27 dicembre 2018
Desenzano del Garda
Ci svegliamo intorno alle otto, svolgiamo alcune faccende, ci
prepariamo e usciamo a fare una passeggiatina a piedi. Mamma Valentina e Papà
Claudio si alternano a spingere Giulia infagottata nella sua tuta da sci
Decathlon sul Cam Curvi. La giornata è splendida, soleggiata, senza vento e con
un’aria frizzantina che stimola a camminare a passo svelto ma non troppo.
Incontriamo il castellano, ci salutiamo dopo aver fatto un giretto nello
splendido giardino con piscina infinity e visuale quasi a 360° sul Lago di
Garda. Chiacchieriamo di politica, viaggi e questioni varie, dunque ci salutiamo
e ci incamminiamo. Prima di uscire dalla villa cinquecentesca con cappellina
privata incontriamo il mastro giardiniere, che sembra comprendere un linguaggio
arcaico, senza bisogno di troppe parole. Raggiungiamo agevolmente il lungolago,
ci fermiamo in un tabacchi per ricaricare i telefonini, in un’edicola per
acquistare la Settimana Enigmistica, in un paio di forni per pane, pizza – si fa
per dire – pretzel, gnocchi e altre cibarie. Il lago è molto grande, Desenzano
alquanto vivibile, le montagne tutt’intorno dialogano col cielo e battibeccano
con le nuvolette. Gli uccelli in questa parte della Lombardia non sono
scomparsi, l’acqua è limpida e l’aria sembra alquanto respirabile. Tutto è ben
tenuto e curato, le casette colorate, i viali con le pietre lacustri. Nel duomo
ammiriamo l’Ultima cena di Tiepolo, nascosta da una porta a vetri in una
cappella dedicata soltanto alla preghiera, usciamo e Giulia fa subito amicizia
con una bimba più grande di lei, che salutiamo, dunque ci dedichiamo all’ozio
bighellonante da turisti, con ritmi da bradipo. Arriviamo al castello, che ci
incuriosisce alquanto perché fu una sorta di castrum durante le invasioni barbariche
all’interno del quale si rifugiarono abitanti, bottegai e signorotti locali creando
un microcosmo in cui, presumibilmente, l’organizzazione economico e sociale era
piuttosto differente sia da quella romana che da quella rinascimentale.
Raggiungiamo il negozio Natura Sì dove acquistiamo generi alimentari, dunque ci
fermiamo in un baretto per far mangiare un piatto di pollo e riso con curry a
Giulia e per scaldare via il freddo con latte e tè caldo. Una volta rifocillati,
ci incamminiamo per la strada intrapresa precedentemente e ci fermiamo in una
gelateria, peraltro piuttosto buona, in cui Giulia esprime tutta la sua
felicità per un gelatino al cioccolato, rigorosamente fondente, con cui riesce
a sporcarsi maglione, tuta, mani, per non parlar del viso e del collo. Fa subito
amicizia facendo innamorare chiunque, al suo solito. Usciamo e canticchiando si
addormenta tra le braccia di Papà Claudio, orgogliosissimo. Mamma Valentina e
Papà Claudio posizionano Giulia sul Cam Curvi e proseguiamo la passeggiatina
fino ad arrivare al Castello Belvedere. Trascorriamo la serata nell’appartamento,
stanchi e rilassati.
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