20 gennaio 2018
Mentana * Firenze
Ci svegliamo varie volte dopo una lunga nottata trascorsa tra
poppate e ninne nanne, verso le sette ci alziamo. La giornata è soleggiata e
decidiamo di andare a fare una gita a Firenze o comunque verso la Toscana.
Mentre Mamma Valentina allatta Giulia e prepara vestiti, pannolini e beauty
case, Papà Claudio va da Nonni Lucilla e Pietro a prendere le Samsonite,
riusciamo a riempirne soltanto una con tutto il necessario, carichiamo panini,
giocattoli e bagagli sulla Ford Focus e partiamo. Una nebbia che a noi sembra
densa e fitta anche se per un milanese sarebbe poco più di una lieve foschia
mattutina ci accompagna fin quasi al casello di Orvieto, proseguiamo sull’autostrada
con un paio di soste e Giulia che, nonostante il morbido seggiolino Bebè Confort
su cui comunque riesce ad addormentarsi per quasi un’ora, esprime in modo
abbastanza plateale il suo disappunto per essere su un veicolo a motore anziché
appoggiata comodamente sulla sua mamma. Dall’autostrada prenotiamo l’albergo e
dunque attiviamo il Tom Tom e ci dirigiamo verso il centro cittadino. Gli
albergatori ci accolgono con cortesia, cambiamo la stanza per vari motivi e ce ne
cambieranno poi un’altra nel pomeriggio per un problema di scarico dell’acqua
nel lavandino. Lasciamo i bagagli e le chiavi della Focus in albergo affinché
venga poi portata in un garage convenzionato e ci avventuriamo per le strade di
Firenze. Vagabondiamo un po’ e ci troviamo quasi per caso davanti al Gucci
Garden Galleria, uno spazio all’interno del Palazzo della Mercanzia con una
selezione di abiti e accessori che hanno caratterizzato la maison fondata da Guccio
Gucci nel 1921 e che ci aveva incuriosito non poco per il collegamento ideale
con le giardiniere risorgimentali e con gli orti botanici toscani, esempio
particolarissimo di incontri euro-mediterranei durante il Medioevo. Ci fermiamo
per uno spuntino in una bottega alimentare tipicamente fiorentina dove Papà
Claudio chiacchiera di Chinaglia, Garlaschelli, Frustalupi, Luciano Re Cecconi
e Antonioni. Mamma Valentina dimostra la sua incompetenza in materia calcistica
quando associa il nome del ‘viola’ a quello del regista. Andiamo via e da lì ci
spostiamo agli Uffizi dove sorprendentemente paghiamo il medesimo importo per
il biglietto di ingresso di quello sborsato per il Gucci Garden Galleria.
Ammiriamo, per quanto possibile, Botticelli quasi in condizioni di normale
affluenza museale, senza la ressa che normalmente si affastella davanti ai
quadri del maestro rinascimentale. Mentre Mamma Valentina e Giulia si fermano
ad ammirare l’Annunciazione di
Leonardo, Papà Claudio si aggira per le sale e nota un quadro attribuito a
Raffaello Sanzio che è particolarissimo nella sua cupezza pre-seicentesca, una
oscurità di intento e colore che è piuttosto atipica nella produzione
raffaellesca, prevalentemente luminosa. Proseguiamo poi verso il Battistero che
Giulia non sembra apprezzare troppo nella sua scura umidità. Ci incamminiamo
verso il Museo ma ci viene fame, Giulia si attacca alla tetta, Mamma Valentina
chiede una bistecca e Papà Claudio si avventa su un tagliere di affettati. Capiamo
che vedremo il museo domani, presumibilmente. Ci avviamo verso l’albergo, dove
ci cambiano stanza per problemi tecnici e ci sistemano in una suite. Usciamo di
nuovo, entriamo in un bar per chiedere informazioni sulla partita calcistica di
domani, poi andiamo verso Santa Maria del Fiore, entriamo un pub italiano con
negozio di dischi annesso. Sembra di fare un salto nel passato, il negozio ha
soltanto vinili, è frequentato da persone che paiono uscite da una rivista di
moda degli anni ’70 del secolo scorso. Parliamo di musica, di produzione,
distribuzione e circuitazione. Andiamo via ma rientriamo quasi subito perché fuori
piove. Prendiamo una birra e un succo di frutta, chiacchieriamo di musica, c’è qualcosa
che ci fa pensare a Wonderland, il Paese delle Meraviglie di Alice immaginato
da Lewis Carroll. Torniamo in albergo coperti dall’ombrello, mangiamo i panini
che erano rimasti, giochiamo un po’, Giulia sugge il suo latte da Mamma
Valentina.
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