lunedì 22 dicembre 2014

Cronachette di un viaggio in Italia, Natale 2014 § Verona, 22 dicembre

Verona dall'alto con l'Arena e la cometa
Verona, 22 dicembre
 
 

Valentina si sveglia alle 7:00, prepara qualcosa da mangiare e, tutto considerato, decide che forse partire non è così giusto, nonostante non abbia neanche la possibilità di preparare un cappuccino caldo.

Comunque le valigie sono pronte.
Tomba monumentale di Cangrande della Scala

Quando Claudio si sveglia ci coccoliamo e pensiamo che potremmo anche restare. Va bene, stiamo qualche ora e poi...

Ci vestiamo, facciamo colazione e usciamo.

Il Teatro Nuovo è a due passi ma la biglietteria è ancora chiusa, ci dirigiamo verso Piazza Erbe, animata da un'allegria natalizia piena di persone e libera dalla stressante calca disordinata. Capiamo che ciò che ci dà la sensazione di non-calca è la completa pedonalizzazione del centro.

Santa Maria e le Arche Scaligere
 
Non ci sono macchine parcheggiate, taxi che si intrufolano tra la folla, motorini, scooter o biciclette, non ci sono botticelle, cavalli, autoblu. Nel centro di Verona si cammina e chi non può camminare va in passeggino o carrozzina, in carrozzella ma non in carrozza. E l'aria è respirabile, per lo meno in centro, considerando la quantità di fabbriche nei dintorni. All'Ufficio del Turismo acquistiamo e attiviamo la Card turistica.

Romeo e Giulietta
 
Ma prima di andare verso il centro, andare all'Ufficio turistico e attraversare il ponte, ci immergiamo in una scena di vita quotidiana veronese. Per delle questioni amministrative che non abbiamo fatto in tempo a sbrigare a Mentana dobbiamo andare all'Ufficio Postale, che all'inizio è quasi vuoto e poco alla volta, mentre aspettiamo il nostro turno, si anima di personaggi.
 
Balcone della Casa di Giulietta
La posta è piccolina, appena tre sportelli di cui due aperti, e non è ancora stata rinnovata per cui ha i vetri che si interpongono tra gli impiegati e gli 'utenti'. Mentre compiliamo i moduli entrano uomini, donne e una bimba tutta intenta a giocare con la sua muffola bianca mentre la madre si dilunga in una interminabile conversazione telefonica in una lingua dell'Est Europa, forse parla di avvocati e questioni simili.
L'Arena di Verona ha un'acustica spettacolare
 
Da ultimo arriva una signora smilza con un'aria attiva, sembra che qui ci tengano un po' tutti quanti ad apparire ed essere in forma. La tipica litaniante lamentela del Centro e Sud Italia qui sembra lasciare il passo ad una smania di gioventù, benessere e voglia di fare. All'apparenza, ovvio. Comunque una cosa è certa, qui sono bravissimi commercianti, fieri dei loro prodotti e tipicità e capaci di raccontare il territorio e le storie che racchiude, a chi ha voglia, modo e tempo di chiederlo.
 
L'Arena di Verona
Sbrigate le faccende postali, torniamo a casa, poi attraversiamo il fiume Adige e andiamo verso il centro, dove acquistiamo la Verona Card e godiamo la meravigliosa vista della città dell'amore dall'alto della Torre dei Lamberti, dove per poco non ruzzoliamo sulle scale, colti di sorpresa dal gong della campana, italianissima e non tibetana, con un suono secco e improvviso.
Accanto all'Arena, W Garibaldi! W i Garibaldini!
 
Scendiamo e gironzoliamo per le strade, con i piedi doloranti e le gambe stanche. Camminiamo nel Mercatino di Natale di Norimberga a Verona, Claudio prende un vin-brulè che gli dà acidità e uno strudel, Valentina un waffel che però non rispecchia il ricordo di quelli anversani, di Anversa in Belgio, non in Abruzzo.
 
Cangrande della Scala
Ci troviamo a Santa Maria Antica e le Arche Scaligere, chiesetta, si fa per dire, degli Scaligeri, presso la cui famiglia “Dante – ci spiega la mitica guida di Verona degli anni '70 – trovò 'lo primo refugio, il primo ostello'”. Nel piccolo luogo di culto Claudio ha una strana sensazione, la stanchezza, forse, o forse una semplice sensazione che non è così importante spiegare, di una persona seduta in contemplazione su una panchina che è però vuota, la testa tra le mani e il corpo rilassato, presenza scura e luminosa, non oscura.
A Castelvecchio
 
La tomba monumentale di Cangrande della Scala si erge su un baldacchino pensile sormontato da guglie a forma piramidale in stile gotico in marmo ed è protetta da una monumentale recinzione in ferro battuto fiorato, il cancello con la scala, simbolo di Cangrande, al centro dei fiori. Vicino c'è la Casa del Romeo shakespeariano, ignorata dai più.
Gioielli e monili
Torniamo verso il negozietto della trapunta per acquistare due cuscini, al risveglio abbiamo deciso di armarci del necessario per poter continuare a vedere Verona in modo accettabile. Camminando camminando scopriamo la pasticceria che cercavamo e assaggiamo il vero pandoro veronese, in realtà non sapevamo che fosse quella la pasticceria che cercavamo, lo capiamo entrando e poi assaggiando il pandoro, talmente squisito da non somigliare neanche per idea a quelle robe confezionate che siamo abituati a consumare nel periodo natalizio. È appena sfornato, soffice e dorato all'interno, lo mangiamo prendendolo con le mani dalla busta mentre camminiamo.
Castelvecchio affreschi con lo stemma scaligero
 
Mugugniamo di piacere sulla strada che porta al Castelvecchio, che è ancora chiuso, per cui ci dirigiamo verso il negozietto. La Signora del negozio ci riconosce, capisce le nostre esigenze e ci dà ciò che cercavamo. Tornando verso casa passiamo da 'La bottega della Gina, tortellino da passeggio' che è chiusa, riaprirà domani, per far fronte alle richieste dei clienti per il periodo natalizio. Ci fermiamo in un caffè carinissimo proprio accanto a Piazza Erbe, prendiamo un ottimo cappuccino e incontriamo Gina, che ci saluta calorosamente e ci conferma che troveremo i tortelli anche a portar via.
 
