27
dicembre
Verona
→ Valpolicella → Negrar → Verona → Valeggio → Verona
Verona con la neve |
Ci
svegliamo di buon mattino con l'intenzione di scoprire la
Valpolicella, fare un'incursione nella locale cantina sociale, un
consorzio che riunisce oltre 200 produttori della zona, a Negrar per
la sopressa all'Amarone e soprattutto per scoprire qualcosa in più
della mancanza di menzioni di Salgari dal paesino che lo ha visto
crescere.
Verona con la neve |
C'è una cantina proprio a Ca' Salgari, a poche decine di
metri dalla Cantina Sociale, pronti? Si parte.
Il cielo è bianco e
la temperatura prossima allo zero, mentre siamo in macchina
cominciano i primi fiocchi di neve. Sembra mista ad acqua per cui non
ci preoccupiamo più di tanto. Man mano che proseguiamo, il nevischio
si trasforma in neve e le nostre preoccupazioni si ingigantiscono
fino a diventare quasi paura di rimanere bloccati sulla strada, un
accenno di panico aumentato dal bollettino meteo dell'allarmatissima
Mamma Lucilla.
Proseguiamo sperando nella clemenza del tempo e
determinati ad acquistare beni mangerecci da portar via. La cantina
sociale è un luogo di meditazione per Claudio. E di accenno di
conoscenza per Valentina.
Usciamo e ci dirigiamo verso Ca' Salgari.
In base alle nostre informazioni Emilio Salgari avrebbe vissuto nella
grande casa ma una discendente del ramo veronese, quindi indiretta,
visto che i discendenti diretti sono nel torinese, di Emilio Salgari
smentisce la notizia, asserendo che la casa venne costruita durante
la fine degli anni '80 del XIX secolo, considerando che il creatore
di Sandokan è nato nel 1862 sarebbe certamente improbabile una sua
stabile permanenza presso Ca' Salgari.
Inoltre non vi è memoria, ci
spiega la discendente che attualmente è una creatrice di vini, della
presenza del talentuoso pargolo nei ricordi degli avi e nei racconti
familiari collegati alla Ca'.
Protestiamo sommessamente per la
mancanza di ricordi tangibili dell'infanzia dello scrittore che ha
costruito il nostro immaginario infantile. Le tigri di Mompracem e
Pinocchio ci hanno insegnato a leggere, a fantasticare e mentre a
Collodi c'è un intero parco dedicato al burattino toscano qui, dove
noi siamo venuti proprio a rendere omaggio al grande scrittore, dove è stato messo a balia – e chissà che storie deve avergli
raccontato questa benedetta balia – non c'è neanche un tigrotto
all'ingresso del paese per ricordare, per testimoniare.
Vero è che
quando, nelle librerie veronesi, abbiamo chiesto autori nati in città
non abbiamo avuto altre risposte se non “ma non ci sono autori
bravi qui”. E meno male!
Vabbe' acquistiamo una bottiglia di vino
che costa dal produttore quanto un cartone da sei bottiglie da un
litro nella cantina sociale e ci muoviamo verso il paese per
acquistare la pluripremiata sopressa di Caprini, una ricetta
tramandata di generazione in generazione da due secoli.
Usciamo
salutando baldanzosi, poi ci fermiamo in un negozio più avanti,
sulla via del ritorno verso Verona, per acquistare l'agognata carta
igienica, finita proprio il giorno di Natale.
Torniamo a Verona
attraversando la Valpolicella che si trasforma in un bianco paesaggio
invernale. Prepariamo in fretta e furia i bagagli, intenzionati a
partire il giorno stesso.
Camminiamo per le vie del centro di Verona
che stanno impallidendo come d'incanto creando un'atmosfera magica da
bianco natal.
Valentina inzuppa i pantaloni sul terreno umido durante
la ricerca delle squisitezze ordinate. Baciamo e abbracciamo Gina, che ci
augura buon viaggio e spera di rivederci presto.
La pasticceria è
chiusa ma per noi che siamo 'forestieri' fanno un'eccezione e ci
danno i pandori appena sfornati.
Tortellini di Valeggio |
Torniamo verso l'appartamento
infreddoliti e un po' umidicci, Valentina con i pantaloni che
grondano acqua. Siamo infastiditi dal tempaccio e prendiamo la
decisione di rimanere come previsto e ripartire l'indomani.
Ci
riposiamo un po' e decidiamo di andare a Valeggio per fare merenda
coi famosi tortellini, da non confondere coi tortelli.
Effettivamente
sono squisiti, ma a noi quelli della Gina piacciono di più. Facciamo
una bella chiacchierata su prodotti tipici, cultivar scomparse e
ciammelle a cancellu.
Ci portano poi a vedere il laboratorio dove una
ventina o forse trentina di donne preparano a mano i tortellini. Una
scena d'altri tempi in un negozio modernissimo e attrezzato con le
più innovative tecniche di commercializzazione che tendono al
recupero dell'artigianalità e dei sapori autentici.
Veronetta |
Torniamo verso
Verona nella strada innevata carichi e satolli di tortellini.
Claudio
sta prendendo confidenza con il bianco elemento atmosferico.
Alle
8:00 siamo già a letto, assonnati dall'emozione avventurosa della
neve, che per noi è quasi come incontrare una delle tigri di
Salgari, e dalla pancia piena di cibi buoni anche se un po' pesanti
per i nostri stomaci abituati ad una cucina più fresca e leggera.
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