mercoledì 27 agosto 2014

Cronachette di un viaggio in Italia ** Lago di Garda * Lazise * Colà * Mantova

27 agosto
Itinerario: Lago di Garda * Lazise * Colà * Mantova

Dopo un intenso giro turistico riflettiamo sull'opportunità di tornare a casa per mancanza di soldi.

Acqua! a Lazise
Ci svegliamo stanchi e affaticati con le gambe e i piedi doloranti per il peregrinare tra borghi e città. Il sole preannuncia una splendida giornata e decidiamo di andare verso Lazise, il Lago di Garda e le terme. Acqua, ecco ciò di cui sembrano aver bisogno i nostri corpi, una bella nuotata, un bagno rigenerante.

Lazise è un gioiello, frequentatissimo. Tra l'altro è giorno di mercato per cui le già affollate stradine si popolano di turisti e abitanti, senza però creare il tipico senso di soffocamento da calca, chissà perché.

Mercatino a Lazise
La strada per arrivare da Mantova è una enorme distesa di campi di pannocchie, patate, zucchine. Passiamo all'interno di questa meravigliosa onda verde e, oltre a notare la quasi totale assenza di uccelli - “Gli sparano!” - esclama Claudio scatenando una fragorosa risata. Ci accorgiamo che da queste parti gli animali vengono allevati soltanto in modo intensivo: i campi, utilizzati evidentemente per una continua produzione agricola, servono a far crescere “l'oro verde” non possono mica venir calpestate dagli animali al pascolo....Tutto questo ci sembra altamente innaturale e decidiamo che carne e formaggi non costituiranno la base dei nostri pasti, almeno in questa zona.

Il Lago di Garda
Lazise, dunque, è incantevole e il Lago di Garda molto più piccolo di quanto Vale immaginasse, le ricorda Trevignano o Bracciano piuttosto che l'Ontario o altre formazioni lacustri di ampiezza considerevole. La meta odierna sono le Terme di Colà-Lazise Parco Termale del Garda.



L'ingresso fa pensare vagamente a quello del Bioparco (lo zoo) di Roma, con spunti Coppedè, suggestivo. Una ragazza che sembra una creatura elaborata in computer grafica, con scultorei ricci mogano, carnagione diafana e occhi color acquamarina, una moderna Medusa?, è alla cassa, paghiamo e ci spiega velocemente e molto affabilmente in che modo funziona il parco...perché 
Shakti-Matting a Colà
proprio di questo si parla: un parco con abeti e alberi all'apparenza secolari, il cui nome è indicato su apposite targhette, dove si sviluppano due laghetti, uno più piccolo, l'altro più caldo, dotato anche di grotte e vasche idromassaggio. Optiamo per il lago grande. Ci cambiamo d'abito smadonnando per la pessima organizzazione all'interno di una sorta di tenda montata su una struttura circolare in ferro che non chiude neanche bene, scomodi, somigliano a disagevolissimi camerini. Possibile che con un biglietto tanto salato non vi siano neanche degli spogliatoi? Ah se il parco fosse in Toscana altro che camerini volanti! - pensiamo attoniti.

Claudio termale
Ovviamente gli spogliatoi ci sono, all'interno di una spettacolare struttura modernissima in ferro, legno e vetro stile fin de siècle, XIX s'intende, seppur costruiti evidentemente sul finire del XX secolo.
 
Ci immergiamo in questo paradiso terrestre, l'acqua è semplicemente perfetta, calda, sulfurea senza l'odore di zolfo, che pure ci piace molto, e sotto i piedi un ghiaino che massaggia delicatamente l'arco plantare.

Ci coccoliamo con massaggi in acqua, tenedoci reciprocamente a galla e trasportandoci senza fatica, insomma: proprio quello che serviva per rinfrancar le membra e lo spirito più che fra un enigma e l'altro, tra una città e l'altra. Il sole ci regala una calda e serena 

Parco Termale del Garda di Colà - Lazise
giornata estiva in questo agosto che sembra aver confuso gli emisferi australe e boreale. Ce ne andiamo di malavoglia con il desiderio di tornare presto, magari non da soli.
 


