4 settembre
Mentana * Roma * Licenza * Orvinio * Ponticelli di
Scandriglia * Mentana
Ci svegliamo ancora un po’ intontiti dal viaggio. Sistemiamo alcune
faccende domestiche, prepariamo il sugo da imbottigliare per l’inverno,
mangiamo e decidiamo di andare a fare un giro tra i monumenti aperti
gratuitamente la domenica, stimolati dalla telefonata di Mamma Lucilla.
La prima tappa è Roma, non troppo trafficata in questa calda
domenica di settembre, probabilmente sono tutti quanti al mare. Ci troviamo
davanti alle Terme di Caracalla all’ora di pranzo, non dobbiamo fare la fila,
il solleone romano ha evidentemente fatto desistere anche i turisti più
motivati. Il complesso, maestoso esempio di stupefacente capacità
ingegneristica ci incanta nella sua bellezza. Particolarmente evidente, oltre al
livello di conoscenza scientifica raggiunta dagli antichi romani, che le
società per qualche strano motivo arrivano ad un punto di saturazione e poi
sembrano disgregarsi per ricominciare. Le conoscenze tecnologiche di ingegneri
e maestranze imperiali quasi all’inizio della dissoluzione del più grande
impero occidentale è a dir poco impressionante. Talune tecnologie sono
attualmente utilizzate, altre recentemente (ri)scoperte, moltissime non
comprese dalle società fino a poche manciate di decenni fa. Difficile
comprendere in che modo le società possano, pressoché all’improvviso, perdere
le più basilari forme di conoscenza, le tecnologie e il sapere letterario,
artistico, scientifico, seppur ‘evolvendosi’, in qualche forma. Quello che più
colpisce l’immaginazione è che vi sia sempre un punto di dissoluzione
fortemente collegato alla corruzione soprattutto nelle società dittatoriali, in
cui il livello di libertà individuale e collettivo è fortemente inficiato dall’assolutismo
dispotico.
Sembra che tutte le società, nella storia, si siano scontrate
al loro apice con la mancanza fondamentale di libertà e si siano dunque
corrotte fino a dissolversi nel liquame della corruttela.
Questo pensiero ci inquieta non poco quando vediamo un’opera
di arte contemporanea ideata da Michelangelo Pistoletto e commentata da Achille
Bonito Oliva. La reazione spontanea e immediata di Claudio è ‘e ce se chiama
pure Michelangelo!’. Valentina, più diplomaticamente, pensa che in fondo il
simbolo trinitario cattolico associato a quello matematico dell’infinito nell’ideazione
di un terzo Paradiso, dunque ad una dimensione spirituale fortemente intrisa di
religiosità cristiana, in un luogo di svago e ristoro quale quello di un ampio
e monumentale complesso termale della Roma Antica che certamente non era particolarmente
permeata di dualismo o dogmatico trinitarismo cattolico è forse un po’ fuori
luogo.
Proseguiamo comunque il nostro giro, diretti alla Villa di
Orazio, nel comune di Licenza.
Al percorso a piedi preferiamo quello su quattro ruote e il
grande poeta romano, che ebbe il coraggio di rifiutare le offerte di Cesare per
vivere tranquillo tra i monti che a lui debbono la dedica a Lucrezio, ci
punisce dall’eternità per questo facendoci trovare i cancelli di ingresso
chiusi.
Guardiamo qualcosa dall’esterno, un po’ si riesce a vedere e
soprattutto molto si riesce a capire di una persona che ha avuto la forza di
vivere e agire le proprie idee.
Scoraggiati andiamo verso Orvinio per mangiare un po’ di
pizza, nel frattempo la selvaggia Sabina, in cui la natura si è intrecciata all’opera
umana in una armoniosa sinfonia verde e blu, ci accoglie e ci fa sentire a
casa, distanti da quell’oceano che ci ha inebriati eppure felici di essere qui.
Andando verso la Villa di Orazio siamo passati a pochi
chilometri dalla dimora scelta da Giuseppe Tucci, nel paesino di San Polo dei
Cavalieri ove il giovane e ribelle Federico Cesi preferiva alla guerra l’osservazione
e lo studio della natura. Lo spirito di questi personaggi per qualche motivo
ispira il nostro viaggio e i nostri percorsi e ci riporta verso luoghi in cui
la libertà può essere agita individualmente prima ancora che collettivamente.
A Orvinio il forno è chiuso e al chioschetto in piazza
servono soltanto gelati confezionati industriali. Andiamo quindi verso
Scandriglia passando per la solita via impervia e dissestata, Orazio è lì, ci
sembra quasi di sentirlo ridacchiare bonario. Ci fermiamo a raccogliere le more
e arriviamo a Scandriglia senza un filo di benzina. Claudio se ne accorge
tardi, Valentina inserisce sul TomTom l’indicazione benzinai e giungiamo alla
pompa di benzina di Ponticelli, frazione di Scandriglia, dove ci accoglie una
scena da film western, sembra quasi che stiamo ripercorrendo al contrario la
strada del nostro viaggio e, oltre a Orazio e Tucci, ci sembra di intravedere
il cappello di Clint mentre le note di Morricone rendono arte senza tempo le
immagini di Sergio Leone.
Nel giro di poco riusciamo a risolvere la questione in un
teatrino molto divertente, a vederlo da fuori. Torniamo a Mentana stanchissimi
e Mamma Lucilla ci offre un approdo con riso, verdure e mozzarelle. Con nostra
grande felicità prepara anche la sua ormai leggendaria crema con le more,
torniamo, Claudio bada alla bollitura delle bottiglie di sugo e ci
addormentiamo stremati.
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