domenica 28 dicembre 2014

Cronachette di un viaggio in Italia, Natale 2014 § Si torna a casa!


28 dicembre

Verona → Via Emilia → Modena → Autostrada → Mentana

Dopo essere andati a dormire alle 8 si sera ci svegliamo intorno alle 4 di mattina, è troppo presto per iniziare la giornata e ci rimettiamo a dormire per altre tre o quattro ore circa.
 
Ci alziamo un po' assonnati, forse anche dal troppo dormire, ci prepariamo, chiudiamo le valigie e notiamo con una certa meraviglia che i bagagli si sono espansi in numero e grandezza tanto da riuscire a caricare la macchina con grande difficoltà.
 
Partiamo con l'automobile che somiglia più ad una di quelle foto dei pullman sudamericani che ad una normale macchina. Capita.
 
Salutiamo Verona con la voglia di tornarvi, un giorno. È immersa in una lattiginosa nebbiolina ed è incantevole nella sua bellezza. Prendiamo la Via Emilia verso Modena, Valentina spiega a Claudio che lui non conosce il nome della strada perché non ha ascoltato Guccini da piccolo, da giovane o da adulto, altrimenti avrebbe saputo che esiste un universo “tra la Via Emilia e il West”.
La lacuna letterar-musicale viene presto colmata appena ci fermiamo a fare benzina da un benzinaio con jeans attillati, stivali da buttero motociclista e l'aria di chi è appena sceso da un palco della serie 'sesso, droga e rock'n'roll' e bistecca.
 
Le punte dei piedi rialzate, la camminata di chi ha il cavallo, naturale o meccanico, proprio lì dietro e ora si appoggia sui talloni spostando il baricentro in un dialogo costante con la pancia 'importante' e piena di birra, lambrusco e cibo della prateria.
 
Le braccia leggermente aperte, annaspanti verso un pubblico alla Vasco Rossi e le gambe divaricate che si ricongiungono all'altezza dei malleoli. Un movimento che mette in risalto le pudenda e fa spostare il corpo nonostante la fasciatura in jeans strettissimo ma non elasticizzato. La testa rubizza e tendente al calvo non è coperta dal cappello d'ordinanza dei cow-boys perché, col giubbetto aperto a significare un virile (?) dispregio del freddo, chiuso stonerebbe e comunque è un abitante della Via Emilia, compagno, mica un qualsiasi vaccaro yankee.
 
Due bellissimi pastori tedeschi lo seguono senza guinzaglio. Claudio rimonta velocissimo in macchina appena uno dei due gli si avvicina. Ma hanno la stessa placida tranquillità di quelli incontrati al Santuario della Madonna di La Salette. Riesce per fare benzina dopo le rassicurazioni del locale aspirante buttero aspirante metropolitano.
 
È tutto pronto, possiamo ripartire. Intorno a noi campi innevati di fresco, negozi e bar chiusi. Quale emozione dopo tanta pianura e montagne massicce vedere le delicate increspature degli Appennini, maestosamente bianchi nella loro rocciosa eterna danza. Increspature di un remoto mare, merletti di una gigantesca tela, forti linee delicate che emanano potenza leggiadra e ricordano vagamente le forme dei Lucretili, cui siamo più abituati e ci fanno sentire a casa. Modena è poco accessibile con la macchina e i negozietti di norcineria sono chiusi.
Troviamo un supermercato lungo la strada e ci fermiamo ad acquistare prosciutto, che non è un granché, pane, più buono del prosciutto, squacquerone, che assaggeremo la sera e si dimostrerà squisito.
 
Comincia a nevicare implacabilmente, siamo vicini a Bologna e dicidiamo di prendere subito l'autostrada, per fortuna. La neve rende il paesaggio ancor più incantato di quanto sia normalmente, attraversiamo gli Appennini con un'apprensione notevole, chiamando Genitori e Nonna per rassicurarli che va tutto bene. Siamo preoccupati ma ben attrezzati, catene da neve, tisana calda, coperte, cibo, benzina. Sappiamo in cuor nostro che non resteremo bloccati ma non si sa mai.
 
Mangiamo con aria indifferente, non confessandoci gli evidenti timori. Proseguiamo quasi in silenzio. Attraversiamo gallerie e tratti innevati, le montagne si intravedono nel bianco turbinoso di una nevicata tranquillissima che a noi sembra una bufera, una tormenta, una tempesta in piena regola.
 
Ai bordi della strada la neve aumenta di minuto in minuto. La corsia di sorpasso in alcuni punti è completamente coperta, segno inequivocabile che non si sorpassa con quel clima avverso.
 
Valentina mangia il Gorgonzola con nonchalance e Claudio addenta panini facendo finta di niente. Velocità media: 30 km orari in autostrada e distanze di sicurezza amplissime.
 
Le neve continua a cadere imperterrita. Vediamo un camion con delle lucette, pensiamo con sollievo che sia uno spazzaneve, notiamo un inesistente miglioramento nella pulizia della strada laddove la neve si accumula sempre di più. Gallerie ci schiudono la vista a paesaggi poeticamente favolosi e sempre più bianchi.
 
E d'improvviso, ecco che la strada torna ad essere normale, qualche fiocco che nemmeno attecchisce sullo scuro asfalto finalmente libero dall'invernale elemento.
 
 Ricominciamo a respirare normalmente, a chiacchierare. Siamo salvi e ora possiamo anche ammettere che ci siamo spaventati. Dalla parte opposta della strada una fila di chilometri e chilometri ci segnala che stavano bloccando l'accesso al valico. Siamo stati, tutto sommato, fortunati, rischiavamo di rimanere bloccati per ore.
 
Ci fermiamo in un Autogrill dalle parti di Arezzo, Valentina gode di un estatico piacere nel sentire il caos vivace di un gruppetto di persone del Sud, forse napoletani, e si bea della confusione di corpi che tendono ad occupare tutti gli spazi disponibili in una umanità non cordialmente indifferente, anzi forse rumorosamente impiccetta.
 
Caffettino, che Valentina trova incredibilmente squisito nella forma espressa, e si riparte verso casa. Il cielo, più caldo e meno livido, ci regala momenti di sole pieno alternati a giochi di nubi con colori e luminescenze minerali di rara bellezza.
 
 

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