martedì 25 dicembre 2018

Cronachette di un viaggio in Italia. Bergamo


25 dicembre 2018

Bergamo

Ci svegliamo intorno alle sette e mezza, la chiesa di Sant’Alessandro della Croce, proprio di fronte alla finestra dell’appartamento in cui alloggiamo, è allegramente aperta per i festeggiamenti natalizi. Svolgiamo alcune faccende domestiche poi andiamo ad acquistare alcuni generi alimentari nella bottega quasi antistante il portone d’ingresso dello stabile, un palazzo d’epoca in una zona a metà strada tra la città alta e Bergamo bassa. Ci coccoliamo con una colazione indimenticabile da Cavour, poi proseguiamo verso il duomo, ci lasciamo cullare dall’aria di festa, adeguandoci un po’ ai costumi locali. Individuiamo una gastronomia storica e ci lasciamo tentare dalla tradizione natalizia locale, acquistiamo prelibatezze e tipicità, poi torniamo verso Cavour per qualche dolcetto e ripercorriamo la strada a ritroso verso l’appartamento. Il belvedere di Bergamo ci incuriosisce e più scopriamo questa città lombarda, più ci piace. La qualità della vita è evidentemente piuttosto alta e anche le suddivisioni in classi sociali sono piuttosto evidenti. Non vi è mescolanza tra le persone, ognuno sa il fatto suo e procede per una strada che sembra definita da generazioni, sempre con l’intento di migliorare, senza dare troppo nell’occhio, con un sobrio sfoggio di sfarzi e misurati fasti. Entriamo appieno nella girandola bergamasca che talvolta sembra un teatro a cielo aperto. Da sopra i tetti e i campanili statuari personaggi, santi, eroi, dirigono un’orchestra di campane o di persone che si muovono quasi al ritmo di una danza civica che par voler dimostrare l’essenza stessa della cittadinanza. Bergamo, seppur con le più che evidenti e fortemente palesate divisioni, sembrerebbe esprimere quel senso civico dell’Italia di campanili e bande, degli incontri in piazza, della provincia che ama le sue ritualità, dalla camminata sul corso principale agli incontri più o meno cordiali di gruppi di persone che trovano tra le mura, nelle chiese, nelle librerie e nelle biblioteche, nei caffè e nella dignità della sapienza artigiana, la propria ragion d’essere. Mangiamo e usciamo nuovamente alla ricerca di pannolini, scoprendo un’altra parte della città, ci fermiamo nella piazza principale della città alta dopo aver ampiamente smaltito le calorie in più. Giulia chiede il seno, Mamma Valentina la allatta fino a che si addormenta, torniamo pigramente verso l’appartamento, rilassandoci e trascorriamo il tardo pomeriggio e la sera in casa.

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