mercoledì 30 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Massanzago * Bologna * Colle Val D'Elsa * Viterbese * Mentana

30 dicembre 2015

Massanzago * Bologna * Colle Val D'Elsa * Viterbese * Mentana


Valentina si alza alle cinque e mezza dopo aver dormito al calduccio accanto al camino. Se avessimo pensato prima ad utilizzare il divano-letto accostato accanto al focolare non avremmo patito tutto il freddo che ha contraddistinto la settimana natalizia. Prepara le valigie con la fretta di andar via, Claudio dorme ancora un po' finché non è tutto pronto per essere caricato in macchina. Lasciamo le chiavi attaccate alla porta-finestra, la nebbia si è diradata, lasciandoci vedere la strada, le stelline e la luna. La Pianura Padana scivola veloce davanti ai nostri occhi. Decidiamo di fare colazione a Bologna ma appena arriviamo ci viene un senso di fastidio, forse perché entriamo in città da Via Stalingrado, dove campeggia un'enorme sede della banca Unipol. Non è quello il concetto di città vivibile che il capoluogo emiliano ha cercato di trasmettere, ci fa pensare all'istante ad un luogo ipocrita, falso in cui i soldi e il profitto sono l'unico vero motore di una città che ha la pretesa di ergersi a difensore del diritto di chi non ha diritti. Non ci piace punto, piena zeppa com'è di 'sinistresi col portafoglio a destra', ricchezza e ipocrisia proletaria di chi non ha la minima idea di cosa sia il proletariato e che si guarda bene dall'erudirsi sulla questione, se non a livello teorico. Risaliamo in macchina senza neanche fare colazione. Ci avviamo verso la Toscana, arriviamo a Chiusi e al Lago di Chiusi, ma non c'è neanche un ristorantino aperto e ci dirigiamo verso Orvieto, dove sta iniziando Umbria Jazz Winter, immaginiamo che ci sia una gran confusione per parcheggiare e andiamo verso il viterbese, verso Lubriano. La pizzeria Jovez, che Claudio ricorda con piacere, è chiusa, ci avviamo verso la Tenuta Pazzaglia ma fanno soltanto degustazione di vini, niente da mangiare. Riprendiamo l'autostrada e consumiamo un pasto veloce nell'autogrill Sarni. Torniamo a Mentana col bel tempo e la voglia di riposare. Salutiamo genitori e parenti, lasciamo regalini e dolciumi, mangiamo contenti e poi via, a dormire un lungo sonno.   

martedì 29 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Massanzago * Padova * Massanzago

29 dicembre 2015

Massanzago * Padova * Massanzago

Padova
Dopo una notte quasi insonne per il freddo ci alziamo quasi in tempo per andare a vedere la Cappella degli Scrovegni. Ci vestiamo velocemente, saliamo in macchina e ci sbrighiamo ad arrivare a Padova, troviamo subito parcheggio, nella biglietteria non ci fanno storie per i cinque minuti di ritardi e nella Cappella ci fanno entrare con il turno successivo a quello prenotato. 

Le enormi attenzioni poste a salvaguardia di questo capolavoro assoluto dell'arte italiana sono presto spiegate: la Cappella è stata affrescata da Giotto e commissionata da un usuraio il cui stemma rappresenta un cinghiale rampante, a giudicare dal cognome probabilmente è una scrofa selvatica, quindi un cinghiale femmina, per redimersi e chiedere perdono all'Altissimo del peccato di usura, quindi di lucro sul tempo, che è, nella concezione cristiana, di Dio e non dell'uomo, cui invece pertiene la dimensione mondana. 

Non è la prima né l'unica chiesa costruita con le indulgenze per pulire l'anima di peccatori impenitenti e il rapporto tra strozzinaggio e clero non è certo una novità, anzi troppi sono i casi noti di preti che, soprattutto in zone funestate da una cronica mancanza di diritti, hanno esercitato tale “attività commerciale”, molte sono inoltre le chiese edificate con il prezzo dell'espiazione tramite il lavacro con atti di penitenza quali elargizioni cospicue di denari. Santa Madre Chiesa con il suo abbraccio universale comprende pii e pecorelle smarrite. 

Prato della Valle, Padova
Ci viene in mente il Duomo di Bergamo Alta in cui le colonne non sorrette da leoni si appoggiano su statue di usurai proni in atteggiamento di prostrazione. Se il contributo economico non è una novità, ci fa abbastanza strano vedere una cappella interamente eretta e decorata da un usuraio, di sua spontanea volontà. Non lontano da Padova il mantovano Daniel Norsa era stato condannato ad erigere un edificio di culto cattolico dedicato alla Madonna della Vittoria, dopo la rimozione autorizzata di un'effigie della Vergine Maria dalla sua abitazione, ma che un usuraio decidesse sua sponte di far erigere una intera chiesa pagando di tasca sua perfino il miglior pittore sulla piazza ci fa sorridere pensando all'abilità del suo prete confessore, evidentemente lo ha spaventato in modo così efficace da convincerlo a fare ciò che per lui era certamente difficilissimo fare, un atto di generosa donazione. 

A volte i sacerdoti riescono a ristabilire una sorta di giustizia grazie alle indubbie doti oratorie. 

La Cappella è una vera meraviglia cui si è ampiamente ispirato Michelangelo per la Cappella Sistina. 

Prato della Valle, Padova
Forse sarebbe più corretto affermare che fu presa direttamente a modello per la Sala del Conclave. Se la struttura anche del Giudizio Universale è pressoché identica, lo cifra stilistica è affatto differente. Giotto esprime appieno tutto il suo genio con tratto deciso e netto in cui il contrasto tra elementi geometrici e colori rende pienamente la forza espressiva degli episodi biblici. Il blu giottesco, composto da pigmenti peculiarissimi che si esprimono in una tinta azzurra con base di scuro e luminosissimo lapislazzulo, fa da sfondo a scene bibliche popolate da personaggi dai volti fortemente vivaci, tondi e chiarissimi, con gote rosate, rafforzati dall'inconfondibile tratto deciso di occhi nerissimi che ricordano vagamente le raffigurazioni indiane. Le vesti sono coloratissime e l'alternanza di chiaro e scuro evidenzia la tridimensionalità dell'insieme, fortissima la presenza del colore viola, simbolo di pentimento. In generale è il contrasto fortissimo tra tenue e deciso, tondo e lineare, chiaro e scuro, gioioso e tragico, quello che sembra caratterizzare la pittura giottesca. 

Ci impressiona la capacità di giocare con tecniche pittoriche del passato e del futuro, come se tutto fosse esistito in un unico istante presente nel momento della creazione artistica. Lo stucco marmoreo usato dagli antichi Romani e di cui si era persa la conoscenza nel Medioevo è utilizzato copiosamente, così come gli studi di forme, linee e contrasti che saranno alla base delle ricerche stilistiche del XX secolo sono applicate con genialità ben sette secoli prima della loro teorizzazione, sono soltanto alcuni degli esempi che ci hanno lasciato letteralmente senza fiato. 

La morbidezza delle vesti si contrappone alla solida geometria del volto in cui regna una enorme forza espressiva data dal contrasto tra lievità e decisione del tratto. 

