mercoledì 6 gennaio 2016

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi. Mentana * Orvieto * Viterbo * Mentana

5 gennaio 2016

Mentana * Orvieto * Viterbo * Mentana


Ci svegliamo tardissimo, con la vacanziera voglia di pigrare. Usciamo quasi a mezzogiorno, un breve saluto a Mamma Enza e Papà Giancarlo e via verso Orvieto tra litigate continue sulla motivazione per la quale dovremmo andare nella cittadella umbra. Arriviamo giusto in tempo per entrare, il custode non ci fa pagare il biglietto perché c'è pochissimo tempo prima della chiusura della cattedrale. Orvieto è molto vicina a Mentana, un'oretta di macchina, e ci siamo venuti un'infinità di volte ma non eravamo mai entrati all'interno del Duomo, che abbiamo sempre ammirato dall'esterno nella sua maestosa e rilucente beltà. Restiamo senza fiato. Se l'esterno è una continua scoperta di meraviglie, l'interno cela tesori inestimabili, tra cui il Giudizio Universale di Signorelli, strutturato in modo affatto diverso da quello di Giotto o di Michelangelo, con un superamento del dualismo medievale che si esprime in una pienezza dello spazio pittorico assolutamente unica, in cui anche le grottesche diventano parte integrante della narrazione per immagini. La sofisticazione immaginifica è di un livello eccelso, non vi è un dettaglio che non sia perfettamente integrato nell'insieme in un continuum che fa pensare ad una compresenza di Bene e Male nella vita quotidiana che soltanto nel fatidico Giorno del Giudizio e soltanto nella enorme e assoluta misericordia e saggezza divina potrà essere distillata e scissa. Negli affreschi di Signorelli le volumetrie corporee sono espressione imponente di una fortissima umanità e al contempo della Grazia divina che tutto comprende e conosce. La maestria è paragonabile a quella di Michelangelo, seppur la capacità evocativa e l'emozione suscitata dai dipinti dell'artista stimolato e foraggiato da Giulio II sono più vibranti di quelle di Signorelli. Proseguiamo la nostra breve visita e usciamo nella piazza centrale con la voglia di baciarci e di unire i nostri ombrelli in una danza sotto la pioggerellina nebbiosa. Cerchiamo invano un ristorantino, tutto troppo caro, ci fermiamo a chiacchierare in un bar con un ragazzo di origine indiana che ci racconta la storia della sua famiglia, senza dubbio particolare. Riprendiamo la macchina e ci dirigiamo verso Viterbo, sempre litigando. Arriviamo nella cittadella laziale con la voglia di strozzarci vicendevolmente, ci rilassiamo in un bar che si chiama felicità, entriamo nel Caffè Schenardi e ci incamminiamo tra vicoli e vicoletti, Valentina finalmente trova qualcosa da acquistare per sé e il regalino per Mariagrazia. Torniamo verso Mentana in tempo per le golose incombenze festive, non facciamo in tempo a passare nel centro, vicino alla chiesa per la tradizionale manifestazione organizzata da Li Zuffiatelli, mangiamo velocemente e poi passiamo da Papà Giancarlo, poi da Mamma Enza, infine da Mamma Lucilla e Papà Pietro, per poi andare a prendere una birretta nel Birrificio Turbacci con Mauro.  

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