26
agosto 2014
Itinerario:
San Giorgio di Mantova * Verona * Trento * Mantova
Vale
si sveglia presto, prepara qualcosa e sistema le valigie, a modo suo,
un po' disordinato ma seguendo un filo logico. Le voci del mattino
sono allegre di fanciullesca contentezza per tutto ciò che
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Le Pasque Veronesi |
è
l'essere vivi. Frida
Kahlo dall'altra parte della strada guarda immobile in sequenze
ripetute la meraviglia del vivere oltre il suo tempo presente nel
futuro di chi non sa neanche immaginarla diversamente dai suoi
autoritratti ossessivamente ripetitivi. Claudio
si alza quando il giorno è già in piena attività.
Facciamo colazione pensando all'itinerario del giorno e optiamo per
Verona.
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Il Medioevo di Verona |
Attraversiamo
pianure costellate da borghi del far west immaginato e raccontato da
fumetti e film, dislocati su un'unica strada, quella principale,
s'intende.
Scopriamo
la Strada dei Risotti, o almeno l'esistenza di un tale percorso, da
queste parti sono tutte strade eno-gastronomiche.
Decidiamo
che presto vedremo anche Castiglione Mantovano ma non oggi, è
già tardi e la strada per Verona non è lunga ma chissà
quanto tempo impiegheremo per vederla tutta, o almeno il centro.
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Ritmo vivace |
Troviamo parcheggio di fronte ad un bar gestito da due signore che ci
forniscono informazioni sul sistema veronese del parcheggio: dato che
con le 'macchinette' si posson pagare soltanto due ore, per le altre
basta comprare le schede “ma sì, anche dal tabacchino”...
fatta la legge (assurda) trovato l'inganno, Viva l'Italia! Chiediamo
un cappuccino e un caffè, non capiscono bene l'ordinazione,
forse, e fanno il cappuccino a Valentina e niente caffè a
Claudio, che si sente discriminato forse anche in quanto
maschio....Vale ridacchiando gli spiega che forse avrebbe dovuto
essere più rilassato, lui se la prende col femminismo e con la
città in genere.
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Castelvecchio |
Cambiamo
parcheggio, appena fuori le mura dove costa la metà, un
signore che esce si ferma in mezzo, Claudio sbraita e poi deve
ricredersi: voleva darci il suo parking ticket, per non sprecarlo :)
Troviamo
le schede, ne acquistiamo fino a sera e ci incamminiamo per le vie
della città, che è tale: caotica, piena di turisti e di
persone che lavorano pensando che sì, i turisti fan bene e
comodo ma in centro è sempre una bolgia!
Arriviamo
al Castelvecchio dove ci accoglie la statua di Cangrande della Scala
e un luogo a dir poco meraviglioso. Ovviamente siamo entrati in città
passando davanti all'Arena, maestoso esempio di fulgido ingegno
umano e di un amore per l'arte che qui sembra proprio essere rimasto
intatto. Le scenografie all'esterno, magnifica evocazione di luoghi
della Fantasia.
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Da Castelvecchio casualmente '70s |
Al
Castelvecchio prendiamo una decisione: è evidente che girare
Verona in uno o due giorni è un po' come pretendere di vedere
Roma nel medesimo tempo, pur con le dovute proporzioni, quindi c'è
da capire se vedere monumenti e musei oppure camminare trasportati
dall'ispirazione del momento in una vagante passeggiata tra le vie
cittadine? Ispirazione del momento nel colorato ritmo veronese.
Il
luogo che più ci emoziona è la Casa di Giulietta, piena
di gente da far venire gli incubi a qualunque claustrofobico, una
calca continua di persone che arrivano da tutto il pianeta per
rendere omaggio all'amore e al genio assoluto di chi l'ha narrato in
pagine di teatro, sentimento presente.
La
casa in sé e per sé è bella ma confrontata a
Piazza delle Erbe o ad altri luoghi altrettanto famosi non è
certo straordinaria eppure l'emozione si diffonde fra le persone in
un brivido energico, una forza potente e vibrante di amore, che fa
smuovere i sassi, crescere le passioni e vivere nell'immanenza del
tempo presente.
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La Sinagoga |
In
effetti il tempo a Verona è un personaggio, è qualcosa
che sembra poter camminare tra la folla... in questa città
sembra di poter giocare con le epoche. Appare quasi come una
rivelazione improvvisa la bellezza di quello che, forse, una parte
consistente di Roma un tempo fu. Qui il barocco non ha lasciato il
suo marchio di opulenza e il Risorgimento si legge più che
altro sui nomi delle vie, la trasformazione è stata meno
invasiva e si può passeggiare tra palazzi affrescati, rovine
romane, statue, una meravigliosa Sinagoga che ricorda la Shoah.
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E poi uscimmo a riveder le stelle |
Un
vecchio rabbino ci parla in ebraico, lo salutiamo con un succinto
Shalom ma più di quello non ricordiamo o non conosciamo della
lingua di Israele, poi, come d'incanto, il luogo che ricorda le
Pasque Veronesi. Momento fondamentale per la nostra Storia, di
opposizione cittadina e popolare all'aggressione pontificia, un
episodio prossimo alla Rivoluzione Americana e alla Rivoluzione
Francese da non dimenticare.