L'arancione,il verde e il giallo si compenetrano in una perfezione di giustapposizioni cromatiche. Per far meglio emergere elementi e figure dallo sfondo di inconfondibile blu e dal chiarore di pannelli color panna, il pittore del cerchio perfetto ha utilizzato anche la pittura a rilievo, molto comune nel Medioevo, seppur non moltissimo durante l'Umanesimo, e che viene ovviamente reintepretata con un segno che precorre le sperimentazioni più azzardate dell'Espressionismo tardo Ottocentesco, creando, anche in questi dettagli, un ponte immaginario tra passato e futuro. La contrapposizione dualistica, oltre ad essere un elemento distintivo dello stile pittorico, è anche nella raffigurazione di bene e male, di vizi e virtù, di Inferno e Paradiso. Se il Regno dei Cieli è un luogo di beatitudine raffigurato in modo netto da nuvole, vesti e visi sereni, gli Inferi sono popolati da figure che fanno pensare alla pittura fiamminga di Bosch e Breughel. Il Giudizio Universale è molto simile a quello immaginato da Michelangelo, seppur molto più elementare e semplice nella struttura, con moltissimi riferimenti all'attualità del tempo su vizi e vizietti di personaggi più o meno noti in un racconto per immagini che rimanda inevitabilmente all'immaginario dantesco della Divina Commedia. Claudio rimane particolarmente impressionato dalla figura di un vescovo nudo con una sacca di soldi nelle mani in atti libidinosi nelle grinfie di Lucifero, o di Giuda impiccato con le viscere evidenti, quasi a dimostrazione delle scoperte scientifiche del tempo.
Prato della Valle, Padova
Le splendide grottesche, rielaborazione tipicamente rinascimentale di decorazioni scoperte nelle domus romane, sono una presenza temporalmente rarissima e meravigliosa in affreschi di quell'epoca.
Usciamo storditi da tanta bellezza e visitiamo il museo con gli occhi già pieni di splendore. La collezione è molto interessante ma quello che ci incuriosisce di più è la produzione artistica di Ginevra Cantofoli, che ha saputo alleggerire con la delicatezza della comprensione dell'animo umano tipicamente femminile la violenta contrapposizione di luci ed ombre della pittura seicentesca. Vera chicca della scarsissima presenza di opere di pittrici, inaccettabile retaggio di secoli di oppressione.

Particolarissima anche la mostra del giovane Casorati, che stimola l'immaginario onirico di Claudio. Usciamo stanchi e affamati nella nebbia che avvolge la città, ci dirigiamo verso la Basilica di Sant'Antonio e mentre Claudio compra regalini per i suoi parenti, Valentina si crogiola al sole che per qualche minuto riesce a farsi breccia nell'umida barriera biancastra. Visitiamo brevemente Piazza dei Signori e Palazzo della Ragione, compriamo del pane e torniamo verso Massanzago. Lungo la strada Valentina deve fermarsi più volte per problemi di stomaco, torniamo verso l'appartamento dove l'acqua è fredda, prepariamo le valigie con la voglia di andar via da quella casa e da tutta quell'umidità gelida.   



lunedì 28 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Massanzago * Castelfranco Veneto * Bassano del Grappa * Treviso * Massanzago

28 dicembre 2015

Bassano del Grappa, ponte sul Brenta
Massanzago * Castelfranco Veneto * Bassano del Grappa * Treviso * Massanzago

"Sul Ponte di Bassano
noi ci darem la mano".
Il Ponte degli Alpini.
Ci svegliamo tardissimo dopo una notte al calduccio, finalmente. Valentina si collega ad internet con il tablet, riaccende il camino, Claudio dorme quasi fino a mezzogiorno, cuciniamo una pasta col radicchio, mangiamo velocemente, ci prepariamo pigri e usciamo ad esplorare la Marca Trevigiana.

Bassano, segni di guerra
Ci incuriosisce il nome e ne cerchiamo il significato, pare si riferisca ad un distretto del Sacro Romano Impero retto da un marchese e sembrerebbe non corretto applicare questa denominazione al territorio della provincia di Treviso in quando non vi sarebbe mai stato un marchese reggente.

Ci dirigiamo verso Castelfranco Veneto attraversando chilometri di nebbia. 

Museo della grappa
La patria di Giorgione non ci ispira, e il freddo si insinua fra sciarpe e cappelli quindi ci avviamo verso Bassano del Grappa. Sul Ponte di Bassano ci diamo la mano facendoci scattare una foto da alcuni passanti, accanto a mura trivellati di colpi, a futura memoria.

Bassano del Grappa
Il Brenta emana un'umidità placida e gelida, ci convinciamo della necessità del locale utilizzo di alcolici per disinfettare anche le ossa. 

Entriamo nel museo della grappa dove stanno distillando qualcosa e Valentina si ubriaca con i vapori della distillazione. 

Torniamo verso la macchina ridendo e andiamo verso Treviso, carina e freddissima come la ricordavamo, un luogo vivacissimo per quanto riguarda la moda e lo stime dove però sembra che le persone non prendano mai posizione. 

Claudio pensa agli ignavi o alla Svizzera, in cui tutto è celato dietro apparenze di sobrietà. Mangiamo qualcosa e torniamo a Massanzago.








domenica 27 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Massanzago * Padova * Terme Euganee * Abano * Montegrotto * Fiera di Primiero * Pale di San Martino * Trento * Massanzago

27 dicembre 2015

Massanzago * Padova * Terme Euganee * Abano * Montegrotto * Fiera di Primiero * Pale di San Martino * Trento * Massanzago

Ci svegliamo ad un orario decente intirizziti dal freddo, pare per un problema alla caldaia. L'albula nebbietta immerge la pianura nella sua ovattata placidità. Ci prepariamo e usciamo in men che non si dica, cercando un po' di tepore in macchina. Andiamo verso Padova di pessimo umore, la Cappella degli Scrovegni non si può vedere, bisogna prenotare, chiediamo di acquistare i biglietti, ci viene risposto che si può fare ma soltanto su internet, ovviamente nella biglietteria non c'è il wi-fi.
Mamma Lucilla ci risolve il problema da Mentana, meraviglie dell'epoca moderna. Valentina fa colazione al baretto del museo con un tramezzino arrotolato tonno e carciofini da leccarsi i baffi e una buona spremuta d'arancia, unica nota molto positiva del primo impatto con la città.

Camminiamo e scopriamo musei e pinacoteche di indubbio interesse, risaliamo in macchina con la voglia di andare alle terme ma ci fermiamo a pochi passi dalla monumentale Basilica di Sant'Antonio di Padova. A Prato della Valle, la bellissima piazza su cui si affaccia Santa Giustina, monumentale edificio di culto eretto sul luogo di sepoltura della protomartire cristiana del IV secolo, modificato nel corso del tempo in base agli stilemi veneti. Passeggiamo tra statue e ponticelli, marmi e prati disegnati in foggia settecentesca al centro della piazza, che scopriamo poi essere una tra le più grandi di tutta Europa. Le geometrie da giardino all'italiana, movimentato dalla morbidezza delle statue marmoree classiciste, creano una generale impressione di nobile beltà, di decoro. La nettezza lineare di ispirazione illuminista si incontra con la imponente maestosità sfumata da suggestioni arcadiche. Siamo intabarrati per proteggerci dal freddo insistente, i nostri movimenti si confondono con l'immaginario fruscio di tessuti preziosi, broccati e sete. Sembra quasi di poter udire lo stridio delle ruote di carrozze e calessi mentre fervevano i moti indipendentisti e stavano per svilupparsi le rivoluzionarie idee risorgimentali che avrebbero portato all'Unità d'Italia. Fantastichiamo e Claudio immagina di poter finalmente 'fare gli italiani', ma è certo ancor oggi un'utopia. Non è che non vi sia un'identità nazionale o che non sia possibilie individuare alcune caratteristiche tipiche di tutta la cittadinanza italiana, compresa la diaspora, è che molti italiani stentano a sentirsi cittadini e a vivere lo Stato Nazionale con la orgogliosa dignità che si converrebbe ad una popolazione con una storia, un territorio, una cultura, tanto ricca e variegata. Oggi la Regione Veneto, che tanta povertà ha sofferto da dover conoscere lo strazio dell'emigrazione, è uno tra i luoghi più ricchi e fiorenti del BelPaese, un motore propulsivo dell'economia europea e planetaria, ovviamente meta di migrazione e focolaio di spiriti anti-italiani, anti- patriottici. Ci viene il sospetto che tutte queste passioni intellettuali siano un po' il risultato di una generale ubriacatura anche perché non ci sembra di scorgere le difficoltà e i problemi di integrazione che in altri luoghi della Penisola sono palesemente evidenti. Le festività religiose vengono osservate con bigotta partecipazione, tanto che, quando entriamo nella Basilica di Sant'Antonio di Padova, in cui viene officiata una messa, troviamo una grande folla di devoti in preghiera, tale da far pensare che il Santo padovano goda di maggiore popolarità tra i cattolici del Salvatore stesso e questo ci fa un po' sorridere. Le religioni si somigliano e il culto di santi e beati non si discosta molto dalla venerazione politeista. Entrare nella basilica piena di fedeli è una sensazione molto gradevole comunque al di là delle personali convinzioni e credenze. I mosaici, l'architettura e i dipinti sono pregevolissimi, ma ciò che impressiona di più è la vivacità partecipata. Quella di Sant'Antonio è una basilica che non ha mai smesso di attirare fedeli e devoti e questo fortissimo misticismo si incunea tra le volte innalzate verso l'Altissimo in colorate ossature in cui il romanico dialoga col gotico con una ricchezza barocca che si rinnova in dettagli moderni e contemporanei. Una chiesa, insomma, che esprime appieno il concetto di abbraccio e adunanza, di ecclesia, ormai piuttosto raro soprattutto nelle più note e artisticamente rilevanti chiese italiane. Proseguiamo il nostro giro verso le terme euganee ma il freddo patito la notte precedente e la nebbia che oscura l'orizzonte montuoso ci fa decidere di andare verso le Dolomiti. Arriviamo a Fiera di Primiero dove si sta svolgendo una gara di fondo su una pista di neve artificiale nel centro del paese. Ci facciamo subito tentare da una cioccolateria artigianale e mangiamo all'interno di una macelleria locale. Le Pale di San Martino si mostrano nel loro rosato tramonto fino a virare verso il verde. Torniamo verso Massanzago, passiamo a Trento per mangiare una gustosa goulaschsouppe nell'affollatissima Birreria Pedavena. Arriviamo nell'appartamento stanchissimi e ci addormentiamo quasi all'istante.  

