giovedì 20 agosto 2020

Cronachette di un viaggio in Italia. Mentana * Roma * Mentana

20 agosto 2020

 

Mentana * Roma * Mentana

 

Ci svegliamo presto. L’aria è fresca e pigramente trascorriamo la giornata a Mentana, disegnando, suonando, svolgendo alcune faccende domestiche. Nel tardo pomeriggio ci rechiamo a Roma per una visita guidata nei luoghi della storia di Roma, partendo dall’Isola Tiberina, non senza prima una sosta rinfrescante da Neve di Latte a Prati. Ammiriamo il serpente, simbolo di Esculapio all’interno della chiesa di San Bartolomeo e nella parte inferiore dell’isola, antico porto e antichissimo luogo di guarigione tuttora in uso. La guida ci racconta che i romani, giungendo dall’antica Grecia con un serpente sacro alla divinità della salute decisero di costruire un tempio dedicato proprio ad Esculapio sull’isola tiberina, cioè nel luogo verso cui si diresse l’animale appena ebbe modo di liberarsi. Da quel momento, lontanissimo nel tempo, l’isola tiberina è sempre stata sede di luoghi di cura, attualmente vi sono poliambulatori, ospedali, centri di cura laici e/o afferenti a varie religioni, per lo più l’ebraica e la cattolica. Appena iniziamo la gita, uno spicchietto di luna ci saluta nel chiarore del tramonto, appena sopra i platani, sorniona come un gatto. Scendiamo le scale che ci portano nella parte inferiore dell’isolotto, dove ammiriamo il ponte rotto, un’incisione a forma di serpente, la struttura ‘a barca’ della tiberina – così com’era nell’antichità romana, il Tevere – grande padre, ci narra la guida. Giove e Saturno ci fanno l’occhiolino, appena sopra l’arco del ponte rotto o pons Aemilius, col loro allineamento emozionante. Risaliamo e proseguiamo sul ponte Palatino fino alla casa dei Crescenzi e dunque al Tempio di Portuno, protettore dei porti e dei commerci, salvato dalla furia distruttrice cattolica grazie ad una salvifica quanto opportunistica conversione dell’edificio di culto al cattolicesimo. Sempre camminando giungiamo di fronte al tempio monoptero periptero, cioè con un’unica fila di colonne che ne definisce il perimetro, di Ercole oleario o vincitore, il più antico edificio in marmo rimasto intatto per il medesimo motivo di quello di Portuno e del Pantheon, e costruito nel 120 a.e.v. con prezioso materiale marmoreo a grana fine del Monte Pentelico proveniente dall’antica Grecia su commissione del ricco mercante romano, appartenente alla corporazione degli oleari, Marco Ottavio Erennio, in latino Marcus Octavius Herrenus. Ci soffermiamo ad ammirare il foro Boario, dove si commerciava prevalentemente carne e bestiame e che si trovava vicinissimo al foro oleario dove invece si mercanteggiavano prevalentemente prodotti agroalimentari, e il particolare arco tetrapilo, cioè aperto su quattro lati, di Giano. La leggenda vuole che proprio lì fosse ritrovata la cesta con Romolo e Remo abbandonata nelle acque del Tevere per ordine del perfido Amulio, che usurpò il trono di Alba Longa a Numitore e fece gettare nell’Aniene Rea Silvia, la madre dei gemelli più famosi della storia della città eterna. La gita continuerebbe fino al Circo Massimo ma Giulia non ha intenzione alcuna di proseguire nell’esplorazione della storia romana e preferisce tornare verso la Ford Focus SW. Dopo varie peripezie torniamo a Mentana, fermandoci brevemente per una granita nella Gelateria Gori di Montesacro. 


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