7 aprile 2019
Mentana * Roma * Mentana
Ci alziamo prestissimo perché Papà Claudio deve andare a
suonare con Kari e altri amici in Piazza del Gesù in occasione della XXV
Maratona di Roma, il tempo promette pioggia, il cielo è plumbeo, qualche gocciolina
bagna il parabrezza della Ford Focus SW. Giulia è talmente assonnata da non
chiedere nemmeno la bevanda di riso alla giusta temperatura nel thermos vintage
Starbucks Toronto. Arriviamo senza intoppi fino a Piazza San Marco, Papà
Claudio scende, scarica gli strumenti, ci saluta e raggiunge i suoi amici
mentre Mamma Valentina e Giulia proseguono sulla Ford. Le strade sono ormai
quasi tutte transennate, per cui ci troviamo a passare per l’Aventino e il
quartiere San Saba, illuminato, nella sua lussuosa bellezza, dalla fioritura di
alberi di Giuda e glicini. Senza conoscere le strade arriviamo sulla Cristoforo
Colombo, da cui non si può deviare, né a destra né a sinistra. Giulia esprime
il suo disappunto dal BebèConfort, Mamma Valentina cerca di capire come fare a
tornare nella direzione opposta quando d’un tratto ci troviamo bloccate nel
traffico. La pioggia aumenta l’intensità, poi diminuisce, capricciosamente. La
maratona è proprio accanto a noi, apriamo i finestrini mentre siamo ferme ad
aspettare di poter andare avanti di qualche metro, un rumore morbido e
cadenzato, il suono del respiro e un emozionante ciaf ciaf di piedi guantati da
scarpe tecniche sull’asfalto bagnato ci calma, d’improvviso. Giulia rimane
incantata di fronte al ritmico movimento di diecimila persone, alcuni parlano
italiano, taluni inglese o altre lingue. Tutto sembra incantato, sentiamo una
battuta “Sei stanca? È che non te va de cammina’”, in romanesco bonario, è un corridore
che spinge, correndo, una donna su una ginnica carrozzella, completamente
coperta da un telo parapioggia. Mamma Valentina si emoziona profondamente e non
ha dubbi: abbiamo appena incontrato i veri vincitori della maratona, tutto il
resto è cronaca sportiva. Proseguiamo accanto ai corridori, tutto è più bello,
l’umanità, la forza, la solidarietà tra le genti e tra le persone, la partecipazione
civica è più forte di qualunque minaccia o terrore. Arriviamo al Laghetto dell’Eur
nel pieno della sua fioritura, splendido nell’umido grigiore di aprile, non ci
fermiamo a prendere un cappuccino da Giolitti perché piove e l’ingresso sembra
bloccato da una barriera di cani di grossa taglia al guinzaglio. Arriviamo di
fronte al Colosseo Quadrato, abbellito da uno splendido giardino verticale, cerchiamo
di tornare verso il centro ma le deviazioni stradali ci fanno arrivare a Spinaceto,
finalmente riusciamo a riprendere il giusto verso, Papà Claudio è perso nelle
sue improvvisazioni musicali, noi tra le strade della Città Eterna. Passiamo
accanto al Colosseo, prendiamo Via Labicana. A Piazza Vittorio non troviamo i
negozietti di spezie, alcuni negozi sembrano essersi ingranditi ma la
sensazione è che molte persone con la voglia di lavorare e creare qualcosa di
buono, impaurite da un governo di imbecilli, siano andate via lasciando un
vuoto presto colmato da immigrati incattiviti, ancor più impauriti, diffidenti
e apparentemente meno inclini a metter su bottega per poter garantire un futuro
dignitoso alla propria famiglia. Come al solito, i cretini che non sanno fare
politica, soprattutto in un Paese complesso e complicato come è l’Italia, distruggono
equilibri senza costruire nient’altro che povertà e violenza. Proseguiamo,
arriviamo all’Aventino, che esprime la sua ineguagliabile bellezza nel pieno
della fioritura di imponenti glicini ed eleganti siliquastri. Riprendiamo
dunque il Lungotevere e riusciamo a recuperare Papà Claudio, nervoso per qualche
motivo inconoscibile. Ci rechiamo a Prati per mangiare buon cibo siciliano dal
Catanese e gustare un gelato dai Gracchi, peggiorato notevolmente rispetto alle
volte precedenti. Dunque torniamo a Mentana.
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