29
agosto
Itinerario:
San Giorgio di Mantova * Villafranca di Verona * Vicenza * San Donà di
Piave * Trieste * Gorizia * Nova Gorica * Slovenia * San Donà
di Piave
|
Villafranca di Verona |
Ci
svegliamo di buon mattino, ci prepariamo, incartiamo per bene le
buste di spazzatura differenziata e... ci facciamo imprecar dietro da
inservienti del centro commerciale: la spazzatura può essere
un forte motivo di discordia da queste parti :)
|
Campanile pendente on the road |
Arriviamo
a San Donà di Piave, non entriamo in un borgo con castello che
ci aveva molto incuriosito e passiamo da Villafranca di Verona, punto
di antiche scorrerie tra Scaligeri e Gonzagheschi che persino
Napoleone aveva timore ad attraversare. I discendenti degli antichi
briganti settentrionali ci accolgono bene e ci adattiamo subito a
quella che qui evidentemente è un'arte che persiste nel tempo:
quella del 'caffè', della chiacchiera al bar.
|
Ingresso del Teatro Olimpico |
Queste terre ci
sono simpatiche, non altrettanto Vicenza, il cui Teatro Olimpico è
un gioiello di rara bellezza in una cittadina in cui l'integrazione
tra culture è evidentemente un esperimento mal riuscito, forse
anche per una certa marziale rigidità mentale.
|
Letter to the World o quasi... |
Arriviamo
a San Donà di Piave ma la stanza non è pronta, primo di
una serie di disguidi che ci fa pensare di andar via quanto prima.
Decidiamo che, avendo visto Trento, non possiamo non passare per
Trieste, città che si conferma nel nostro sentire una città
di zingari, con tutte le accezioni positive e negative che ciò
implica nel nostro immaginario.
|
Claudio nel cortile del Teatro Olimpico |
Andiamo
via di corsa alla volta di Gorizia per vedere il confine che non c'è
più, l'odioso confine, l'orrenda divisione di una città
tenuta ostaggio da divisioni inique e doganieri incattiviti.
|
Teatro Olimpico |
Con
giubilo, gioia e profondo sentimento di liberazione dall'oppressione
degli impotenti e ormai evidentemente inutili aguzzini delle antiche
frontiere ci godiamo l'aria fresca e il senso di libertà della
cittadinanza europea.
In
un caffè gustiamo formaggi e prosciutto e quel carattere
indomito che caratterizza i goriziani.
|
Isabella d'Este ci saluta |
|
Teatro Olimpico |
La città ci piace e
pensiamo di rimanerci, poi ci rispostiamo verso San Donà,
prima di prendere sonno ci imbattiamo nella locale Sagra di Isiata,
scopriremo poi che quest'anno si festeggi anche l'ottantesimo
compleanno di una signora che da 40 anni cucina il baccalà
rosso per la sagra.
|
Sinagoga di Trieste |
Recuperiamo
i cavi per caricare i dispositivi elettronici e, finalmente, ci
addormentiamo in un sonno breve ma rinfrancante.
La
mancanza di ambiente naturale e di uccelli ci aveva stordito e aver
ritrovato una natura coltivata ma non una terra sfruttata fino
all'assurda denaturalizzazione ha placato le nostre menti.
Un
quadro ispirato alla Camera degli Sposi nel bed and breakfast,
la Red
|
Gorizia |
Fenice, ci fa pensare che siamo comunque nel posto giusto in
questo nostro viaggio.
Andrea
Mantegna sembra proprio volerci guidare e accompagnare.
Nessun commento:
Posta un commento