22 agosto 2015
Ci svegliamo ad un
orario decente, prepariamo le valigie, cerchiamo la ragazza del B&B,
le paghiamo il soggiorno, chiacchieriamo un po' di musica, arte,
cultura, promozione dei territori e difficoltà che si incontrano in
tutte le regioni italiane.
Salutiamo la nostra ospite calorosamente, carichiamo la macchina e partiamo.
Passiamo dai vinai per acquistare del vino
Franciacorta, abbiamo paura che possa rovinarsi durante il tragitto e
chiediamo quanto possa costare la spedizione.
Una cifra che ci sembra
ragionevole.
Facciamo comunque un giro tra i vigneti del Franciacorta
ferventi di lavoro agricolo, braccianti che sembrano di origine
africana e pakistana hanno sostituito nelle campagne lombarde i
contadini stagionali delle regioni più povere o delle montagne.
Vediamo autobus granturismo vuoti accanto alle campagne e capiamo che
non sono carichi di turisti in gita di piacere per visitare le
antiche ville e i vigneti in cui l'uva si raccoglie ancora a mano, ma
di braccia forse a costo un po' troppo basso, forse non nel pieno
rispetto delle leggi italiane.
Ma sono soltanto supposizioni,
impressioni fugaci di un veloce giro in macchina in una realtà a noi
ignota.
Entriamo in una Villa del Seicento dove producono vini
rigorosamente in bottiglia, quello più semplice costa 7 euro a fronte dei 2 euro di media al litro di quello sfuso che però 'non lo vende più nessuno', non ci
informiamo su quelli più particolari ma anche qui la sensazione di
qualche passaggio mancante nell'evoluzione, almeno sociale, c'è.
Sembra di essere stati catapultati in un racconto manzoniano e a
pensarci bene proprio nel castello di Don Rodrigo, con un antico
servitore che ha in buon animo il nostro caro Fra' Cristoforo più
del suo odierno 'padrone', che in questo caso è rappresentato da un
toscano imprenditore vitivinicolo insediatosi nel Franciacorta.
I
vigneti sono oggettivamente bellissimi, lasciamo che la bellezza
della natura plasmata dagli esseri umani ci addolcisca lo sguardo
indurito da storture sociali che non ci piacciono per niente.
Ci
dirigiamo verso Belluno Veronese, chiamiamo l'agriturismo e la
risposta ci insospettisce alquanto sulla effettiva buona destinazione
del nostro viaggio.
Siamo già stanchi e non abbiamo voglia di
superare altri ostacoli e problemi, vorremmo soltanto rilassarci.
Arriviamo all'agriturismo, non ci convince, pensiamo che sia forse il
caso di cancellare la prenotazione e tornare verso casa, ci facciamo
forza, entriamo e in men che non si dica scappiamo a gambe levate,
Claudio recupera in modo lesto i documenti mentre Valentina inventa
una scusa per andare via.
Chiamiamo Booking.com cercando assistenza,
ci confermano che non dovremo pagare l'intero importo per la
cancellazione ma 'soltanto' 60 euro.
Ci dirigiamo verso Valeggio sul
Mincio, per lo meno ci faremo una bella mangiata di tortelli,
raccontiamo le nostre disavventure e ci indicano dei luoghi dove
andare ma siamo troppo stanchi di disavventure e tentativi e
preferiamo tornare verso Mentana.
Valentina sente su di sé un carico
eccessivo di stanchezza e di stress e da brava tonta si fa venire un
bel mal di gola, con febbre, vomito e un po' di diarrea.
Il nostro
viaggio ricomincia da casa, abbiamo bisogno di riposarci, di
riprenderci i nostri tempi e i nostri spazi, e poi di ripartire con
il piede giusto, ricaricati, rilassati e rinfrancati verso un anno che si preannuncia carico di sfide e di novità da vivere con forza e determinazione.
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