sabato 26 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Massanzago * Idrija * Lubiana * Gorizia * Conegliano * Massanzago

26 dicembre 2015

Massanzago * Idrija * Lubiana * Gorizia * Conegliano * Massanzago


Ci svegliamo verso le otto e mezza, ci prepariamo e usciamo nella nebbiolina che avvolge la Pianura Padana in una costante carezza di lattiginosa umidità. Vorremmo andare verso Padova ma la Cappella degli Scrovegni è chiusa il giorno di Santo Stefano. Le festività natalizie sono molto sentite in tutto il Nord Italia per cui chiese, negozi, musei e aree turistiche sono semplicemente chiuse. Decidiamo quindi di andare verso la ex Jugoslavia o l'Austria. 
Le montagne sono un richiamo fortissimo ma optiamo per la Slovenia o la Croazia. Lubiana è più vicina di Fiume o Klagenfurt, un paio d'ore di autostrada e siamo nella capitale slovena. Vediamo le indicazioni per Idrija, patrimonio UNESCO, ci incuriosiamo e giriamo, tanto che siamo lì acquistiamo quaderni, sale e bagnoschiuma, ci avviamo sulla salita che porta al monumentale edificio, a Claudio viene il dubbio che la strada sia un susseguirsi di curve e tornanti per decine di chilometri, controlliamo sul navigatore che indica circa trenta chilometri. 
Giriamo la macchina e torniamo verso l'autostrada, la vignette settimanale ben esposta sotto la vignette autostradale svizzera, peraltro non acquistata da noi. Prima di riprendere la via incontriamo due cavalli identici a quelli che Valentina ricordava di aver visto durante il viaggio nella Jugoslavia titoista con Mamma Lucilla e Papà Pietro proprio nel 1980, anno della morte del dittatore comunista che aveva saputo giocare da equilibrista tra il Blocco sovietico e il Patto Atlantico, consentendo ai cittadini di spostarsi liberamente o quasi al di qua e al di là della Cortina di Ferro. 
Claudio ha della Slovenia la sensazione di una regione rurale adriatica di qualche decenni fa, quando lo sviluppo industriale e la riformatrice rivoluzione dei costumi non era ancora avvenuta. 
Lubiana è carina, con i localini sul lungofiume, il Ponte Triplo. I draghi di ferro del ponte ci accolgono e dopo aver chiesto informazioni all'Ufficio del Turismo, ci fermiamo per un caffè non particolarmente gustoso in un baretto pieno di gatti disegnati, scolpiti, stilizzati, e di motociclisti e rockettari. L'atmosfera è quella del caffè nord-europeo, lo squallore da casermone sovietico dissolto nel chiacchiericcio ciarliero e rilassato. Facciamo un giro veloce per il centro, la nebbia che si era aperta per mostrarci la vivace allegrezza delle Alpi Giulie per poi ricoprire tutto con il suo pallore sfocante si dirada lievemente per illuminare il castello, effettivamente molto più suggestivo con i contorni sfumati e la bianca sfera solare ad illuminare i contorni goticheggianti. 
Andiamo via con la sensazione di qualcosa che potrebbe essere ricostruito differentemente, un'identità forse negata che può essere rielaborata, forse un giorno più o meno lontano. Arriviamo a Goriza passando da Nova Gorica, attraversando confini invisibili, pallidi ricordi di ciò che non è più necessario in tempo di pace. Ci accorgiamo per l'ennesima volta che la guerra è molto complicata e la pace è un costante esercizio di conoscenza nella continua ricerca di equilibri leggeri e delicatissimi seppur solidamente stabili. Sulla strada appollaiati comodamente sui guard-rail, rapaci, forse falchi o poiane. A Gorizia è quasi tutto chiuso, uno scenario natalizio desolante e ci dirigiamo direttamente verso Conegliano, passando per Palmanova senza entrare nella Città Fortezza della Serenissima Repubblica veneziana. 
Sulla strada attraversiamo Casarsa, città di Pier Paolo Pasolini, lo ricordiamo per la sua capacità di pensare, vedere, rappresentare, per la sua disperata necessità di conoscenza che si è esplicitata nella sofferenza tragica della solitudine ardente di fuochi fatui e nella forza della semplicità. Immaginiamo la 'strana coppia' newyorkese formata da lui e Oriana Fallaci, due persone affatto diverse e simili al contempo. Pensiamo a questi due giganti della letteratura italiana del secondo Novecento, di fine Millennio e fantastichiamo sulle loro discussioni, lui seccamente, testardamente anticonformista seppur non geniale innovatore del pensiero, lei capace di leggere e capire la realtà e le persone al di là di apparenze e formalismi. Ribelli, intelligenti e liberi, intellettuali italiani nella New York avanguardista degli anni '60 e '70, due testardi campagnoli allergici ai preconcetti, desiderosi di conoscenza, assetati di verità, disperatamente vitali. 
Arriviamo nella città del prosecco, dove ci accoglie una chiesa orante, una birreria che ci fa pensare al rifugio di Sandokan descritto da Salgari, che d'altronde è cresciuto a poche valli di distanza, e un'osteria dove mangiamo splendidamente e facciamo amicizia con degli avventori. Torniamo verso Massanzago rifocillati e contenti, ormai abituati al lattiginoso elemento che avvolge il paesaggio in una magica atmosfera ovattata. Accendiamo il caminetto, mettiamo il pigiama, ci laviamo e crolliamo addormentati.    

venerdì 25 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Massanzago * Valdobbiadene * Auronzo di Cadore * Lago di Misurina * San Candido * Innsbruck * Stubaital * Shoenberg * Massanzago

25 dicembre 2015

Massanzago * Valdobbiadene * Auronzo di Cadore * Lago di Misurina * San Candido * Innsbruck * Stubaital * Shoenberg * Massanzago


Dolomiti
Ci svegliamo tardissimo, la voglia di pigrare nella mattina di Natale cullati dalla nebbiolina è forte ma la voglia di esplorare nuovi territori prevale. 
Valentina sistema i panni mentre Claudio indugia sotto le coperte, prepariamo cibi e vestiti adatti al freddo, carichiamo i doposci in macchina, auguriamo buon Natale a genitori e nonni e poi via verso le montagne. 
La nebbiolina si dirada fino a farci vedere una befana con lunghi capelli fucsia incollata su un lampione, ironia locale. Raggiungiamo Valdobbiadene in pieno sole, aperitivo d'auguri al Caffè Roma, il giro per cantine è rimandato a giornate meno festive. 
Dolomiti

Ci dirigiamo verso le Dolomiti appena spolverate di neve con le piste da sci imbiancate artificialmente. La meraviglia rocciosa delle Alpi patrimonio UNESCO ci lascia senza fiato. Ci fermiamo tra bianche nubi di alberi, cespugli e torrenti ghiacciati nella strada che collega Auronzo di Cadore e il Lago di Misurina per raccogliere un po' di legna nel bosco, il freddo umido della Pianura Padana non è il nostro clima preferito e non abbiamo intenzione alcuna di congelare durante la notte per cui ci organizziamo. 


