27 agosto 2016
Passo del Tonale * Val
di Sole * Val di Rabbi * Merano * Tirolo
Ci svegliamo dopo l’alba, un po’ indolenziti dal viaggio e
dall’aver dormito nella Focus. Il sole è alto nel cielo terso, il Passo
comincia ad animarsi, i mercanti si svegliano e sistemano in bella vista
oggetti da montagna, andiamo in un bar a turno a fare colazione e darci una
rinfrescata. I raggi a quest’altitudine ‘incocciano’, scendiamo verso la Val di
Sole dove facciamo colazione e commentiamo le recenti notizie sul terremoto.
Non ci sono novità sulla diga di Campotosto e questo ci preoccupa un po’. Gli
uffici del turismo perfettamente organizzati ci mettono di buon umore, comunque
acquistiamo qualche giornale e cerchiamo di trovare un posto per la notte.
Questo viaggio ha tutta l’intenzione di proseguire on the road e non riusciamo
a fermarci. Mentre la Val di Sole ci accoglie e ci fa sentire bene, la Val di
Rabbi, dove ci rechiamo incuriositi da un’iniziativa culturale multimediale
sull’acqua, ci innervosisce alquanto per cui invece di tornare verso la Val di
Sole ci dirigiamo verso Merano, non senza essere prima passati all’autolavaggio
automatico e aver utilizzato ben dieci gettoni per riuscire a dare una pulita
non troppo approfondita, la sabbia finissima dell’oceano mescolata a residui di
molliche, foglie e foglioline raccolte dalle nostre scarpe durante il tragitto
non vuole saperne di venir aspirata e la brezza oceanica mista alla terra del
deserto, alla caliggine e allo smog ha creato una patina che non si vuole
togliere dalla carrozzeria. Valentina si abitua lentamente all’altitudine e
alle strade di montagna, arriviamo a Merano, cittadina che stranamente non ci
dà claustrofobia. Parcheggiamo sotto le terme, che sembrano molto belle, ampie
con tante piscine ma non ci ispirano granché. Preferiamo andare a cercare un
posto per dormire, prima, però, non resistiamo alla tentazione di andare a
mettere i piedi nell’acqua gelida del fiume cittadino, imitando gli abitanti.
All’ufficio del turismo capiamo che una stanza non costa meno di novanta euro a
notte in un albergo con una o due stelle, ci sembra un prezzo esorbitante,
ringraziamo e usciamo per le vie della cittadella tirolese. Stando ai cartelli
stradali dovrebbe essere addirittura pre-tirolese ma da queste parti si sentono
tedeschi, non italiani. La toponomastica locale è decisamente ispirata al
Risorgimento ma i negozi glorificano Mozart, la Principessa Sissi e altri
compositori dell’Impero Austro-Ungarico. Ci sembra una città immersa nelle sue
limitazioni auto-imposte. I tedeschi e gli austriaci non considerano i tirolesi
come appartenenti alla loro patria mentre i meranesi non si degnano di essere
italiani, rozzi, dongiovanni e maschilisti. Gli italiani sono ben diversi da
ciò che i sudtirolesi immaginano, però è vero che c’è stato un passato in cui
gli italiani sono stati così, o forse no, visto e considerato che la stragrande
maggioranza dei siti UNESCO si trova nel BelPaese e che l’arte e la
biodiversità prodotte dagli italiani sono ineguagliate e ineguagliabili.
Entriamo in una libreria, i libri italiani sono al secondo
piano. Ci viene un po’ di tristezza per questo mondo conchiuso in cui tutto è
collegato ad un’identità nazionale negata.
Pensiamo di aspettare un paio d’ore e di gironzolare per la
città, poi di entrare in un bar e collegarci ad internet così che Claudio possa
vedere in pace la partita di calcio.
Passeggiamo nella calma ovattata delle strade pulite e ben
ordinate, con qualche palazzo non perfettamente tirato a lucido, ci guardiamo
negli occhi e andiamo verso il parcheggio a riprendere la Focus.
Ci dirigiamo verso Vipiteno passando per le montagne. Guidare
tra le stradine impervie non è facilissimo, frotte di motociclisti corrono in
modo abbastanza incosciente, qualche macchina d’epoca romba tra i tornanti
mentre i veri eroi della strada montana, i ciclisti, attraversano silenziosi
salite e discese impegnative anche per le quattro ruote motorizzate.
Le montagne di un blu che fa inevitabilmente pensare ad un
arcaico mare pietrificato sono talmente belle da far dimenticare qualunque
stanchezza e negatività.
Ci par di volare nell’infinito movimento della natura e della
vita. Breve sosta in un bar di un Passo dove alcune aquile si muovono ferme e
repentinamente scattano tuffandosi nell’aria rarefatta e limpidissima.
I rapaci reali ci accompagnano da giorni, Claudio si spaventa
un po’ in un’area di pic-nic dove ci fermiamo per mangiare il tonno e il pane
comprati in Spagna con un po’ di mais italiano, pensa che ci abbiano puntati ma
non siamo prede per i loro artigli e le guardiamo con la curiosità con cui si
osservano esseri tanto maestosi.
Andiamo via temendo di trovarci ad affrontare tornanti dopo
il tramonto e ci fermiamo in un paese appena prima di Vipiteno dove Claudio può
guardare la partita e pensiamo di pernottare in un campeggio, l’idea non ci
stuzzica troppo anche se avremmo bisogno di ricaricare le batterie di telefoni,
computer e di fare una bella doccia rigenerante. L’alternativa è andare verso
l’Austria, Paese che Claudio ama particolarmente.
Arriviamo a Stubaital di notte, siamo stanchi e assonnati,
non troviamo niente che ci piaccia e un sincero sconforto ci assale. Ci sembra
che tutto ciò che abbiamo fatto, i chilometri percorsi siano stati soltanto
un’inutile diversivo per non rilassarci e sarebbe stato meglio, molto meglio,
restare vicino all’oceano.
Mentre vaghiamo nella valle tirolese cercando un posto dove
dormire ci viene una gran voglia di gridare, le montagne ci sembrano ostili, i
balconcini di legno con i fiorellini ci evocano il discorso di Peppino
Impastato sulla bellezza, non riusciamo a capire perché siamo qui e nemmeno in
che modo riuscire a trovare un luogo per riposarci e ripartire.
Finalmente approdiamo ad un campeggio, c’è una donna gentile
che ci accoglie, il prezzo è abbordabilissimo, i bagni perfetti. Posizioniamo la
Focus, la aggiustiamo per la notte e ci addormentiamo nel buio più fitto.
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