20 e 21
aprile 2023
Mentana *
Lagonegro * Messina * Aci Reale * Aci Trezza * Crateri Silvestri * Paternò *
Agira * Nicosia * Castel di Tusa * Santo Stefano di Camastra * Fiumara d’arte 38mo
parallelo * Fiumara d’arte Energia mediterranea Motta d’Affermo * Castel di Tusa
Ci
svegliamo in orari diversi. Svolgiamo faccende mentanesi e poi carichiamo la
Ford Focus SW e partiamo verso la Sicilia. Il Vesuvio ci saluta con un guizzo
di nuvolosità soleggiata. Ci fermiamo a mangiare a Lagonegro, una pizzeria
improbabile che ci fa presagire i gusti del Sud. Viaggiamo di notte e Orione
per un po’ ci accompagna. Gli asterismi nel cielo non inquinato si distinguono
in modo emozionante. Dall’autostrada deviamo verso la Litoranea ma forse
sbagliamo strada. Ci ritroviamo a passare tra paesi dormienti di cui si riesce
appena ad intravedere una bellezza mediterranea. Il porto di Gioia Tauro così, in
notturna, deserto e moderno come una stazione di lancio impressiona. Non si può
dire che sia una cattedrale nel deserto perché non è il deserto quello in cui è
inserito questo che presto sarà archeologia industriale bensì un luogo traboccante
di natura. La Calabria ci fa arrabbiare: uno scrigno chiuso con lucchetti forse
inestricabili. Arriviamo a Villa San Giovanni senza la possibilità di una
colazione, che facciamo sul Caronte, il traghetto che ci porta verso il
paradiso terrestre. A Messina veniamo accolti dalla Svizzera del Sud con affetto
e gentilezza, un risveglio piacevole che subito ben ci predispone. Decidiamo di
andare verso Taormina, bellissima, lussuosa e addormentata, velocemente ci
spostiamo verso la costa dei Ciclopi, ad Aci Reale un caffè e il barocco
siciliano ci danno nuova energia. Ad Aci Trezza ci accoccoliamo nella meditazione
di un mare agitato che quasi ci respinge e ci sospinge verso i Crateri
Silvestri. Poche ore dopo lì si sarebbe generato un terremoto. Ringraziamo
idealmente il piccolo Aci, l’amata Galatea e i Ciclopi. Ridiamo per la teatralità
naturale della cultura siciliana, che amiamo moltissimo. Un signore ha un volto
costernato, segnato dalla costernazione. Gli occhi ridenti come il luccichio
del mare. Pare voler dire: sono costernato, ho provato con tutto me stesso ad
essere costernato di vivere in paradiso ma non ci posso fare niente, la felicità
mi pervade comunque. I colori primari, giallo, blu, rosso, cui si aggiungono il
verde, il nero e il bianco ci accolgono, tanto per spiegarci velocemente che
qui troveremo l’essenza di qualcosa che al momento non riusciamo a definire. La
Sicilia è una regione che ama, talvolta, parlare in modo schietto: questo non
sarà soltanto un viaggio di turismo, bensì di consapevolezza e conoscenza. L’Etna
parzialmente innevato, col suo rosso, bianco e nero è una esperienza potente che
ben ci predispone a nuove avventure. Lì c’è un pastore con una pecorella, non
possiamo non pensare ad Aci. E in modo avventuroso ci troviamo nel bel mezzo di
un quadro, dipinto in modo supremo ed eternamente cangiante nella sua stabilità
in cui prevale il colore giallo. Ad Agira scopriamo la Magna Grecia e la
sublime armonia dei sapori che rasenta la perfezione. Il perderci ci porta ad
esperire e conoscere. Tutto è giusto in questo viaggio, tranne la disarmonia
tra noi, che purtroppo è ormai il peggiore dei nostri nemici, quel mostro che
ci ferisce, quello che forse mai riusciremo a sconfiggere. Ci troviamo dunque a
Nicosia, il paese delle cento chiese, chiuse. Proseguiamo, non è nei luoghi di
culto delle religioni codificate che troveremo la nostra spiritualità. Il verde
dei Nebrodi ci attutisce l’impatto col blu che forse sarebbe troppo per i
nostri occhi affaticati, le nostre preoccupazioni non ancora completamente
abbandonate, piccolezze nell’immensità del bello che però ci fanno essere parte
di questa grande meraviglia del vivere. A Santo Stefano di Camastra camminiamo
nell’arte e nei suoi mestieri. A Fiumara d’arte abbiamo esperienze di puro misticismo.
Inutile descriverle per la loro naturale intimità. Torniamo a Castel di Tusa, immersi
nell’energia primaria.