La raccolta della legna è forse il momento più divertente di tutta la giornata, saltelliamo sul manto muschioso e ci sentiamo parte di quel mondo incantato di boschi e montagne, per qualche istante un senso di libertà e di fanciullesca avventura ci pervade, ridiamo come bambini. Risaliamo in macchina con gli occhi felici e la voglia di giocare. Cominciamo a prendere dimestichezza con le montagne anche se non ci è molto comprensibile il criterio che ha ispirato l'edificazione di alcuni paesini in zone in cui il sole non raggiunge mai le finestre delle case. Ipotizziamo che siano luoghi abitati da strani esseri con le medesime abitudini di funghi e simili. Ridiamo per scacciar via questa idea balzana e proseguiamo il nostro viaggio tra cime non innevate, boschi e glaciali nuvole bianche. 


A Misurina non riusciamo a capire quali siano le Tre cime di Lavaredo, a noi sembrano tutte cime rocciose molto belle, ci incamminiamo timidamente verso il negozio di souvenir che al nostro arrivo comincia a far suonare nell'aria silenziosissima un'assordante musica tirolese. Il lago è ghiacciato ma alcune crepe sulla superficie ci fanno desistere dal cedere alla inevitabile tentazione di camminare sull'acqua allo stato solido, poco più in là paperelle nuotano paciose aspettando i tozzetti di pane che un bambino lancia dalla sponda. In un negozietto acquistiamo gli slip per Claudio che avevamo scordato di mettere in valigia e poi ripartiamo verso San Candido, paesino molto pittoresco e gelido, che visitiamo brevemente per poi ripartire verso l'Austria, l'idea è di andare verso Lienz ma Innsbruck non è poi così lontana ed è ancora giorno. Mentre arriviamo la luna piena sorge tra le Alpi al confine ormai inesistente tra Austria e Italia, uno spettacolo di straordinaria bellezza. Il capoluogo del Tirolo settentrionale è molto carino con i palazzi affrescati sulle piazzette, giostre a misura umana, enorme pupazzotti lignei pronti a muoversi al segnale di un qualche invisibile direttore d'orchestra. 


Ci sentiamo personaggi in un enorme presepe, abitanti di una fiaba fantastica. Nel mercatino di Natale Claudio beve birra e mangia wurstel arrostiti mentre Valentina sorbisce una bevanda calda per bambini. 


Ci spostiamo poi verso un baretto molto carino, dove Valentina mangia di gusto una zuppa di pomodoro e Claudio si avventa su una tazza fumante di cioccolata calda con panna densa e corposa. 


Torniamo verso l'Italia dopo esserci rifocillati e facciamo una piccola deviazione verso Stubaital e Shoenberg, il paesino che fa tanto pensare al cognome di Mamma Lucilla. La luna piena illumina a giorno le montagne, campane in lontananza cercano di tener lontane le streghe in base ad un'antica leggenda, ma noi abbiamo la sensazione che sia più che altro un modo per richiamarle a danzare un vivace ballo con gli abitanti di boschi e monti. Arriviamo stanchissimi e incantati da tanta meravigliosa bellezza. Mangiamo velocemente e ci addormentiamo all'istante.




giovedì 24 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Ferrara * Massanzago * Venezia * Massanzago

24 dicembre 2015

Mentana * Ferrara * Massanzago * Venezia * Massanzago


Piazza San Marco, Venezia
Ci svegliamo tardi, intorno alle otto, prepariamo pigramente la valigia, carichiamo la macchina e ci avviamo verso casa di Mamma Lucilla e Papà Pietro per la colazione. Li troviamo assonnati per la notte precedente, ci prendono in giro e ci coccolano con prelibatezze dolciarie casarecce. 
Bacetti, auguri e partiamo, forse faranno l'albero oggi, forse no. 
Partiamo, passiamo a Mentana e ci fermiamo per prendere alcuni oggetti che abbiamo dimenticato. 
È tardissimo, ci baciamo buon viaggio per l'ennesima volta, l'odore di aglio da rimedi avezzanesi contro influenze e raffreddori persiste. 

La nostra scaletta di viaggio, che prevedeva sosta a Bologna, Modena, Mantova con pranzo nella città di Mantegna o in quella di Romeo e Giulietta, si modifica con una tappa a Ferrara per un pasto veloce e un giretto nel castello che a Capodanno verrà simbolicamente incendiato da fuochi d'artificio e giochi pirotecnici spettacolari. 

Arriviamo a Massanzago poco prima delle cinque, l'appartamento è carino anche se un po' freddo. 

Scarichiamo le valigie, paghiamo la quota prevista con un supplemento per le pulizie che non era indicato e poi via verso Venezia. Guidiamo sull'acqua lungo il ponte che attraversa il mare, parcheggiamo e ci incamminiamo. 

Claudio scorge una pasticceria che ha tutta l'aria di essere ottima, in effetti è sublime, con ricette tramandate dal XVIII secolo. 

Piazza San Marco, Venezia
La luna è quasi piena e la città lagunare è uno spettacoli senza eguali nella vigilia di Natale. Svuotata dalla calca e piena di sé, della sua incredibile bellezza. Calli e campielli si schiudono davanti ai nostri occhi incantati dalla magia di una delle città in assoluto più suggestive del Pianeta. Ripensiamo a Cagliostro e alla sua aiutante, pagine di libri si concretano nella nostra passeggiata notturna, ci sentiamo un po' felini e un po' curiosi, ci lasciamo incantare dal teatro naturale che ha ispirato Goldoni, diventiamo parte attiva di quella commedia che sembra rinnovarsi in eterno.Giungiamo a Piazza San Marco deliziandoci con frittura e polenta. 

La serata è limpida, di primo inverno tiepidamente sereno, la luna gioca vivace con la rotonda sobrietà della ricchissima basilica, le gondole riposano tra onde leggere, cullate dalla risata meravigliata di un bambino. All'orizzonte emergono gli isolotti nella loro costante ricerca del compromesso tra le forze della Natura e l'ingegno umano. Venezia ci stordisce, ci smarriamo e ritroviamo nel ritmo lento del camminare tra fiori e finestre illuminate a festa, nelle vetrine maschere pronte a colmarsi di vita carnevalesca. Torniamo verso la macchina con i piedi doloranti e una profonda gioia nel cuore.  

martedì 22 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi: Mentana * Roma * Avezzano * Capranica * Mentana