Arriviamo verso le 4 a San Giorgio, santo di cui vogliamo approfondire la conoscenza e la simbologia associata, visto che sembra una costante di questa prima parte di viaggio...è curioso pensare, tra l'altro, che San Giorgio è il nome delle scuole elementari frequentate da Claudio parecchi anni fa. Ci cambiamo e rifocilliamo velocemente poi... Mantova da Porta San Giorgio :) spettacolarmente bella o “semplicemente meravigliosa” come recita la brochure informativa. A Palazzo Ducale ritiriamo i biglietti acquistato ieri per telefono, non senza aver, prima d'entrare nelle mura cittadine, intavolato una breve discussione sulla presunta imminente chiusura delle Cartiere Burgo e sulla inettitudine della classe dirigente italiana, selezionata con criteri altri rispetto al merito e che chiaramente crea disoccupazione anziché sviluppo, arroccamento corporativo e isolazionismo egoista piuttosto che portare avanti e far crescere realtà produttive di tutto rispetto spesso e volentieri costruite faticosamente e fortunosamente con l'ingegno creativo della generazione post-
Camera Picta del Mantegna
bellica della Seconda Guerra Mondiale.
 
 
La Camera Picta o Camera degli Sposi di Andrea Mantegna è effettivamente un gioiello di rara bellezza, godiamo di tanta arte per il tempo che ci è concesso dalle esigenze organizzativo-museali e poi ci rifocilliamo con un cappuccino, una tortina di tagliatelle, un bicchiere di vino e un occhio di bue alla nutella in un baretto vicino alla Casa del Rigoletto dove entriamo per il rotto della cuffia, stava per chiudere.
Nel baretto leggiamo alcune pagine di libri e riviste acquistati nella libreria del Palazzo ed elaboriamo alcune delle informazioni che ci sono state fornite da una gentile donzella dell'Ufficio Informazioni Turistiche posto all'interno della Casa di Rigoletto, appunto.

Palazzo Ducale Mantova
Visitiamo dunque il Palazzo Ducale di gran carriera “incontrando” due donne: Isabella D'Este, di cui avevamo imparato a comprendere la genialità, e la monaca pittrice falsaria romana naturalizzata mantovana Lucrina Fetti, vissuta tra il XVI e il XVII secolo, che ha subito stimolato la nostra fantasia. Il palazzo è veramente pregevole epperò un senso di oppressione claustrofobica lo trasmette comunque, la sensazione che qualunque persona, nell'Occidente (intendendo Europa, Nord America, Australia e Nuova Zelanda) ricca o povera nell'ambito della decenza, viva meglio o comunque avrebbe la possibilità di vivere con più agio e comodità rispetto al più potente dei re – e soprattutto delle regine – del passato è sempre più vivida. Salutiamo i custodi a Palazzo e le nostre “eroine” e andiamo a cena nell'Appartamente Isabella d'Este in località San Giorgio, a piazza San Giorgio(!).
Valentina e Rigoletto
Sfogliamo un po' di materiale informativo, diamo una scorsa alla guida di Mantova e ci dirigiamo verso la Madonna della Vittoria per scoprire un universo tutto mantovano.

Una associazione culturale locale è riuscita a far conoscere le meraviglie che si celano in questo luogo di culto tanto emblematico per comprendere la realtà sociale e culturale del luogo natio del sommo Virgilio.

La chiesa venne costruita a spese di un ricco ebreo, Daniel Norsa, che era molto simpatico ai Gonzaga e ad una parte della cittadinanza mantovana in quanto era ricco e ben propenso a prestare denaro per soddisfare i capricci dei regnanti. Uno Shylock simpatico. Questo signore era tanto potente e importante nella città da essere raffigurato in un quadro esposto nella Cappella piccola di Sant'Andrea. Ma procediamo con ordine.