Particolare
Cucina fiamminga
Ci incamminiamo vero Casa di Giulietta, un'emozione ci pervade, un senso di piacere gioioso per tutte le scritte, i post-it, i nomi di persone che si amano e che qui sono venute a testimoniare il proprio amore. La Casa è molto bella, con pitture murali che rappresentano figure geometriche coloratissime e tendaggi con un motivo e dei colori che ritroveremo anche nelle sale del Castelvecchio o Scaligero. Un rosso tra il terra di Siena e il rosso pompeiano che si alterna ad un blu di Prussia chiaro tendente al lapislazzulo, e intermezzi lineari giallo ocra. Computer a forma di cuore ramato per scrivere lettere a Giulietta, leggii con le parole di Shakespeare, la traduzione di Quasimodo. La casa è bella ma non straordinaria, diventa eccezionale per la continua e costante testimonianza della passione e del più indefinibile tra i sentimenti, l'amore.
Giovan Francesco Caroto (1480 ca.-1555),
Ritratto di fanciullo con disegno (1523)
Il primo cartone animato?
E che ci vuole a scrivere, sono soltanto parole...” scherziamo, prendendo in giro chi pensa che la scrittura sia cosa semplice e che mettere insieme due parole, 'e che ci vuole?'
 
Il costante afflusso di persone alla Casa di Giulietta, le scritte sul muro d'ingresso, le lettere virtuali inviate ad un personaggio nato dalla fantasiosa mente di Shakespeare fa capire che il potere delle parole è più forte di qualunque guerra e che la potenza dell'amore sconfigge qualunque forma di odio.
Domenico Robusti (1560-1635)
figlio di Jacopo Robusti (1519-1594),
detti il Tintoretto
Ritratto di Marco Pasqualigo (1588 ca.)
 
 

 
Estasiati dal senso di leggerezza, con gli occhi a cuoricino, mano nella mano, ci avviamo verso casa. Nell'armadio l'agglomerato horribilis non è stato rimosso, ci innervosiamo. È ora di riuscire.

Pietro Ricchi, il Lucchese (1606-1675)
San Pietro
Al Teatro Nuovo acquistiamo, dopo tanto peregrinare romano alla ricerca dell'agognato foglietto per il teatro, i biglietti per vedere il balletto Romeo e Giulietta il pomeriggio del 25 dicembre... La Signora del botteghino si muove a solidale complicità e ci fa uno sconto notevole “la buona volontà va premiata”, ci spiega. Mentalità sana.


Tommaso Porta (1686-1766),
Mercurio addormenta Argo
Andiamo verso l'Arena e su Via Stella ci imbattiamo in una bottega. Valentina, incuriosita, chiede cosa siano i tortelli di Valeggio, un negoziante abile e informato ci spiega la preparazione e ci consiglia di andarli a mangiare direttamente a Valeggio sul Mincio, borgo ameno vicino a Villafranca dove, avevamo scoperto la scorsa estate, Napoleone aveva paura di passare. Lì per lì non ci sovviene che Valeggio dovrebbe essere quel borgo con castello proprio accanto a Mantova che non eravamo riusciti a vedere, rimandando la gita giorno dopo giorno. Non compriamo i tortelli ma ci riforniamo di formaggi.
 
Per le scarpe di gore-tex che Claudio ha deciso di far comprare a Valentina non è il momento né il luogo.
 
Jacopo Robusti (1519-1594), detto il Tintoretto
Contesa tra le Muse e le Pieridi
L'Arena è bellissima anche se, in confronto al Colosseo, non è molto grande. L'acustica è stupenda, ci facciamo le foto di rito e poi andiamo verso il Castello Scaligero, non senza prima aver scherzato con un gruppetto di spagnoli e qualche italiano.
 

 

Il Castello è molto suggestivo. Statue medievali, monili del VI e del VII secolo e una pinacoteca impressionate. Vi si trovano quadri di varie e poche, più o meno fino al XVII secolo, principalmente con soggetto religioso. Claudio si diverte ad
Paolo Caliari, detto il Veronese (1528-1588)
Deposizione

indovinare i nomi dei santi, ci incantiamo davanti ad opere minuziose e ricchissime di personaggi fantastici, dipinti del '400 che anticipano, nella solidità dei panneggi, le sperimentazioni degli anni '10, '20 e '30 del XX secolo, dipinti che sarebbero poi stati riprodotti, molti secoli dopo, dai grafici dei videogiochi, dipinti bucolici che ricordano la pittura americana, forse un'anticipazione, forse una connessione comunicativa inconscia, come spesso accade nell'arte.
 
Cangrande sul suo cavallo ci guarda nella sua statuaria ubriachezza ilare.

L'Arena di Verona
 
Torniamo verso casa con gli occhi rigenerati da tanta bellezza e con la ferma intenzione di studiare i pittori che più hanno stimolato la nostra ammirazione.
 
Mangiamo Castelmagno, Gorgonzola al cucchiaio e Veronese, che scopriamo essere ancor più buono se intinto nel vino rosso e poi ci addormentiamo sazi di bellezze e buon cibo.



 


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