Martedì 22 dicembre 2015

Itinerari mentanesi: Mentana * Roma * Avezzano * Capranica * Mentana


Ci svegliamo presto, Claudio si prepara per andare a Poggio Mirteto per un lavoro, Valentina cuoce dolcetti, una doccia veloce, carica la lavastoviglie e si avvia verso Roma. Dopo qualche telefonata a vuoto si accorge che è una bellissima giornata, l'ideale per celebrare l'inizio dell'inverno. Se i parenti non sono raggiungibili fisicamente, è sempre possibile pensarli e arrivare in luoghi non lontani per un saluto immaginato e pensato. L'autostrada per Avezzano è vicina, ci vuole circa un'ora per arrivare. Il Gran Sasso canta la sua melodia di sirena marmorea ma la voglia di ritrovare il ricordo di Nonna Antonina che raccoglie erbette di montagna sul Monte Salviano è più forte. La strada per il Santuario della Madonna di Pietracquaria è animato da persone che colgono l'occasione della bella giornata per una passeggiata o una corsetta salutista. Nonna Antonina amava moltissimo questi luoghi, il suo luminoso sorriso, la sua gioia coinvolgente sembrano diffondersi ancora tra i prati rasi. L'asfalto si snoda in un paesaggio paradisiaco, il misticismo del momento è accentuato dalla forza vivace delle montagne. Il Santuario è semplice e accogliente, due presepi in attesa del bambinello disposti davanti all'altare e in una cappelletta verso destra. Dietro all'altare vetrate mosaicate con colori accesi, in stile moderno, rimandano a simboli di gioia, con la celebrazione della musica e dell'amore divino. È ora di scendere verso Avezzano e di fare il pieno di gasolio, un giro a Via Nova, tanto per ricordare, per tenere a mente qual è la potenza dell'amore sincero, un salto nella pasticceria del Duomo, ritrovando i negozietti e le botteghe dove andavano Nonna Antonina e Zia Egle per la preparazione di lunghissimi pranzi natalizi, un forte senso di nostalgia di qualcosa da cui Valentina è stata sempre esclusa per un motivo o per l'altro e che però sente parte di sé. È ora di tornare, c'è la recita di Saretta e la voglia di essere con lei. Il lavoro di Claudio a Poggio Mirteto si prolunga e non fa in tempo ad essere lì per la rappresentazione scolastica della nipotina. La giornata è davvero splendida e può essere una buona occasione andare finalmente a Capranica per acquistare le nocciole nella fabbrica Cimina. Ci sono anche i noccetti zuccherati che preparava Zia Egle, è ora di tornare a casa.   

martedì 8 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi: Mentana * Piccola Svizzera * Ovindoli * Rocca di Mezzo * Rocca di Cambio* Fonte Avignonese * Monte Salviano * Avezzano * L'Aquila * Mentana

Martedì 8 dicembre 2015

Itinerari mentanesi: Mentana * Piccola Svizzera * Ovindoli * Rocca di Mezzo * Rocca di Cambio* Fonte Avignonese * Monte Salviano * Avezzano * L'Aquila * Mentana


Ci svegliamo pigramente, con ritmi vacanzieri, carichiamo la lavatrice, facciamo colazione lentamente, prepariamo tè caldo col miele e cubetti di formaggio da portar via e poi ci decidiamo a partire verso l'Abruzzo. L'idea è quella di andare a vedere il festival cinematografico aquilano, un po' per voglia di stare in un turbine di immagini in movimento, un po' per testimoniare l'importanza di esserci, di essere là dove tutto sta ricominciando a vivere, nonostante il terremoto, nonostante le torture che gli abitanti di questa testarda città hanno dovuto subire da parte di politicanti e imprenditori corrotti e corruttori. Non prendiamo l'autostrada, cogliamo l'occasione per conoscere ciò che vediamo soltanto da lontano quando percorriamo la A24, la giornata non è delle più belle ma non è freddo e non c'è ghiaccio per terra. Ci dirigiamo verso Tivoli e da lì superiamo il confine tra Lazio e Abruzzo non senza arrabbiarci per un meraviglioso castello lasciato alla più assoluta desolazione, in provincia di Roma, nel giorno in cui il Giubileo della Misericordia mette in moto il suo meccanismo di visibilità globale. L'odore inconfondibile del mosto si spande tra le stradine sassose. Proseguiamo con la voglia di tornare indietro, se dobbiamo girare per innervosirci tanto meglio starsene al calduccio a casa a preparare un pranzetto festivo e a fare l'albero di Natale. Percorriamo la Piccola Svizzera, ameno luogo tra le montagne abruzzesi in cui la speculazione edilizia degli anni in cui era normale avere una casetta in montagna e una al mare, per le vacanze, ha lasciato segni non indelebili; il territorio mantiene la sua selvaggia bellezza. Non ci fermiamo ma andiamo avanti fino a raggiungere Capistrello. Arriviamo ad Avezzano da Monte Salviano, dove ferve, come tradizione, un'attività sportiva e religiosa, tra pellegrini che vanno a pregare la Madonna di Pietracquaria e chi cerca di smaltire un po' di tossine e calorie in previsione delle laute mangiate festive. Valentina fa vedere a Claudio la casa paterna, quella dove ha imparato ad assaporare il mosto di uva fragola e ha litigato innumerevoli volte con Nonna Antonina che voleva costringerla a farsi il segno della croce. Dolci ricordi di momenti trascorsi coi cugini più grandi, alambicchi e pietre. Il sapore del sale da cristalli grandi quanto un melone, il marmo del tavolo nella cucina sbilenca e l'odore del legno di mobili solidi, scuri custodi di prelibati nocci caramellati, sottili crostate con la marmellata di uva fragola, ferratelle ripiene di miele, mandorle, noci e nocciole, soffici amaretti, deliziosi parrozzi e rustiche sagnette condite con sughi zeppi di cipolla e dell'immancabile aglio, che fa bene a tutto e che, per il principio di cui sopra, veniva messo anche nel caffè di chi, incautamente, lamentava mal di testa da freddo umido e freschissima acqua gelata. Ci lasciamo alle spalle il palazzetto, memento dell'importanza dell'amore e del rispetto reciproco e ci dirigiamo verso la piazza del Duomo, vestita a festa con i mercatini natalizi. La Pasticceria Risorgimento non tradisce le nostre aspettative e in men che non si dica trangugiamo freschissime pastarelle col sapore originale di dolci artigianali. Lo sguardo scanzonato della pasticcera ci fa capire che forse non siamo gli unici a compiere veri e propri pellegrinaggi del gusto in quella bottega dove il tempo sembra, per fortuna, essersi fermato qualche anno prima dell'epoca delle paste preconfezionate e delle creme da frigorifero preparate con uova e latte liofilizzati. Facciamo una bella scorta di pastarelle e riprendiamo la via verso l'Aquila, attraversiamo Ovindoli, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio e Fonte Avignonese, posti che ci incantano nel loro splendore. Una grande spianata, paesini arroccati e montagne tutto intorno a creare un'atmosfera mistica dove l'orizzonte è in un altrove elevato verso il cielo, mutevole abbraccio di nuvole e raggi di sole. Non c'è molta neve ma decidiamo di tornare presto, magari per imparare finalmente a sciare. Il fuoco autunnale degli alberi si esprime in un dialogo luminescente tra gialli, arancioni, rossi e un'incredibile varietà di verdi, messo in risalto dai rami spogli che si preparano all'inverno Il Gran Sasso e i Monti della Laga ci emozionano oltre qualunque razionalità, ormai sappiamo che ci hanno stregati con la loro magnificenza e ci deliziamo nel sentimento di familiarità pian piano che ci avviciniamo. Il capoluogo abruzzese sembra più piccolo, visto dall'alto. Il terremoto da questo lato ha lasciato segni ma non devastazione come dall'altro versante. Cerchiamo subito Colle Maggio, dove c'è la prima Porta Santa, è il nostro modo di partecipare all'apertura del Giubileo straordinario della misericordia e ricordare, forse con un po' di malizia, la pratica della simonia e dell'indulgenza plenaria ripresa da Bonifacio VIII, fine giurista e conoscitore della tradizione ebraica del corno giubilare che ogni sette anni prometteva appunto una indulgenza plenaria. La misericordia cui si ispira l'Anno Giubilare indetto da Papa Francesco per noi parte da qui, da Celestino V, da San Bernardino da Siena e soprattutto dal Caffè Fratelli Nurzia, che proprio oggi festeggia il sesto anniversario della riapertura dopo il sisma che ha sconvolto e imbrigliato la città dolente ma non arresa, sofferente e fieramente, dignitosamente, testarda come soltanto gli abruzzesi sanno essere. Se il Giubileo parla di misericordia, il festival cinematografico aquilano esprime rabbia e cerca la vendetta nei film, nel centralissimo caffè si respira aria di festa, si addobba l'albero con scatole di prelibati torroni preparati con la ricetta che prevede miele, mandorle, cacao e non sottoprodotti industriali, si ricomincia daccapo senza dar troppo peso alle sofferenze. Anche a L'Aquila “ha da passa' 'a nuttata”. Andiamo via non senza aver apprezzato l'albero addobbato dalle mamme con stelle prodotte con bottigliette di plastica trasparenti, aver presenziato alle prime iniziative festivaliere. Torniamo abbastanza presto, in tempo per preparare anche noi il nostro alberello di Natale, tra le proteste infondate di Claudio che accusa Valentina di non saper mettere le palline perché atea, Valentina si arrabbia e gli spiega che essere atei non vuol dire non celebrare ma partecipare alle celebrazioni di credenti in varie religioni, senza per questo credere nella fondatezza delle stesse.   

