27
marzo 2016
Ortigia
* Parco archeologico di Siracusa * Ortigia
Ci
svegliamo ad un orario decente, Valentina è convinta che sia
prestissimo ma Claudio le ricorda che c'è l'ora legale per cui per
l'orologio non è così presto come sembrerebbe. Usciamo nel dedalo
di Ortigia e rimaniamo incantati dalla sua vivace bellezza. Troviamo
un posto dove mangiare una granita come si deve con la brioche calda
perfetta, facciamo gli auguri di Pasqua e di buon compleanno a Nonna
Augusta, Mamma Lucilla e Papà Pietro, Mamma Enza e Papà Giancarlo,
alcune compere da bottegai simpaticissimi con cui entriamo subito in
confidenza e ci incamminiamo verso l'area archeologica, attraversiamo
il ponte e ci viene voglia di tornare indietro, proseguiamo. Il
Teatro Romano è molto bello ma ci interessa poco, forse perché lo
compariamo a quello di Ostia Antica, che è ancor oggi molto attivo.
Ci impressiona moltissimo l'Ara di Ierone II, un tempio votivo
dedicato ai sacrifici taurini in onore di Zeus Eleutherios
(liberatore), non tanto per il suo valore architettonico, quanto per
la mole così imponente da far pensare alle misure del Circo Massimo
e che infatti misura quasi come due campi di calcio moderni. Ci
addentriamo dunque nell'area più interessante per noi. Il
teatro greco, a tutt'oggi utilizzato per rappresentazioni di drammi
greci e latini, è intensamente suggestivo, con il mare all'orizzonte
a fare da scenario e un torrente a riempire lo spazio uditivo.
L'acustica è ottima seppure l'impressione che
abbiamo avuto è che in quello sannita di Pietrabbondante sia ancor
più perfetta. A pochi passi l'orecchio di Dioniso, imponente
costruzione che forse aveva la funzione di auscultare le parole di
prigionieri ma che, a logica, a noi farebbe pensare molto di più ad
uno strumento di macchineria scenica di altissimo livello
ingegneristico, una sorta di coro tragico con strumentazioni musicali
e sonore di grandissimo effetto scenico. Misteri dell'antichità.
Mentre siamo lì, una guida invita al silenzio e intona una litania
siciliana, lo consideriamo un segnale di buon auspicio pasquale.
Proseguiamo il nostro giro nelle latomie, luoghi di estrazione e
lavorazione della pietra, per poi tornare ad Ortigia, cambiarci e
fare il primo bagno di primavera in un'acqua gelida e limpidissima.
Torniamo verso l'appartamento intirizziti dal freddo, indossiamo
qualcosa di più caldo, prima di mangiare andiamo a comprare spezie e specialità in un negozietto dove facciamo subito amicizia,
poi Claudio finalmente acquista alcuni calzini. Prepariamo al volo
una pasta con asparagi selvatici siciliani, pomodorini freschi di
Pachino, aglio, aglio fresco e 'casucavallo' Ragusano stagionato. Ci
incamminiamo verso il Piccolo teatro dei Pupi e Valentina rimane
letteralmente estasiata, tutti e due siamo piuttosto contenti di
essere lì, ci sentiamo partecipi di una ritualità civile in cui
rivive la tradizione letteraria italiana con le storie dei paladini
di Francia. Usciamo con la voglia di tornare per ascoltare altre
storie e sapere come continua la storia. Ci addentriamo nuovamente
tra le vie di Ortigia e finalmente vediamo il tramonto in tutta la
sua bellezza dal lungomare accanto alla Fonte Aretusa. Torniamo verso
l'appartamentino, ci vestiamo in modo più consono al clima e usciamo
per andare a mangiare il pesce, molto buono, in un ristorantino in
cui ci sentiamo molto coccolati, almeno finché non arriva il conto,
ma va bene lo stesso. Torniamo verso l'appartamentino rilassati e con
la voglia di dormire.
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