Madonna della Vittoria a Mantova
Daniel Norsa era un ricco ebreo che “commerciava denari” con i Gonzaga intorno al XV secolo, era un borghese, non potendo per evidenti discordanze religiose essere creato nobile, ricco e a quanto parrebbe anche piuttosto influente. Decide di acquistare, per costruire la propria dimora, un luogo dove è dipinta una Madonna.

Per la religione ebraica qualunque rappresentazione figurativa del divino è sacrilega e, non riconoscendo Gesù quale figlio di Dio e incarnante il principio stesso della divinità, è palese che la madre del dio e del figlio del dio cattolico, Cristo per il principio trinitario, non è altro che la rappresentazione pittorica di una bella fanciulla.

Madonna della Vittoria a Mantova

Come è noto, spesso le Madonne celebrate nella storia dell'arte italiana erano tutto fuorché vergini virtuose o illibate madri per opera dello Spirito Santo. Di spiriti avevano sentito l'odore ma erano spesso più simili ai fumi dell'alcool che all'acre effluvio degli incensi.



Vai a sapere perché, se per voglia di “marcare” il territorio al pari dei suoi concittadini cristiani o per convinzioni religiose che gli impedivano di considerare “accettabile” e sufficientemente “decorosa” l'immagine di una avvenente donzella a raffigurare una vergine madre di un dio da lui misconosciuto e ritenuto sacrilego, tant'è che decide di chiedere al Vescovo, quindi all'autorità religiosa cattolica, il permesso a rimuovere il dipinto. Apriti cielo! Una sommossa popolare si scatena, forse anche per qualche conticino in sospeso, si potrebbe malignamente pensare, e il povere – si fa per dire – Daniel Norsa si vede costretto a rinunciare ai piani per la costruzione della propria dimora, a pagare per la costruzione della Chiesa della Vittoria e per la relativa pala d'altare dipinta dal Mantegna. Cosa raffigura questa
Mantova semplicemente meravigliosa
pala? È presto detto, una presunta vittoria di Francesco II Gonzaga a Fornovo nella “battaglia del Taro alla testa dell'esercito della Lega Italiana contro Carlo VIII re di Francia” (da Omnia Mantova); la nostra guida pubblicata da Tre Lune cin informa che “Ariosto fu obiettivo: non so se vincitor, non vinto almeno”.
 




Lucrina Fetti
Quindi Daniel Norsa ebbe a pagare per celebrare una pseudo vittoria di una pseudo battaglia degli italiani contro i francesi, i quali, tornati qualche secolo dopo con Napooleone pensarono (male) di rubare la Pala di Mantegna, uno dei primi furti d'eccellenza, e di portarla in Francia, a Versailles.  È tuttora conservata al Louvre come gran parte dei capolavori nostrani. Ci chiediamo se e quando ce li restituiranno...

L'onta sacrilega dei Norsa viene dunque lavata, secondo la Ragione del tempo, con la costruzione di una chiesa ma, e questo è quello che più ci fa capire la mentalità e la società mantovana del Rinascimento, suscitando in noi meraviglia e ammirazione. I Norsa e questo episodio vengono raffigurati immediatamente dopo quello che era uno dei più noti “mass media”, un quadro.

Spartito musicale nello studiolo di Isabella d'Este
Nel Palazzo Ducale avevamo notato una testa di Moro scolpita e nell'oculo della volta della Camera Picta uno dei cinque personaggi adulti raffigurati è proprio un Moro, un uomo con la pelle scura: Mantova doveva essere davvero un luogo di incontro e dialogo di culture, pur coi limiti imposti dalla cultura Rinascimentale del XVI secolo, e soprattutto è stata una delle culle del pensiero moderno con lo sviluppo di una classe borghese attiva e presente nel tessuto urbano sin da tempi piuttosto remoti.

Torniamo a San Giorgio con la sensazione di aver compreso qualcosa della patria di Virgilio e... ci innervosiamo pensando che forse dovremmo tornare a casa... troppe spese e il guadagno?

Scritto da Valentina Cosimati

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