sabato 5 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana > Rifugio Montecristo > L'Aquila > Mentana

5 dicembre 2015

Itinerari mentanesi. Mentana > Rifugio Montecristo > L'Aquila > Mentana

Ci svegliamo di buon mattino senza troppa voglia di andare via. La giornata promette bene, ci rimettiamo a letto con pigro gusto vacanziero. Il sole irrompe nella stanza e ci invita a godere della calda mattinata dicembrina. Ci facciamo una doccia calda, ci vestiamo bene e ci copriamo per andare sulla neve, direzione: Gran Sasso. L'acqua bolle, il tè è subito pronto per il thermos, tagliamo a dadini un po' di cacio lombardo acquistato al Passo del Tonale, prepariamo gli zaini e via, pronti per una bella gita.
Saliamo in macchina, bacetto del buon viaggio, l'autostrada non promette bene e sembra proprio che mezza Roma e dintorni abbiano deciso di seguirci verso l'Abruzzo, o che comunque la nostra sia stata una di quelle originalissime idee sulla falsa riga di una capatina al centro commerciale in un sabato pomeriggio uggioso. Arriviamo a Fonte Cerreto, dove pensiamo di acquistare panini ma preferiamo proseguire verso Campo Imperatore, o almeno finché si riesce ad arrivare. Ci fermiamo al Rifugio Montecristo, dove ci accolgono due bellissimi cagnoloni che hanno tutta l'aria di essere maremmani paciosi e dolcissimi. Cambiamo le scarpe e ci incamminiamo verso la cima, o almeno cominciamo ad inerpicarci su una pista da sci con qualche centimetro di neve e gli impianti di risalita fermi. Prendiamo come riferimento i pali della funivia per non perdere l'orientamento. L'impressione che abbiamo è quella di una scalata in cordata dell'Everest, ci fermiamo di frequente per riprendere fiato anche se non abbiamo il coraggio di ammettere che siamo decisamente fuori allenamento. Alfin giungiamo in vetta, forse sarebbe più appropriato affermare che abbiamo percorso qualche centinaia di metri in leggera pendenza e ci siamo seduti, stremati e soddisfatti, vicino al capo opposto della seggiovia. Intorno a noi la meravigliosa varietà dei Monti della Laga e del Massiccio del Gran Sasso. C'è poca neve e Valentina riesce finalmente a comprendere il concetto di trasformazione dell'idrogeno con due basi di ossigeno dallo stato liquido a quello nevoso. Rimaniamo molto sorpresi dalla forza straordinaria della natura che riesce ad esprimersi nello spazio di pochi centimetri quadrati tra forme vitali all'apparenza diversissime tra loro. Ci beiamo nella bellezza ondosa di monti che si rincorrono tra loro in una corsa infinita verso il cielo e il mare. Siamo in profonda meditazione, il modo giusto per salutare un amico e per godere il piacere vivace dell'amenità del luogo. Riscendiamo verso il rifugio correndo sulla neve, ridiamo, sembra di volare. Piccola sosta al Montecristo per succo di frutta e caffè al ginseng. Vorremmo mangiare lì ma forse la prossima volta. Una chiacchierata sui luoghi di montagna opposti a quelli di mare ci fa sorridere: a quanto pare i montanari trovano il mare monotono. Andiamo via con la voglia di tornare. Arriviamo a L'Aquila, città massacrata ingiustamente dall'inettitudine e dalla corruzione. L'imponenza della Procura ci strappa un amaro sorriso.
Nella Piazza del Duomo ci deliziamo tra squisitezze e sapori autentici nel Caffè dei Fratelli Nurzia. Torniamo verso casa tra le vie della città dignitosamente sofferente, fantasmagoricamente testarda. Attraversiamo paesini deliziosi, Antrodoco, Sella di Corno, per giungere fino a Rieti, dove non ci fermiamo.

La Salaria ci riporta verso casa con il desiderio di ricominciare il lavoro. Ci aspetta il sagrato della chiesa per un'iniziativa commemorativa.

domenica 22 novembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia: Itinerari mentanesi. Mentana > Abruzzo > Ascoli Piceno > Acquasanta Terme > Mentana

Domenica 22 novembre 2015

Itinerari mentanesi. Mentana > Abruzzo > Ascoli Piceno > Acquasanta Terme > Mentana


Siamo partiti tardi, verso le nove, dopo aver cotto al forno arancini con gorgonzola e pere, lessato patate, preparato il tè e il borsone con gli indumenti adatti alla montagna. Ci dirigiamo verso il Gran Sasso, che ci riempie di un meraviglioso sentimento di maestosità. Sull'autostrada incontriamo pioggia, nevischio, neve e venti forti, per cui decidiamo di proseguire verso Ascoli Piceno. L'Adriatico ci svela la sua bellezza aprendosi davanti ai nostri occhi in una immensità di sole, cielo terso e mare blu cobalto increspato da onde capricciose, qua e là qualche campanile, matite in resta in un disegno che è al contempo realtà e rappresentazione di sé. Ascoli ci accoglie nelle sue ritmiche vie e piazze, il romanico piceno si espande fino a raggiungere un'umanistica forma di rapporto tra i cittadini e i luoghi del vivere. Nella piazza, che sarebbe dechirichiana se non fosse decisamente romanica, scompostamente fiorata, vivacemente abitata, prendiamo l'aperitivo in uno tra i bar più belli che abbiamo mai visto, sembra di essere in una assoluta compresenza di epoche e tempi. Il Risorgimento, gli ideali novecenteschi e il nuovo umanesimo di questi primi decenni del ventunesimo secolo si intrecciano tra suggestioni liberty, sapienza artigianale, innovazione e mondanità eterna. Dalle vetrine si vede la piazza, si fa guardare fanatica con elegante nonchalance popolare, e la vita pigramente attiva della domenica mattina. L'aperitivo è spettacolare e ci avviamo soddisfatti verso il nostro giro tra le architetture religiose. Non ci sono molte chiese visitabili, o c'è la messa o sono chiuse, ma riusciamo comunque a vedere il Battistero e il Duomo. Vi entriamo mentre una fanfara intona l'inno italiano. La cattedrale principale è frutto di una serie di aggiustamenti successivi, segno inequivocabile di una vivacità culturale che si esprime nella costruzione e nella modificazione graduale del tessuto urbano. Non ci sono mastodontici edifici a testimonianza inequivocabile del potere temporale di questo o quel nobile, di questo o quel vescovo, di questa o quella religione, piuttosto una graduale evoluzione partecipata. Ascoli Piceno ci piace moltissimo, rispecchia in tutto e per tutto il nostro ideale di cittadella a misura di persona, in cui la vita civile non è e non deve essere opprimente per chi la abita. Ci sorprende in modo molto positivo anche l'alternanza e il bilanciamento tra luoghi di culto e le istituzioni pubbliche. Evidentemente il dialogo tra i due poteri c'è e c'è sempre stato, ma è altrettanto palese che non si tratta di sottomissione acritica, piuttosto di un incastro costruito in secoli di trattative, una specie di mercanteggiamento costante che a poco a poco ha creato una coscienza civica e un tessuto sociale all'apparenza molto coeso e solido. La vivacità di questo incessante colloquio in una terra che ha l'abitudine di tremare di quando in quando si evidenzia nella commistione ben armonizzata di stili all'interno del Duomo, il quale era originariamente orientato diversamente, avendo virato di 90° la navata centrale. Anche la cripta sottostante la chiesa a livello strada è un esempio molto interessante di incontro tra linguaggi artistici temporalmente molto distanti. Un mosaico della seconda metà del novecento illumina un insieme marmoreo settecentesco, dando respiro alle colonne romane, riadattate alla meglio e collocata in forma ecclesiale poco prima dell'inizio del Medioevo. Nella parte superiore Oriente e Occidente tramano dialoghi possibili, i confini temporali e spaziali si ampliano. Pregevoli le ventisette formelle di argento di mastri artigiani abruzzesi, i cori lignei e alcune opere di rilievo ma quello che veramente stupisce in questo luogo è il lavorio costante che sembra rispecchiare appieno il carattere vivace di Ascoli Piceno. Andiamo via non senza aver assaporato la squisitezza delle olive ascolane originali e averne portato un po' con noi. Prendiamo la Salaria, i Monti della Laga e i Sibillini sono le nostre ali in questo percorso che ci porta a fare una piccola sosta a Acquasanta Terme. Un albergo in ristrutturazione molto bello, in perfetta armonia con la natura, ci fa avventurare verso il fiume gelato dell'acqua di montagna e caldo di acqua solfurea. Ci innamoriamo per l'ennesima volta del territorio marchigiano, stiamo cominciando a conoscerlo, sembra volerci sempre più svelare la sua profonda bellezza. Torniamo verso Mentana con il desiderio di tornare presto ad esplorare le Marche e l'Abruzzo.   