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Fioriture urbane |
Ci fermiamo in un caffè vicino al
LungAdige per rifocillarci e lasciar sfogare una nuvola dispettosa,
proseguiamo e poi, stanchi e con la voglia di programmare almeno
una settimana di scoperte veronesi decidiamo di andare a Negrar,
luogo di nascita di Salgari. Quando ci spostiamo dal parcheggio
rinnoviamo l'usanza veronese e doniamo al parcheggiatore successivo
le schedine orarie.... i cittadini si coalizzano sempre contro le
vessazioni statali, provinciali, regionali, comunali o europee che
siano.
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Palazzo affrescato a Trento |
Uscendo dalla città ci viene in mente di andare verso
Trento e, perché no? Non sono tantissimi chilometri, il
viaggio sta prendendo il ritmo della scoperta. La pianura ci ha fatto
venire nostalgia di un po' di montagna... e che montagne sono quelle
che abbracciano il mare di vigneti che ci porta verso quel luogo
semplicemente fantastico che è Trento. Entriamo dal Duomo,
un'architettura gotica che innalza lo spirito e proprio come le
imponenti montagne dà il senso dell'immensità e
dell'infinito. Ci chiediamo per quale strano motivo una pianura di
cui non percepiamo ad occhio nudo il limite dell'orizzonte non ci fa
pensare all'immensità e soprattutto all'infinito mentre delle
montagne alte e maestose che di fatto limitano la nostra umana
percezione del limite dell'orizzonte ci pervade del senso di
meraviglia che si ha osservando la volta celeste in una sera
d'estate senza luna, limpida, sdraiati sulla spiaggia e cullati dallo
sciabordio delle onde.
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Trento |
Forse è proprio la forma ondosa delle
enormi rocce? Forse ciò che comprendiamo meglio è
un'ondulazione ritmica di pieni e di vuoti? Le meraviglie della città
ci distolgono da tali pensieri, gli affreschi mirabili del Duomo ci
portano ad “entrare” nella Piazza principale dal portale del più
importante luogo di culto e quale visione! un'ebbrezza estatica e il
convincimento che l'essere italiani è qualcosa di cui andare
fieri, nonostante tutto. Quello che più ci impressiona è
il ritmo frizzante, un'energia allegra e pulsante, fiera e indomita.
Non è un caso che il caffè più importante sulla
piazza centrale si chiami “Italia”. Il museo a cielo aperto del
centro cittadino ci fa venir voglia di prolungare la sosta, mentre
camminiamo ci troviamo nella piazzetta che commemora la Rivolta
Contadina e un moto di improvvisa solidarietà per le lotte
contro le ingiustizie in ogni dove e in ogni tempo si sviluppa nei
nostri cuori.
Ci
immergiamo in un negozietto di prodotti tipici e in un'erboristeria
vera, dove scambiamo notizie sui rispettivi orticelli e ci lamentiamo del malo tempo di quest'anno, che però ci ha fatto
balenare l'idea di fare un giro alla scoperta dell'Italia; ma questo
non lo diciamo all'erborista. Un brindisi con birra Pedavena e acqua
brillante agli amici che amano le montagne e un ultimo estremo
saluto ai ricordi sarajevesi evocati dalla birreria artigianale dove
assaporiamo la gulashsouppe e ci facciamo spiegare la differenza tra
gulash e l'omonima zuppa. Torniamo pensando di andare a Negrar ma
evidentemente non è quella la destinazione di questo nostro
viaggio.
Tornando
non prendiamo l'autostrada, preferiamo immergerci nel mare di
vigneti, protetti dall'abbraccio delle onde rocciose, attraversiamo
velocissimamente Rovereto e poi, mentre stiamo
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Birreria Pedavena |
per svalicare su una
strada piena di tornanti giriamo d'istinto la macchina, depenniamo
Negrar dalle destinazioni e torniamo verso la strada principale anche
se non sull'autostrada. Forse è il caso di mettere un po' di
benzina.
Ci fermiamo nel primo distributore che troviamo. Esattamente
di fronte ad un surreale albergo-ristorante-bar che si chiama Europa.
Non avrebbe potuto chiamarsi diversamente, forse. Ci ha fatto
immediatamente pensare alle idee che sembravano utopie dell'Unione
Europea mentre si stava creando l'Italia.
Attraversiamo
vigneti senza grappoli e ci incantiamo nel dolce e forte abbraccio
delle Prealpi e del monti Lessini.
A
San Giorgio mangiamo un po' di pasta, ci vestiamo e usciamo per
andare da Frida Kahlo, o almeno dalla sua immagine ripetuta
ossessivamente in un murales pop art sul limitare del locale centro
culturale per ascoltare alcune note di musica dal vivo. Siamo stanchi
e la dimensione, seppur allegra, non è la nostra, andando
verso l'appartamento ci imbattiamo nel locandiere, che ha perso per
la via due motociclisti in arrivo dall'India, possibile? Gli
raccontiamo di Bettinelli e dei suoi viaggi folli, lo aiutiamo a
recuperare i due scooteristi smarriti che arrivavano da Istanbul
piuttosto e finalmente andiamo a dormire.
Scritto da Valentina Cosimati
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