi, la tuta da sci Decathlon e partiamo. La Sabina romana è meravigliosa, un velo di brina imbianca leggermente le foglie colorate dall’autunno. Il Parco Monti Lucretili si esprime nella sua placida briosità, il Terminillo è innevato dalla cima ai piedi mentre sul Soratte un cielo cencioso e lacero mostra l’azzurro più intenso dietro una coltre violacea. Facciamo una sosta poppata a Stazzano, dove Papà Claudio va a vedere gli affreschi quattrocenteschi nella locale chiesa. Il paesino sembra un quadretto, Mamma Valentina posiziona Giulia sul BebéConfort e ci avviamo verso Montorio Romano. I muretti a secco tra gli uliveti adagiati sulle colline preappenniniche sembrano ornamenti musivi. Il paese sembra un presepe, coi caminetti accesi, le chiesette e le bancarelle con le esposizioni artigianali. Troviamo subito Jessica, la mosaicista, in compagnia del padre e della madre, acquistiamo ciò che volevamo, quindi Papà Claudio chiama un suo amico di scuola che sta suonando con la banda paesana, chiacchieriamo un po’ e poi torniamo, infreddoliti, verso Mentana.

sabato 8 dicembre 2018

Mentana * Orvieto * Mentana


8 dicembre 2018

Mentana * Orvieto * Mentana

Ci svegliamo intorno alle otto con una gran confusione su cosa fare durante la giornata, dopo una serie di programmi decidiamo di andare a Orvieto per una gita. Carichiamo sulla Focus il Cam Curvi, il beauty Samsonite, le ciammelle a cancellu, l’acqua e tutto il necessario per una giornata fuori e partiamo intorno alle dieci. Dopo pochi chilometri Giulia esprime il suo disappunto fordista ed esplicita tale sua contrarietà con una serie di urla e contorsioni sul BebéConfort. Ci fermiamo all’Autogrill di Fiano Romano, Mamma Valentina le offre il seno, lei accetta ma continua a non avere intenzione alcuna di proseguire oltre, Papà Claudio cerca di distrarla con linguacce e con i Led Zeppelin ma senza troppo successo, saliamo nell’Autogrill e, dopo un’altra poppata, Giulia sembra accettare l’idea di dover sopportare le cinture di sicurezza fino a che non si crea il primo piccolo ingorgo di traffico, Mamma Valentina la allatta dal BebéConfort con una serie di movimenti yogici. Arriviamo finalmente a Orvieto dopo l’una. Moscatelli è aperto e acquistiamo i panettoni, poi andiamo a mangiare al ristorante La Palomba che da tempo volevamo provare. Ci delude alquanto, usciamo con la fame e spendiamo uno sproposito ma incontriamo tre bimbe simpaticissime, Lia, Vittoria ed Eva con cui facciamo amicizia. Girovaghiamo un po’ per le strade della cittadina fino al Duomo e, a sera, torniamo a Mentana con negli occhi la meraviglia di boschi colorati, campagne che ci sorprendono sempre nella loro meravigliosa semplicità, tramonti spettacolari e un paesaggio che ormai ci è familiare e particolarmente amato.

domenica 2 dicembre 2018

Mentana * Monterotondo * Abbazia di Farfa * Toffia * Abbazia di Farfa * Mentana


2 dicembre 2018

Mentana * Monterotondo * Abbazia di Farfa * Toffia * Abbazia di Farfa * Mentana

Ci svegliamo tardi, verso le nove, con la voglia di pigrare tutto il giorno, ci alziamo, svolgiamo alcune faccende domestiche, carichiamo sulla Ford il Cam Curvi, il beauty Samsonite e tutto il necessario per andare a pranzo a Toffia, da Laura, Cecilio, Matilde e Daniele. Prima di andare passiamo a Monterotondo per acquistare vino, libri per i bambini e altre cosucce, quindi ci dirigiamo senza indugio verso l’Abbazia di Farfa, che ci accoglie con il consueto mercatino e la sua vivace semplicità. Acquistiamo cioccolata e miele nella bottega del monastero, dove incontriamo una coppia anglo italiana di ristoratori che Papà Claudio conosce da tempo. giochiamo con le foglie secche del grande albero al centro del chiostro e poi risaliamo sulla Focus SW per andare da Laura e Cecilio. Toffia è un paesino incantevole, sembra un presepe immerso nella campagna sabina. Siamo a pochi chilometri da Roma ma sembra di essere in un altro Stato, fuori dallo stress e dalla frenesia cittadina, tra ritmi lenti e sapori antichi. Cecilio sta portando la legna in casa e ci accoglie in abiti da giardinaggio, trascorriamo una piacevole giornata, dunque andiamo a fare un giro in paese, tra vicoli e vicoletti che sembrano sospesi nell’immaginazione utopistica di una comunità in cui tutti quanti si conoscono e si chiamano per nome e soprannome. Una nuova società sembra delinearsi dai racconti di Laura che fanno inevitabilmente pensare ad una società americana declinata all’italiana, all’interno di antichi borghi, in cui le famiglie debbono organizzarsi tra loro, senza di fatto poter contare su uno Stato funzionale e funzionante oppure su suoceri e nonni. I bambini in piazza si conoscono e giocano tra loro, nascosti nel dedalo di viuzze c’è anche il tunnel dell’amicizia, un luogo in cui è possibile sedersi su sedie messe lì da una persona gentile, dipingere con colori sistemati su un gradino accanto ad alcuni fogli, suonare un paio di chitarre lasciate lì per chi volesse fare una serenata, ammirare una bicicletta ancorata su un albero pensando sia quella di E.T. mentre lo sguardo si perde nell’immensa dolcezza del panorama sabino. Torniamo verso il parcheggio cercando di capire cosa c’entri una scacchiera antichissima sul muro di una chiesa di cui non riusciamo a capire la data di costruzione, che sembrerebbe, di primo acchito, antecedente l’anno Mille. Cerchiamo alcune informazioni e ci sembra di capire che è costruita su un luogo già sacro, un santuario di epoca preromana, simboli arcaici si mescolano con la modernità. Salutiamo i nostri amici, risaliamo sulla Ford, torniamo a Mentana, facendo un salto all’Abbazia di Farfa per far rifornimento di cioccolata. Arriviamo a Mentana quando è già buio.