domenica 15 novembre 2015

Itinerari mentanesi. Mentana – Appia Antica – Mentana

Domenica 15 novembre 2015

Itinerari mentanesi. Mentana – Appia Antica – Mentana

Ci siamo svegliati presto e abbiamo iniziato a gingillarci per casa con la voglia di fare qualcosa di particolare, abbiamo cotto supplì e arancini, che abbiamo portato a Mamma Enza e Papà Giancarlo e poi siamo andati da Mamma Lucilla e Papà Pietro. Dopo una ricchissima colazione abbiamo deciso che una bella giornata di caldo autunno era perfetta per una gita all'Appia Antica, loro sarebbero state le nostre guide d'eccezione.
In effetti ci hanno illustrato con molta competenza le varie tappe del percorso e ci hanno fatto scoprire alcuni gioielli della cultura romana.
Passeggiare senza fretta sull'antica strada costruita sulla colata lavica del Vulcano Albano è un piacere da Grand Tour o una di quelle gite che chi vive a Roma e provincia dovrebbe concedersi almeno una volta.
È un modo per ripercorrere i passi degli antichi romani, per scoprire meraviglie archeologiche e ville leggendarie e per riappropriarsi di uno spazio culturale, modificato nel corso degli anni da abusi edilizi che ormai costituiscono un'attrazione turistica.
In realtà, più che un museo a cielo aperto, è un cimitero allegro. Nell'antichità i romani abbinavano a quella che ancor oggi è la tradizionale 'gita fuoriporta' alla commemorazione gioiosa di defunti.
Le ricche famiglie, o comunque i familiari di chi poteva permettersi di venir seppellito al lato della grande arteria di comunicazione con più o meno imponenti monumenti funebri, avevano l'abitudine, dopo onoranze funebri che duravano anche due o tre giorni, di banchettare sulle tombe, che erano costruite su piani diversi.
Al piano inferiore della costruzione, che poteva essere tanto grande quanto la tomba di Cecilia Metella, utilizzata nel Medioevo come forte militare, c'era le urne o la cassa marmorea, al piano superiore i familiari erano soliti rendere omaggio alla memoria con veri e propri banchetti.
Per quanto possa sembrare macabra, è un'usanza che ancor oggi si ritrova in alcune aree della Sicilia, e quindi ha forse radici antichissime.
Da vedere assolutamente il Capo di Bove, una villa di proprietà di un inglese, acquistata dalla Soprintendenza, nel cui giardino è emersa una domus romana con addirittura la zona termale privata con mosaici, calidarium e riscaldamento a pavimento.
Proseguendo nel cammino ecco che si giunge alla Tomba di Cecilia Metella e al Castrum Caetani, una faraonica tomba circolare in marmo bianco sulla cui struttura è stata costruita nel Medioevo una fortificazione con funzione protettiva e di dazio, dedicata ad una signora di cui non si sa praticamente nulla. Di fronte i resti della chiesa dedicata a San Nicola da Bari che si trovava all'interno del castrum.
Dopo qualche metro ecco apparire la maestosa Villa di Massenzio, lo sfortunato imperatore che perse la battaglia contro Costantino per un errore di strategia. Imperdibile punto di osservazione in questo viaggio nel tempo.

Oggi l'Appia Antica ha mantenuto il carattere allegro e festoso in un luogo che sembra una strada in cui il dialogo tra la vita e la morte assume forme impensate di gioiosa socialità.

sabato 3 ottobre 2015

Itinerari mentanesi: sulla strada della ceramica – Mentana _ Civita Castellana _ Montepulciano _ Asciano _ Deruta _ Perugia _ Mentana

Sabato 3 ottobre


La giornata bellissima non ammetteva di perderla stando pigramente in casa, per cui dopo esserci svegliati ad un orario decente e aver dato una pulita 'francesina' alla casa abbiamo deciso di metterci in macchina alla ricerca delle eccellenze della ceramica italiana.
Prima tappa Civita Castellana, in provincia di Viterbo.
La zona industriale irrimediabilmente chiusa il sabato mattina ci stava facendo desistere dalla missione ma poi abbiamo trovato un negozio con un'esposizione molto ampia nelle vicinanze, con ceramiche industriali e fatte a mano.

Chiediamo se vi sono esempi della zona ma no, c'è soltanto la ceramica di Vietri, la solita storia italiana.

Andiamo via e ci dirigiamo verso la Val d'Orcia, a Montalcino e Asciano, dove la nostra curiosità, nonostante la pubblicità internet della strada toscana della ceramica, non viene soddisfatta punto. Invece di proseguire tra le morbide colline toscane riprendiamo la superstrada verso Deruta, dove, meraviglia delle meraviglie, troviamo le eccellenze che cercavano.

Nel primo negozio in cui ci fermiamo non c'è altro che vasellame di gran pregio ma proprio di fronte ci sono le piastrelle e che tripudio di colori, forme e decori!

La maestria artigiana si esprime in decori creativi in un dialogo costante con la tradizione, al raffaellesco e al 'Deruta' tipico si uniscono decori innovativi e rigorosamente fatti a mano con tecniche che affondano la propria sapienza in secoli di pratica.

Cupi blu, gialli pieni, verdi corposi e rossi decisi si combinano in una sinfonia di delicatezza e sobria esuberanza che inebria lo sguardo.

Chiediamo un preventivo per un progetto e ci troviamo immersi tra disegni e carta simile a quella dei cartamodelli da sartoria con cui abbiamo una certa familiarità, usciamo storditi e felici.

La strada è piena di botteghe, ognuna con un proprio stile e una lunghissima storia da raccontare.

Il 'Deruta' è il filo rosso che unisce questa espressione unica dell'artigianato artistico, e qualunque bottega ha distillato nel corso degli anni, e spesso dei secoli, decori originali e una giustapposizione di colori e forme assolutamente unica.

Facciamo giusto in tempo ad entrare in un'altra bottega, dove due donne chiacchierano la loro vita fatta di intricati equilibri, vediamo in foto la lavorazione di un vaso alto quanto un palazzo e veniamo a sapere che anche in questo angolo di Italia che resiste c'è chi, dall'altra parte della superstrada, ha cercato di spostare la produzione verso l'Oriente Estremo esplorato da Marco Polo.

Siamo arrivati un po' tardi ma abbiamo tutta l'intenzione di tornare per esplorare tutte le botteghe, abbiamo fame e andiamo verso Perugia, una velocissima tappa prima di tornare verso Mentana.

