domenica 10 giugno 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Tuoro sul Trasimeno * Isola Maggiore * Tuoro sul Trasimeno * Cortona * Mentana



10 giugno 2018

Mentana * Tuoro sul Trasimeno * Isola Maggiore * Tuoro sul Trasimeno * Cortona * Mentana

Ci svegliamo relativamente presto, svolgiamo alcune incombenze casalinghe, carichiamo ombrellone e attrezzatura da spiaggia sulla Ford Focus e partiamo verso il Lago Trasimeno. Giulia brontola un po’ le sue sacrosante proteste per essere su un’automobile anziché nel marsupio o sul tappeto a gattonare, poi accetta l’idea di salire sul BebéConfort ormai girato nel verso di marcia, giocherella un pochino e quindi si addormenta lasciando il tempo a Mamma Valentina di trovare gli orari del traghetto per l’Isola Maggiore. Cerchiamo di capire quale sia il porto più vicino e individuiamo Tuoro, andremo a Castiglion del Lago, che ci piace moltissimo, un’altra volta. La campagna laziale, umbra e toscana si intreccia nelle sue complesse armonie create da differenze, dettagli, semplici evidenze di modi di vivere e storie differenti, seppur intrecciate da millenni di vicinanza. Arriviamo in Val di Chiana senza intoppi, parcheggiamo la Ford Focus SW e ci dirigiamo verso il molo passando accanto ad un chioschetto che, per un motivo incomprensibile, ci dà la sensazione di familiarità, giungiamo al Parco del Sole, coi suoi totem in pietra serena, affrettiamo il passo appena vediamo all’orizzonte un’imbarcazione che sembrerebbe proprio il traghetto per le isole. L’Umbria ci accoglie nel suo verde splendore, col blu dipinto di blu del lago più esteso del Centro Italia, e un’ondata di accenti che ci emoziona ricordandoci Orvieto e l’ostetrica che ha assistito al parto. Giulia è incuriosita dal traghetto, fa subito amicizia con una bimba più grande di lei, tutta sorrisi e riccioli, sembrano emerse da qualche pubblicità. Appena sente il lievissimo rollio si aggrappa agli schienali ma sembrerebbe sopportare abbastanza bene il movimento del natante. Sbarchiamo sull’Isola Maggiore con una certa fame, vorremmo fermarci in un ristorante, entriamo, leggiamo il menù, usciamo. Facciamo il giro di bar e luoghi di ristoro e ci fermiamo in un baretto con giardino e molo privato dove Mamma Valentina e Papà Claudio mangiano ottimi panini con prosciutto e pecorino e salame. Giulia non gradisce molto il prosciutto cotto, preferisce il pane e la tetta. Incontriamo una coppia cortonese con bimbi, chiacchieriamo un po’ di gravidanza, allattamento e pannolini, tra bimbe sembrano comunicare ma senza troppa convinzione. Dopo esserci rifocillati, ci incamminiamo verso il sentiero di San Francesco, Mamma Valentina ricorda un episodio della vita del santo narrato da Ruffini, un suo professore universitario. Ci beiamo nella placida tranquillità di un paesino completamente pedonale dove l’arte si insinua fin nelle cantine. Qualcosa di folle e creativo caratterizza questo luogo, una foresta lambita dall’acqua in una regione in cui abbondano le isole di terra tra calanchi e vallate ma non c’è sbocco al mare. Giulia è stanca e affamata, ha voglia di camminare ma poi vuole tornare nella comodità del marsupio Stokke. Dopo un paio d’ore isolane riprendiamo il traghetto e incontriamo una coppia aretino-londinese, genitori di un bimbo che, appena vista Giulia, si è espresso in una serie di evoluzioni in linguaggio comprensibile soltanto ai bambini. Chiacchieriamo un po’, ognuno coi propri metri comunicativi, e ci consigliano di andare a Cortona. Evidentemente è la giornata giusta, riprendiamo la Ford Focus e ci dirigiamo verso la cittadella toscana di origine etrusca. Al parcheggio incontriamo un gruppo di romagnoli con cui parliamo di musica, viaggi, figli e nipoti, cibo. Attraversiamo la porta bifora nelle ciclopiche mura etrusche e ci inerpichiamo sulla salita, fortunatamente aiutati dal suono di tamburi e trombettisti della Giostra dell’Archidado. Arriviamo nella piazza del Teatro Signorelli e ci troviamo nel bel mezzo della contesa tra i balestrieri delle differenti contrade. I costumi sono ricchissimi con splendidi broccati, perle, cuoio e velluti per una rievocazione storica splendida. Ci soffermiamo un po’ a guardare e poi ci incamminiamo per le stradine del borgo alla ricerca di qualcosa da mangiare per Giulia, non riusciamo a trovare molto e le fette tostate Gentilini sono soltanto una goccia nell’evidente fame che sembrerebbe volersi unire a qualche accenno di nervosismo e che non riusciremo a placare fino alle sette della sera, dopo aver fatto vari tentativi. Mangiamo bene non preoccupandoci del conto nel ristorante del Teatro consigliatoci dalla coppia aretino-londinese, chiacchieriamo con turisti italo-canadesi, quindi torniamo stanchi e contenti verso Mentana, non senza una sosta in autogrill a Fabro per un’urgenza toilette di Papà Claudio.

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