martedì 8 dicembre 2015

Cronachette di un viaggio in Italia. Itinerari mentanesi: Mentana * Piccola Svizzera * Ovindoli * Rocca di Mezzo * Rocca di Cambio* Fonte Avignonese * Monte Salviano * Avezzano * L'Aquila * Mentana

Martedì 8 dicembre 2015

Itinerari mentanesi: Mentana * Piccola Svizzera * Ovindoli * Rocca di Mezzo * Rocca di Cambio* Fonte Avignonese * Monte Salviano * Avezzano * L'Aquila * Mentana


Ci svegliamo pigramente, con ritmi vacanzieri, carichiamo la lavatrice, facciamo colazione lentamente, prepariamo tè caldo col miele e cubetti di formaggio da portar via e poi ci decidiamo a partire verso l'Abruzzo. L'idea è quella di andare a vedere il festival cinematografico aquilano, un po' per voglia di stare in un turbine di immagini in movimento, un po' per testimoniare l'importanza di esserci, di essere là dove tutto sta ricominciando a vivere, nonostante il terremoto, nonostante le torture che gli abitanti di questa testarda città hanno dovuto subire da parte di politicanti e imprenditori corrotti e corruttori. Non prendiamo l'autostrada, cogliamo l'occasione per conoscere ciò che vediamo soltanto da lontano quando percorriamo la A24, la giornata non è delle più belle ma non è freddo e non c'è ghiaccio per terra. Ci dirigiamo verso Tivoli e da lì superiamo il confine tra Lazio e Abruzzo non senza arrabbiarci per un meraviglioso castello lasciato alla più assoluta desolazione, in provincia di Roma, nel giorno in cui il Giubileo della Misericordia mette in moto il suo meccanismo di visibilità globale. L'odore inconfondibile del mosto si spande tra le stradine sassose. Proseguiamo con la voglia di tornare indietro, se dobbiamo girare per innervosirci tanto meglio starsene al calduccio a casa a preparare un pranzetto festivo e a fare l'albero di Natale. Percorriamo la Piccola Svizzera, ameno luogo tra le montagne abruzzesi in cui la speculazione edilizia degli anni in cui era normale avere una casetta in montagna e una al mare, per le vacanze, ha lasciato segni non indelebili; il territorio mantiene la sua selvaggia bellezza. Non ci fermiamo ma andiamo avanti fino a raggiungere Capistrello. Arriviamo ad Avezzano da Monte Salviano, dove ferve, come tradizione, un'attività sportiva e religiosa, tra pellegrini che vanno a pregare la Madonna di Pietracquaria e chi cerca di smaltire un po' di tossine e calorie in previsione delle laute mangiate festive. Valentina fa vedere a Claudio la casa paterna, quella dove ha imparato ad assaporare il mosto di uva fragola e ha litigato innumerevoli volte con Nonna Antonina che voleva costringerla a farsi il segno della croce. Dolci ricordi di momenti trascorsi coi cugini più grandi, alambicchi e pietre. Il sapore del sale da cristalli grandi quanto un melone, il marmo del tavolo nella cucina sbilenca e l'odore del legno di mobili solidi, scuri custodi di prelibati nocci caramellati, sottili crostate con la marmellata di uva fragola, ferratelle ripiene di miele, mandorle, noci e nocciole, soffici amaretti, deliziosi parrozzi e rustiche sagnette condite con sughi zeppi di cipolla e dell'immancabile aglio, che fa bene a tutto e che, per il principio di cui sopra, veniva messo anche nel caffè di chi, incautamente, lamentava mal di testa da freddo umido e freschissima acqua gelata. Ci lasciamo alle spalle il palazzetto, memento dell'importanza dell'amore e del rispetto reciproco e ci dirigiamo verso la piazza del Duomo, vestita a festa con i mercatini natalizi. La Pasticceria Risorgimento non tradisce le nostre aspettative e in men che non si dica trangugiamo freschissime pastarelle col sapore originale di dolci artigianali. Lo sguardo scanzonato della pasticcera ci fa capire che forse non siamo gli unici a compiere veri e propri pellegrinaggi del gusto in quella bottega dove il tempo sembra, per fortuna, essersi fermato qualche anno prima dell'epoca delle paste preconfezionate e delle creme da frigorifero preparate con uova e latte liofilizzati. Facciamo una bella scorta di pastarelle e riprendiamo la via verso l'Aquila, attraversiamo Ovindoli, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio e Fonte Avignonese, posti che ci incantano nel loro splendore. Una grande spianata, paesini arroccati e montagne tutto intorno a creare un'atmosfera mistica dove l'orizzonte è in un altrove elevato verso il cielo, mutevole abbraccio di nuvole e raggi di sole. Non c'è molta neve ma decidiamo di tornare presto, magari per imparare finalmente a sciare. Il fuoco autunnale degli alberi si esprime in un dialogo luminescente tra gialli, arancioni, rossi e un'incredibile varietà di verdi, messo in risalto dai rami spogli che si preparano all'inverno Il Gran Sasso e i Monti della Laga ci emozionano oltre qualunque razionalità, ormai sappiamo che ci hanno stregati con la loro magnificenza e ci deliziamo nel sentimento di familiarità pian piano che ci avviciniamo. Il capoluogo abruzzese sembra più piccolo, visto dall'alto. Il terremoto da questo lato ha lasciato segni ma non devastazione come dall'altro versante. Cerchiamo subito Colle Maggio, dove c'è la prima Porta Santa, è il nostro modo di partecipare all'apertura del Giubileo straordinario della misericordia e ricordare, forse con un po' di malizia, la pratica della simonia e dell'indulgenza plenaria ripresa da Bonifacio VIII, fine giurista e conoscitore della tradizione ebraica del corno giubilare che ogni sette anni prometteva appunto una indulgenza plenaria. La misericordia cui si ispira l'Anno Giubilare indetto da Papa Francesco per noi parte da qui, da Celestino V, da San Bernardino da Siena e soprattutto dal Caffè Fratelli Nurzia, che proprio oggi festeggia il sesto anniversario della riapertura dopo il sisma che ha sconvolto e imbrigliato la città dolente ma non arresa, sofferente e fieramente, dignitosamente, testarda come soltanto gli abruzzesi sanno essere. Se il Giubileo parla di misericordia, il festival cinematografico aquilano esprime rabbia e cerca la vendetta nei film, nel centralissimo caffè si respira aria di festa, si addobba l'albero con scatole di prelibati torroni preparati con la ricetta che prevede miele, mandorle, cacao e non sottoprodotti industriali, si ricomincia daccapo senza dar troppo peso alle sofferenze. Anche a L'Aquila “ha da passa' 'a nuttata”. Andiamo via non senza aver apprezzato l'albero addobbato dalle mamme con stelle prodotte con bottigliette di plastica trasparenti, aver presenziato alle prime iniziative festivaliere. Torniamo abbastanza presto, in tempo per preparare anche noi il nostro alberello di Natale, tra le proteste infondate di Claudio che accusa Valentina di non saper mettere le palline perché atea, Valentina si arrabbia e gli spiega che essere atei non vuol dire non celebrare ma partecipare alle celebrazioni di credenti in varie religioni, senza per questo credere nella fondatezza delle stesse.   

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