Vorremmo fermarci a mangiare a Sangemini ma c'è un palio, una giostra o altra manifestazione folcloristica che sembra aver richiamato mezza Umbria, non troviamo parcheggio e torniamo a casa.

mercoledì 23 settembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia * Itinerari mentanesi * San Pietro

Mercoledì 23 settembre 2015

Itinerari mentanesi: San Pietro

Ci siamo svegliati prestissimo, Claudio doveva accordarsi per un lavoro a Roma e la sveglia ha suonato alle 5.30. Valentina si è alzata senza svegliarsi e sempre in sonnambulismo si è lavata, vestita, ha sorbito il caffè lungo preparato da Claudio ed è riuscita a salire in macchina. Dopo oltre un'ora di traffico intenso alleggerito dalle parole delicate della rassegna stampa e di altre trasmissioni di informazione arriviamo e troviamo quasi subito parcheggio accanto alla Stazione San Pietro.

Claudio si incammina verso il luogo di lavoro e Valentina comincia a gironzolare ma la fascinazione del Cuppolone che si intravede tra i tetti irregolari della Capitale è assolutamente irresistibile. Prima delle 9 di mattina, prima del caos, prima del vociare dei turisti, prima che tutto diventi 'normale' Valentina entra nella Basilica attraversando il colonnato del Bernini, illuminato da raggi obliqui di sole dorato e polveroso in una grigia mattinata nuvolosa.

Qualche refolo di vento smuove leggermente l'acqua nelle fontane, rendendole meduse evanescenti e solidissime in uno dei più bei luoghi di culto mai immaginati, progettati e realizzati dall'operosità umana.

Papa Francesco, il papa cristiano, è in quello stesso momento impegnato in altra conversazione, in un sogno all'apparenza irrealizzabile di Fidel Castro, quello di un pontefice sudamericano a dialogo con un presidente degli USA nero. I fedeli stanno pregando per questo incontro, stanno inviando a loro modo un pensiero di speranza e di benedizione.

Entrando nella Basilica l'impressione è potente, immensa. Sulla sinistra la Pietà di Michelangelo, protetta da vetri e da una transenna che non riesce ad oscurarne la meraviglia.

L'emozione si fa sempre più forte man mano che si avanza verso l'altare maggiore, dove una rappresentazione dello Spirito Santo sprizza energia con la protezione benefica di due Sante Donne e verso la Dimora Eterna di quel Pietro che qui viene venerato. Il sole ha deciso di mettersi a ballare con le tesserine dei mosaici, di rendere vive le marmoree statue con un effetto scenografico a dir poco sorprendente.

La cupola sembra muoversi nella sua solida leggerezza in questo movimento perpetuo delle meraviglie.

Lo stordimento è fortissimo quando dal pavimento salgono le voci armoniose di un coro femminile, sembra di poter vedere 'l'amor che move il sole e l'altre stelle', e il piacere spirituale si spande nel corpo, avvolgendolo come le spirali che torcono le possenti colonne poste a protezione di Pietro, proprio sotto la Cupola.

Quando sembra di aver raggiunto la pace interiore ecco che dall'altare maggiore si spande un canto di voci maschili che perfettamente si integra con quello che sembra arrivare direttamente dal pavimento.

La testa gira nella enorme divina bellezza, brividi di puro piacere percorrono i nervi e i muscoli, fin dentro le ossa e sembra che arrivino ai capelli per poi proseguire in un'unione perfetta con il cosmo.

I raggi del sole sempre più impertinenti penetrano dalle vetrate creando giochi e movimenti che tolgono il senso del tempo, del mondano, di ciò che è finito.

Ma non basta, ecco che dal fondo della Basilica inizia un canto di voci femminili, un coro di cori. Estasi pura.

Ecco uscire nel tenero abbraccio del colonnato per ricominciare il cammino nella quotidianità è un piacere immenso.  

domenica 6 settembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia * Itinerari mentanesi * Mentana * Roma, Castel Sant'Angelo, Via dei Coronari, Piazza Navona, Pantheon, Ara Pacis, Rione Monti, San Pietro in Vincoli * Mentana

Castel Sant'Angelo
Domenica 6 settembre 2015

Mentana * Roma, Castel Sant'Angelo, Via dei Coronari, Piazza Navona, Pantheon, Ara Pacis, Rione Monti, San Pietro in Vincoli * Mentana

Castel Sant'Angelo
Ci svegliamo dopo una notte agitata, sistemiamo casa, la quantità di panni che si erano accumulati, andiamo a fare un saluto ai Genitori di Claudio, Papà Giancarlo sta sulle scale, quasi espulso dalla sua stessa casa dal suocero, Nonno Nino e dalla cognata Zia Anna, provvisoriamente lì collocati per il rifacimento del tetto nella loro abitazione, a pochi metri di distanza, sempre sul corso principale di Mentana. 

Castel Sant'Angelo
Dopo aver consegnato un sacchetto e qualche fiorellino di confetti andiamo verso la Città Eterna, usufruendo dell'iniziativa dei musei gratuiti la prima domenica del mese.

Castel Sant'Angelo
Troviamo parcheggio non senza difficoltà davanti al Palazzaccio, sede della Corte di Cassazione, proprio accanto a Castel Sant'Angelo, che Claudio voleva visitare da lungo tempo, essendo il luogo dove Crescenzio il Nomentano si asserragliò prima di essere 'stanato' con l'inganno da Ottone III e quindi ucciso in modo truculento.

Castel Sant'Angelo
C'è un po' di fila ma possiamo entrare facilmente, inutile descrivere la maestosità del fortino, quello che impressiona maggiormente è senza dubbio la visuale che si riesce a godere da questo luogo, la panoramica che abbraccia una consistente parte della capitale, evidenziando i motivi per cui Roma è unica. 

Castel Sant'Angelo
Per qualche istante riusciamo a guardarla con lo sguardo meravigliato di chi la vede per la prima volta, o almeno così ci pare. 

Castel Sant'Angelo
Forse non riusciremo mai a provare l'emozione irripetibile di chi la guarda per la prima volta ma è certo che è semplicemente splendida. 

Vista da lassù. 

Castel Sant'Angelo
Scendiamo, senza far caso ad esempi di maleducazione che potrebbero già farci venire i nervi, e ci incamminiamo nelle stradine che si dipartono dal ponte degli Angeli, in via dei Coronari, verso la gelateria. 

Ci fermiamo prima, contenti che vi sia un posticino dove mangiare un piatto di pasta artigianale ad un prezzo decente, in un ambiente accettabile. 

Ara Pacis
Facciamo conoscenza con una coppia di tedeschi appena arrivati e diamo loro qualche suggerimento su posti da vedere, anche fuori Roma. 

Ara Pacis
Ci salutiamo e, mentre loro si incamminano verso Castel Sant'Angelo noi ci dirigiamo verso Piazza Navona e il Pantheon per prendere il caffè in torrefazione. 

Proseguiamo poi verso l'Ara Pacis, fatta costruire da Augusto in onore della Pace, divinità che riteneva essere sua ispiratrice, proprio durante l'epoca in cui Ovidio, il poeta nato nella città della nostra gita abruzzese di ieri, trovò ispirazione e gloria. In cuor nostro ci auguriamo che vi sia maggiore attenzione a questa parola, considerata una divinità o una realtà concreta. 
Ara Pacis
Paladino, Ara Pacis

Apprezziamo anche il mosaico ideato da Mimmo Paladino nel 2000 e ci rendiamo conto di quanto diamo per ovvie e scontate alcune bellezze che in un ambito meno noto, meno collegato al tran-tran quotidiano, alla vita e alle difficoltà di tutti i giorni, ci meraviglierebbero alquanto. 

Ara Pacis
Riprendiamo la macchina con l'intenzione di andare verso il Colosseo, la fila ci dissuade e, dopo una sosta veloce in un baretto in cui ci chiedono 9 euro per una birra e un chinotto, ci dirigiamo verso San Pietro in Vincoli per ammirare il Mosè di Michelangelo. 

Torniamo verso Mentana senza aver litigato troppo e senza essere rimasti imbottigliati nel traffico.